Ad Economia un laboratorio esperienziale tra studi organizzativi e psicologia

Un’esperienza probabilmente unica e pionieristica nel panorama italiano che coniuga studi organizzativi ed expertise psicologica. È l’iniziativa in corso (dal 27 ottobre, con cadenza settimanale per 5 martedì fino al 15 dicembre) presso il Dipartimento di Economia, Management, Istituzioni (DEMI) della Federico II. Ospita la sperimentazione didattica il corso di Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane in collaborazione con il Centro di Ateneo SInAPSi. “Il punto di partenza – spiega il titolare del corso, prof. Luigi Maria Sicca – è l’idea che quel che succede qua, all’Università, succederà fuori di qua in un’azienda, in un’impresa, quando gli stessi studenti saranno collaboratori o dipendenti da un ‘capo’ in un altro sistema, alle prese con regole, compiti e funzioni nuove. In ambedue i casi, di fronte a un impegno complesso – che sia un esame o un compito lavorativo – la domanda con cui ci si deve confrontare è: quanto sono consapevole di ‘essere risorsa’ per il buon esito di questo compito?”. Secondo il docente, se il corso ha l’obiettivo di insegnare gestione delle risorse umane, è opportuno cominciare dal riflettere su ciò che avviene nell’aula, che è, spiega, “una comunità di apprendimento, un’organizzazione formale dalle antichissime tradizioni, dove tante risorse umane si riuniscono e pensano insieme”.
Per questo motivo, da cinque anni, il corso accoglie al proprio interno un “laboratorio esperienziale”, coordinato dalla dott.ssa Maddalena Ligozzi, psicologa clinica presso SinAPSi. Il laboratorio è un’occasione per ‘pensare in gruppo’ con gli studenti, che hanno così anche l’opportunità di sperimentare in prima persona quegli aspetti dell’essere “risorse umane”, per esempio la dimensione dei vissuti emozionali, che non sempre vengono valorizzati nei loro curricoli economici. 
Agli studenti viene chiesto di disporsi in modo circolare per favorire il dialogo a partire da alcuni stimoli: vengono letti copioni che si ripetono, con personaggi simili o differenti tra loro. Si tratta di storie di studenti che vivono esperienze analoghe, si confrontano con le scelte di studio, di lavoro, di vita: puntano in alto o si accontentano, si lasciano scoraggiare dall’ansia o provano a gestirla, sanno essere un gruppo di lavoro o preferiscono puntare solo su di sé. E poi ci sono i capi/i docenti, persone accoglienti e carismatiche o fredde e distanzianti, persone in grado di definire chiaramente ruoli e compiti oppure persone poco chiare, che generano confusione e disorientamento. “I copioni vengono utilizzati solo come uno stimolo per pensare a sé e far emergere fantasie, sogni, aspirazioni, valori e progetti personali al fine di sostenere la visione di sé come risorse umane su cui puntare dentro e fuori l’Università”,  spiega la dott.ssa Ligozzi. 
Diverse sono le metafore che gli studenti hanno suggerito, nel lavoro nel gruppo, per descrivere la percezione del proprio rapporto con l’Università. Michela, ad esempio, sottolinea che “l’Università è come un grosso carrozzone, che si trascina con tantissimi ingranaggi: ogni piccolo inceppo può rallentare tutto il sistema e risulta difficile da riparare perché è collegato a tutto il resto”. Con questa immagine la studentessa dà voce a un timore diffuso anche tra i suoi colleghi, quello di andare troppo piano sul grosso carrozzone e di arrivare alla conclusione degli studi quando si è già troppo vecchi per entrare nel mondo del lavoro.
“Ricorrente in tutte e cinque le edizioni del nostro laboratorio – afferma la dott.ssa Ligozzi – è stato anche l’emergere del conflitto tra il desiderio di restare a Napoli, definita da molti studenti una ‘terra di frontiera’, e quindi di investire per migliorare il contesto partenopeo, creando un’impresa o inventando nuovi modi per lavorare, e il bisogno di evadere da un territorio che delude, per realizzare altrove i propri sogni”.
L’appartenenza al contesto napoletano, secondo Giada e Ilaria e molti loro colleghi, dà una marcia in più, perché promuove abilità importanti nell’odierno mondo del lavoro: “Gli studenti napoletani reggono meglio lo stress, sanno trovare soluzioni creative, si inventano nuovi modi per affrontare gli ostacoli”, commenta Davide. A tal proposito, Marco racconta il suo sogno che Napoli possa essere la terra in cui potrebbe sorgere una nuova Silicon Valley, un posto favorevole in cui qualche multinazionale, disposta a investire, potrebbe creare incubatori di imprese. Poi, quasi pentito, aggiunge: “Ma, dopotutto, non si è responsabili dei propri sogni, perché non è detto che sarà quello che farò da grande”. Il lavoro di discussione all’interno del gruppo aiuta a dare consistenza e ridefinire idee che sembravano vaghe e solo materia onirica o fantastica. Così, spiega la dott.ssa Ligozzi, “Napoli non sarà forse la Silicon Valley ma potrebbe essere il luogo in cui Marco deciderà di investire un giorno, il luogo in cui tornare per essere risorsa”. 
Proprio su temi come questi si concentra il laboratorio SInAPSi, rilevando le percezioni in entrata degli studenti, i loro desideri, gli slanci ideali a confronto con la realtà, i limiti imposti dalla crescita, dal territorio, dalle possibilità effettive offerte da un sistema industriale, imprenditoriale e manageriale, caratterizzato dall’alternarsi di periodi di crescita e periodi di crisi. “Il gruppo in aula è funzionale alla vita là fuori, dove la posta in gioco, il punto di incontro tra domanda e offerta, non sarà soltanto il valore dell’apprendimento, ma anche quello del lavoro (quindi il salario nel gergo di noi economisti), sempre più mutevole nelle regole del gioco, su un mercato sempre più flessibile, che richiede quindi capacità di adattamento, di gestione dell’ansia e delle separazioni”, nota il prof. Sicca.
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