Agraria apre il Parco alla città

Agraria apre il suo splendido Parco alla città di Portici. Il bosco superiore, che è ritornato fruibile dopo i due mesi di sospensione determinata dall’emergenza sanitaria, e quello inferiore. Frequentabili sette giorni su sette, dalla mattina presto fino al tramonto o quasi. L’apertura del bosco inferiore in particolare è una novità perché solo da alcuni mesi questa porzione dell’antico Parco borbonico, che arriva sostanzialmente fino a mare, è sotto la gestione del Dipartimento. “Nelle scorse settimane – racconta il prof. Matteo Lorito, Direttore del Dipartimento di Agraria – abbiamo ricevuto tramite posta elettronica certificata una istanza da parte del sindaco di Portici il quale ci chiedeva di dare spazio alla cittadinanza nei nostri spazi verdi. Una richiesta legittima e sensata per dare sfogo alla popolazione che era rimasta in casa due mesi e che, nel resto della città, non è che abbia chissà quali parchi. È vero, c’è una Villa comunale, ma è piccola. Si tenga presente che Portici si estende per tre chilometri quadrati e mezzo e che il complesso della Reggia e del Bosco ad essa annesso è ampio un terzo del totale, circa un chilometro quadrato. Il tutto in un contesto caratterizzato da una densità abitativa molto elevata. Il sindaco ci chiedeva di aprire e noi abbiamo accolto con immediatezza la sua proposta”. Per il Bosco inferiore è la prima apertura al pubblico da quando, a dicembre dello scorso anno, l’area è stata trasferita alla gestione del Dipartimento a seguito di una convenzione stipulata con la Città Metropolitana di Napoli. “Per fortuna – dice il prof. Lorito – l’operazione è andata in porto prima della interruzione provocata dall’epidemia di Covid. Per rendere fruibile la parte inferiore del Bosco, che sta svolgendo un po’ il ruolo di Villa comunale della città, il Dipartimento ha stipulato un accordo con il Comune, con la Città Metropolitana e con la Polizia municipale per il monitoraggio e per la sicurezza. Gli ingressi sono contingentati affinché non si verifichino situazioni di sovraffollamento incompatibili con il rispetto delle distanze necessarie a prevenire il rischio di contagio da coronavirus. Entrano tra cento e centocinquanta persone ogni ora. I due Parchi sono visitabili sette giorni su sette e mi sembra un risultato davvero importante. Tra l’altro, con il trasferimento ad Agraria della gestione del Bosco inferiore si è ricostituita l’unità dello storico giardino”. I porticesi che hanno già sfruttato l’opportunità di passeggiare nel verde hanno trovato una natura particolarmente attraente: “I due Parchi sono in condizioni straordinarie. La chiusura ha prodotto un momento di risveglio della natura eccezionale. Alberi, fiori ed animali. Abbiamo pavoni, lepri, uccelli di tante specie. Quello di Portici è tra i boschi urbani maggiori della regione. Credo sia più piccolo solo di Capodimonte, che è il più grande in Italia. Il nostro bosco ha un significato scientifico ed anche storico di assoluta importanza”. Aggiunge Lorito: “Nel mettere i Parchi a disposizione di Portici in una fase così delicata, Agraria ha operato una scelta forte, una presa di responsabilità. È stata una iniziativa molto apprezzata dalla cittadinanza. Credo molto – e con me i colleghi del Dipartimento – nella funzione dell’Ateneo nel tessuto sociale. Non è meno significativa rispetto alla didattica ed alla ricerca. Per questo motivo pensiamo anche di offrire servizi per i più piccoli, perché i genitori ora stanno in gran parte a casa in smart working, ma quando torneranno al lavoro fisicamente avranno il problema di gestire i figli. I ragazzi non vanno a scuola. Agraria sta lavorando alla organizzazione di una serie di attività per offrire un servizio ai minori all’interno del Bosco. In questo periodo Bosco e Reggia erano molto frequentati da gite. Lo scorso anno avemmo più di 20mila presenze. Naturalmente ora questo non sarà possibile, ma qualcosa si potrebbe comunque immaginare, sempre nel rispetto delle esigenze di cautela e sicurezza sanitaria”. Altro obiettivo a breve termine è la riapertura dell’Orto Botanico che ha sede a Napoli, in via Foria. “Ormai – dice il prof. Lorito – dovrebbe essere questione di giorni. Le visite saranno su prenotazione. Ha sempre funzionato così”.
Covid: un alterato rapporto uomo-Natura
Mentre ancora si contano ammalati e decessi, sia pure, per fortuna, in misura molto minore che a marzo ed aprile, anche Agraria si interroga sulla lezione da trarre dall’epidemia da coronavirus. In questo senso il convegno promosso alcune settimane fa con Veterinaria ha rappresentato un momento significativo di riflessione. Lorito torna adesso sull’argomento: “Ad oggi è fin troppo evidente che il Covid non è arrivato da Marte. Deriva, come tutte le patologie di origine zoonotica, da un alterato rapporto tra uomo e Natura. Questo, come quello della Sars e della Mers, è un esempio di un virus che si sviluppa in animali che dovrebbero avere un contatto non così frequente con aree urbanizzate, i pipistrelli. Per vari motivi, anche legati al metabolismo, i pipistrelli sono incubatori di virus che mutano continuamente. Accade che possano essere trasmessi ad amplificatori che sono molto spesso maiali che pure hanno un rapporto con l’uomo. Il pipistrello è lo sviluppatore del nuovo ceppo virale ed il maiale l’amplificatore. Parliamo di suini a livello globale, i nostri sono molto controllati dai veterinari che svolgono un lavoro eccellente. Quando la filiera si abbrevia, come accade per esempio nei mercati umidi nei quali pipistrelli in vendita più o meno vivi interagiscono con liquidi biologici di altri animali, il virus vince la lotteria. Arriva nell’uomo, ospite perfetto perché si muove rapidamente su tutto il pianeta e facilita la trasmissione del virus”. Ci sono interventi umani, spiega Lorito, che favoriscono tutto ciò: “Penso alla deforestazione, che porta animali selvatici a contatto stretto con l’uomo, ed alla perdita di biodiversità. Questo ultimo fenomeno attenua la possibilità che il virus si fermi altrove, in una specie diversa dall’uomo”. Sarebbe auspicabile, dunque, un ripensamento del rapporto con l’ecosistema da parte della specie umana. “La soluzione non può essere avere ospedali pronti per la prossima pandemia, o almeno non può essere solo quella. Occorre risalire la filiera, monitorare ed evitare che queste malattie zoonotiche siano incontrollabili. Serve un’adeguata prevenzione. Bisogna agire anche a monte. Questo significa che il tema del Covid è multidisciplinare o transdisciplinare. L’emergenza è certamente ed in primo luogo sanitaria, ma è pure economica, sociale, ambientale ed ha importanti implicazioni anche giurisprudenziali”. A proposito di emergenza economica, tra i tanti settori che hanno patito gravi contraccolpi da quanto accaduto negli ultimi due mesi e mezzo c’è certamente quello della filiera agroalimentare. Agraria sta cercando di dare una mano alle aziende che vivono settimane molto difficili: “Cerchiamo di affiancare le imprese, compatibilmente con i limiti della fase attuale, ad individuare soluzioni alternative per andare su prodotti con maggiore valore aggiunto, ad effettuare una sorta di riconversione. Questa fase così complicata può rappresentare anche una opportunità per gli imprenditori del settore di sperimentare metodi produttivi che non rendano le proprie aziende così suscettibili ai mutamenti altalenanti del mercato”. 
 
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