“Sogno un Corso di Laurea nel quale gli studenti vivano la medicina sin dal primo giorno”

L’otto aprile il prof. Ludovico Docimo, un chirurgo, è stato eletto alla presidenza del Corso di Laurea in Medicina (sede di Napoli) dell’Università Vanvitelli. Era candidato unico. Si è votato da remoto, per via telematica. “Mi sono proposto – dice – perché ho una lunga storia all’interno delle istituzioni accademiche. Venti anni fa sono stato segretario del Consiglio di Facoltà. Era l’epoca nella quale il Presidente del Corso di Laurea era Giovanni Delrio. Fu una esperienza bella ed affascinante perché noi siamo professori universitari nel momento in cui interpretiamo pienamente tutti i nostri ruoli. Quelli relativi alla didattica, alla ricerca ed all’assistenza in campo medico”. Prosegue: “Sono stato poi Vicedirettore del Dipartimento con il prof. Paolisso. Erano i primi Dipartimenti ed anche quella è stata una vicenda per me molto stimolante. Sono stato anche in Consiglio di Amministrazione all’epoca del Rettore Rossi ed ho fatto parte del Senato Accademico perché  ho diretto il Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche avanzate per due mandati”. Docimo è, inoltre, Vicedirettore del Dipartimento assistenziale di Chirurgia generale e specialistica nel polo di Cappella Cangiani dell’Azienda Universitaria Ospedaliera. “Una vera e propria eccellenza – sottolinea – perché ci sono una serie di afferenze specialistiche di grande prestigio come la chirurgia toracica, la terapia intensiva e l’otorinolaringoiatria”. Va avanti: “Sul versante assistenziale dirigo anche la Scuola di Specializzazione in Chirurgia generale. Insomma, ho una lunga esperienza in materia di incarichi istituzionali. C’era un tassello che potevo inserire: quello di seguire con più attenzione il percorso degli studenti. Capita di ascoltare molte critiche, si dice che i neolaureati possono apparire impreparati al ruolo di medico che ora si acquisisce dopo la laurea perché i Corsi di Laurea in Medicina sono diventati abilitanti. Mi sembra giusto poter dare, da clinico, un contributo formativo ed organizzativo agli studenti”. 
Come immagina Medicina il nuovo Presidente? “Sogno un Corso di Laurea nel quale gli studenti vivano la medicina sin dal primo giorno. Nel quale già durante il primo anno possano vedere come si preleva il sangue ed imparino a farlo. Un Corso di Laurea che insegni al più presto agli immatricolati a mettere un catetere vescicale, a misurare la pressione, ad ascoltare la frequenza cardiaca, ad eseguire un elettrocardiogramma. In sostanza, vorrei un percorso di studi nel quale, oltre alle indispensabili, fondamentali ed irrinunciabili nozioni teoriche, senza le quali non esiste un medico, gli studenti vivano le pratiche che saranno la quotidianità della loro professione”. L’esigenza e l’obiettivo di rafforzare gli aspetti dello studio legati all’esperienza pratica derivano anche dalla circostanza che “prima c’erano le pratiche di tirocinio che man mano sono scomparse. Gli studenti frequentavano, così come gli  specializzandi, i reparti prima della laurea”. Nell’ottica del potenziamento delle attività di pratica clinica, spiega Docimo, “sarà fondamentale anche – e spero di riuscire a farlo – incrementare ed aggiornare costantemente le dotazioni di manichini. Sono uno strumento molto valido che consente agli allievi di sperimentare una serie di situazioni e, grazie a tecnologie sempre più sofisticate, consentono ai docenti di condurre esercitazioni sempre più sofisticate e utili per gli studenti”. Un laureato “deve saper praticare un massaggio cardiaco ed una respirazione bocca a bocca alla persona che va in arresto cardiaco. Deve essere un medico a tutto tondo, formato e preparato. So bene che ci sono alcune difficoltà oggettive. Medicina dura sempre sei anni, ma le nozioni si accrescono continuamente. Se prima Malattie infettive era un volume, ora gli studenti devono conoscere le stesse malattie infettive ed il Covid, un capitolo nuovo con grande peso di valore e competenza. Non ho la soluzione, ma ho la considerazione del problema ed è il primo passo per immaginare quegli aggiustamenti all’organizzazione che potrebbero rendere ancora più efficace di quanto sia ora la formazione che diamo a chi sceglie di studiare nel nostro Corso di Laurea. Mi piace questa sfida e la raccolgo per fare di più e meglio”. Docimo, in qualità di presidente della Conferenza dei professori di Chirurgia generale, si confronta anche con gli studenti i quali, dopo la laurea, frequentano la Specializzazione. “Vedo la fase finale del processo formativo – dice – e per questo sono convinto che bisogna partire prima. Occorre costruire un percorso per evitare che poi in fase avanzata i correttivi divengano difficili. Non mi illudo che tutto sia facile da realizzare, ma senza un sogno non si fa nulla. Nel corso del mio mandato cercherò di ricordare ogni giorno la lezione che ho imparato durante i miei anni giovanili, quando sono stato campione nazionale di canottaggio. La lezione è che bisogna essere in competizione con se stessi, pensare che si possa sempre fare meglio di prima. Pur riconoscendo grande merito a chi mi ha preceduto alla guida del Corso di Laurea, ho il dovere di puntare a fare meglio e di più”. Un dovere, sottolinea, che nasce anche dalla consapevolezza della grande tradizione della realtà dove insegna. L’Università Vanvitelli, ricorda il prof. Docimo, “ha una grossa presenza in area medica, è nata intorno al vecchio Policlinico. Qui tenevano lezione Cardarelli e Palasciano”. 
L’ultima battuta è sul numero programmato. Come sempre, in questo periodo dell’anno i Corsi di Laurea in Medicina avanzano le loro richieste relative al tetto massimo di immatricolati per il prossimo anno accademico. Quanti posti mette in cantiere Medicina della Vanvitelli? “I nostri numeri – risponde il prof. Docimo – sono in funzione dei mezzi didattici a disposizione e per questo credo che resteranno relativamente stabili. L’obiettivo è dare a tutti i nuovi iscritti la formazione che meritano nella migliore qualità possibile”. 
 
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