“Insegnare agli studenti con disabilità è una opportunità per i docenti”

“Insegnare agli studenti con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento è una opportunità per i docenti, non un problema od un peso”. Parole del prof. Guido Capaldo, ordinario di Ingegneria economico-gestionale alla Federico II.
Perché è una opportunità? “Noi docenti, almeno quelli della mia generazione, non abbiamo usufruito di una specifica preparazione per quanto riguarda la gestione della comunicazione. Il nostro approccio alla didattica è stato, magari inconsapevolmente, mutuato dalle esperienze che abbiamo avuto con i nostri docenti. Io ho imparato con l’esperienza (il mio primo insegnamento risale al 1989) quanto sia importante porsi il problema dell’ascolto da parte degli studenti, di come porre gli argomenti in maniera semplice, di stimolare la loro attenzione, di incoraggiare interventi e richiesti di chiarimento. Poi, quando è subentrata la diffusione delle ‘slides’, ho dovuto rendermi conto di come questo strumento debba essere utilizzato per stimolare e facilitare l’apprendimento. Ci sono, poi, altri aspetti”. 
Quali? “Le modalità di apprendimento sono diverse da studente a studente. Io, ad esempio, quando frequentavo l’Università apprendevo più facilmente e velocemente quando i docenti utilizzavano, alla lavagna di una volta, schemi riepilogativi, tabelle o altro che consentisse un rapido ‘inquadramento’ dell’argomento, laddove avevo più difficoltà a seguire docenti che parlavano ‘a braccio’ e la cui esposizione non era proprio del tutto ‘lineare’. I ritmi serrati delle lezioni rendono, poi, sicuramente più problematica l’attenzione da parte degli studenti. Infine, il recente forzato ricorso alla didattica a distanza ha posto nuovi problemi alla gestione della docenza ed all’efficacia dell’apprendimento .Tutto questo per dire che noi docenti dobbiamo porci il problema dell’apprendimento dei nostri studenti, il che significa cercare soluzione ai problemi, innovare gli approcci alla didattica, utilizzare nuovi strumenti. Purtroppo, difficilmente gli studenti, pur se invogliati a far presente problemi relativi all’apprendimento, si ‘fanno avanti’. Ecco allora che il contatto con gli allievi segnalati dal Sinapsi aiuta il docente a porsi finalmente il problema dell’apprendimento e a sperimentare delle azioni di miglioramento”.
Nei suoi anni di insegnamento quanti studenti con disabilità o bisogni speciali ha avuto? “Fino allo scorso anno, non molti. In questo ultimo periodo ho registrato un incremento notevole”.
In che modo l’Ateneo svolge un ruolo di mediazione tra lo studente disabile ed il docente? “Il Centro Sinapsi svolge un ruolo importante ed efficace. Contatta il docente, presenta le problematiche che ha l’allievo, partecipa al primo incontro tra docente e studente, effettua un monitoraggio nel periodo successivo. In prospettiva futura, potrebbe essere utile per noi docenti usufruire di una formazione, da parte del Sinapsi, che ci aiuti sia a comprendere le più frequenti problematiche relative all’apprendimento sia ad acquisire conoscenze di metodologie didattiche che possano facilitare la risoluzione dei problemi”.
Ricorda qualche storia particolare delle ragazze o dei ragazzi disabili che hanno seguito il corso con lei? “Diciamo che con tutti gli studenti ho stabilito un ottimo rapporto e alcuni di essi mi contattano anche dopo aver superato l’esame”.
In Ateneo, per la sua esperienza, permangono barriere architettoniche? “In questo periodo più che di barriere architettoniche avrebbe senso parlare di barriere digitali. Penso, però, che per gli studenti di Ingegneria questo problema sia meno rilevante”.
 
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