Criteri di selezione severi per entrare in McKinsey

“La presentazione di oggi costituisce un’occasione importante. So che tra il personale della McKinsey ci sono anche dei matematici. I selezionatori della società sono giovani, quasi dei vostri  coetanei”, ha detto il Preside Achille Basile nell’introdurre l’incontro di venerdì 11 maggio con la McKinsey, società che fornisce servizi di consulenza all’alta direzione di società, banche e industrie. La maggioranza dei rappresentanti della società presente in aula è costituito soprattutto da ingegneri e, in minor misura, da economisti. “E’ una cosa della quale tener conto. La concorrenza degli ingegneri è forte anche in quei settori che sono tradizionalmente di competenza degli economisti”, avverte il Preside. “Si dice che l’amministratore di un grande gruppo non dorma la notte perchè ha sempre un problema, grosso come un macigno, da risolvere. Il compito di un consulente è quello di spaccare questo macigno in tanti piccoli sassolini. In questo modo, il problema viene scomposto in tanti piccoli sotto-problemi, ormai semplici da risolvere”, spiega Gianfranco Scalabrini, spiegando alla platea l’essenza del lavoro del consulente presso una grande società. 32 anni, napoletano, in McKinsey dal 2000, dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria dei Sistemi Termomeccanici. Si occupa del settore energia, petrolio e acciaio e, dal 2001, cura il reclutamento presso le Facoltà di Ingegneria ed Economia di Napoli. “L’interesse per i napoletani, in passato, era scarso. La motivazione ufficiale era che in azienda ce ne erano pochi. Questi pochi hanno, però, apportato un valore aggiunto e il 15% dei nuovi assunti (10 persone su 60) è costituita da napoletani. Per questo abbiamo deciso di portare qui la selezione. Per alcuni di voi, probabilmente, sarà il primo colloquio di lavoro. Cercate di far tesoro di questa giornata. Approfittatene per porre tutte le domande alle quali nessun sito può rispondere”, aggiunge il consulente. 
“I problemi dei quali vi occupate sono tutti legati alla gestione?”, domanda un ragazzo. “Le aziende che si rivolgono a noi spesso non sanno spiegare qual è il tipo di problema che le affligge. Avvertono  un malessere, ma non riescono ad individuarne la causa”, risponde Massimiliano Sodano, ingegnere chimico napoletano, che da due anni lavora presso la società, dopo aver conseguito un master a New York. I problemi possono essere di varia natura, dalle strategie ai costi, dall’organizzazione alle soluzioni tecnologiche, dalle alleanze all’investimento di un surplus di capitale, senza trascurare problemi di natura personale. “Non avete idea di quanto i piccoli fattori influenzino processi molto più grandi e complessi”, sottolinea a tal proposito Scalabrini. Il lavoro in gruppo, che costruisce insieme una certa linea e poi la porta avanti compatta, è una delle cose che bisogna imparare a fare per lavorare in questo ambito.
Assunti McKinsey
ai Master USA
“Prima lavoravo in un’altra società ma ho scelto di cambiare, per tutta una serie di ragioni: altrove non vi consentono di vedere molte industrie e io ne avevo voglia, per potermi rendere conto delle cose che eventualmente mi sarebbe piaciuto fare, se avessi smesso con la consulenza. Inoltre, la società paga un Master di alta formazione economica presso prestigiose Università statunitensi. Non è banale, rappresenta un’occasione grandissima e poi la McKinsey è conosciuta per essere più brava di altri nel risolvere problemi strategici”, racconta Miriam Galletti, che fa parte della società da settembre. “Poco tempo dopo il mio ingresso, ho avuto la possibilità di lavorare ad una grossa fusione tra banche, ricoprendo un incarico di responsabilità. Certo non hai subito l’impatto con il cliente, devi prima apprendere delle cose, ma lavori sempre in gruppo, a stretto contatto con gli altri e questo dà una grande forza”, aggiunge Claudia Morra, laureata in Ingegneria Gestionale, da due anni in McKinsey grazie ad uno stage. 
“In che percentuale vengono utilizzate le conoscenze provenienti dalla formazione aziendalistica e in che misura ci si può trovare a trattare aspetti di carattere tributario?”, chiede un altro ragazzo. “Il consulente individua i problemi, poi gli esperti dell’azienda, ad esempio gli avvocati se si tratta di una questione legale, li risolvono. Il primo progetto a cui ho lavorato, appena entrato, è stato di tipo bancario”. (Scalabrini). 
La carriera si sviluppa attraverso una serie di tappe obbligate, che portano le persone, nell’arco di dieci o dodici anni, dal livello consulente generalista a quello di membro associato, in possesso di un pacchetto di azioni della società.  Le valutazioni sull’operato sono frequenti e tra i parametri presi in esame compaiono la capacità di analizzare le situazioni, la fiducia ispirata al cliente e il modo in cui si fa crescere i propri sottoposti. 
“Quali errori non bisogna mai commettere?”. “Non bisogna nascondere le difficoltà. Se c’è un problema, anche immediatamente prima di una presentazione, bisogna dirlo. Per avere il modo di concordare la linea di condotta da assumere con il cliente. Se si è uniti, il gruppo  aiuta”, (Galletti).
“Perchè dopo il dottorato ha scelto di cambiare lavoro?”, domanda una studentessa a Scalabrini. “Ho deciso il giorno in cui è stato bandito il mio concorso da associato. Non mi piaceva il lavoro in accademia, la sua dubbia meritocrazia, e non volevo stare sempre nello stesso posto. Prendo aerei di continuo, mi sposto da un paese all’altro, più volte a settimana, ma non mi pesa”. “Per le ragazze che avessero intenzione di entrare da noi, dobbiamo dire che in McKinsey, c’è grande attenzione alle donne ed un’iniziativa proprio rivolta a loro per essere più vicini alle loro esigenze in caso di maternità. In generale, però, questa attenzione è rivolta a tutti, ad esempio in caso di malattia”, interviene Morra. 
“Quali criteri di selezione adottate. Come fate a capire qual è per voi il soggetto migliore?”, chiede ancora un ragazzo. “Abbiamo dei vuoti di posizionamento perché i nostri criteri di selezione sono severi. Per noi quello economico non è l’unico valore. Ci interessa creare una nuova generazione di manager per i clienti. Il fatto che chi va via dalla McKinsey ha successo altrove, significa che siamo bravi nel formare le persone. Ci occorrono persone pronte a vivere in continua competizione con se stesse”, (Scalabrini).
Simona Pasquale
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