Davanti alla legge, film ed incontri per studenti e giuristi

Quasi tre anni fa, alla presentazione ufficiale della nuova Facoltà di Giurisprudenza del Suor Orsola, Giulia Buongiorno, mediaticamente nota come l’avvocato difensore di Giulio Andreotti e di Francesco Totti, raccontò di come la curiosità e la passione per il diritto penale si fossero alimentati, nei suoi anni giovanili, anche attraverso la fedeltà ad un certo tipo di cinema e di programmi televisivi. Lei, che era stata chiamata come docente al Suor Orsola per portare una ventata di freschezza nell’insegnamento della Procedura penale, confessava di essere stata un’appassionata seguace di film e telefilm di tema legale, in stile Perry Mason per intenderci, e di averne tratto giovamento per la sua formazione. Una scoperta fatta individualmente, mentre qualcuno all’altro capo del mondo, in una grande università come Berkeley, sperimentava con gruppi di studenti le potenzialità didattiche delle fiction che si svolgono tra le aule di tribunale. A ricordare che nell’Università della California di Law in fiction si parla fin dal 1992 ci ha pensato il prof. Francesco Amarelli nel corso dell’introduzione al primo di una serie di incontri cinematografici che la Facoltà di Giurisprudenza orsolina tiene nell’ambito dell’evento intitolato Davanti alla legge. Immaginare il diritto. Un evento che ha la pretesa di entrare a far parte del quotidiano della vita in facoltà, perché non vuole costituire un’occasione di evasione e di svago ma una parte integrante della formazione di studenti e giuristi. “Non è un ennesimo cineforum – ha precisato il prof. Amarelli- lo stesso orario di inizio del film (15.30, nell’Aula Magna di Corso Vittorio Emanuele, ndr) è l’orario di una lezione pomeridiana, non di uno spettacolo”. 
La prima ‘lezione su celluloide’, lo scorso 14 novembre, portava la firma di Billy Wilder, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. Testimone d’accusa, del 1957, tratto da un racconto di Agata Christie, ha offerto agli spettatori interessanti spunti di riflessione, commentati dal prof. Amarelli che, insieme a Gennaro Carillo, è coordinatore e moderatore dei dibattiti che seguono la proiezione. Nella storia di un anziano penalista di successo che, proprio nel momento in cui è afflitto da problemi di salute e avrebbe bisogno del più assoluto riposo, si ritrova a difendere con fervore un uomo accusato dell’omicidio di una donna benestante, è possibile cogliere pienamente la rigorosa etica che dovrebbe caratterizzare la professione di avvocato. Un punto sul quale Amarelli, che insegna Storia del diritto romano alla Federico II, ha invitato i giovani a soffermarsi attentamente, per rivalutare i contenuti di una scelta professionale considerata dai più residuale. “All’inizio del primo anno, quando tengo le lezioni del mio corso, mi diverto a chiedere ai ragazzi cosa vorrebbero fare dopo l’università – ha raccontato- ebbene, neanche uno su dieci dice di voler diventare avvocato. Mi sembrano risposte assurde, visto che gli studi giuridici si proiettano anche e soprattutto in direzione di questa professione”. Ancora, assistere a un film come Testimone d’accusa consente al pubblico di giuristi in formazione di confrontarsi in maniera critica con il problema della comparazione giuridica e della globalizzazione del diritto. Se una giovane Giulia Bongiorno ha saputo trarre dalla visione dei telefilm di ispirazione forense curiosità ed entusiasmo, la stessa cosa non può dirsi della stragrande maggioranza degli italiani, ai quali, secondo il prof. Amarelli, “l’abbuffata televisiva di Perry Mason ha fatto conoscere un processo che da noi non esiste. Non ci si rivolge al giudice chiamandolo ‘vostro onore’…”. 
Seguendo il filo di queste conversazioni si è passati dai tribunali del Regno Unito a quelli nostrani, con un film del 1971 diretto da Dino Risi, In nome del popolo italiano. Si è proseguito con la proiezione de Il verdetto, regia di Sidney Lumet. Conclusione del ciclo il 12 dicembre per il recentissimo Capote. A sangue freddo, film di Bennett Miller datato 2005. Ma non di solo cinema si nutre l’immaginazione del diritto. Si sono svolte contestualmente lezioni-evento cui hanno partecipato importanti nomi del mondo culturale. 
Niente crediti formativi per gli studenti che hanno partecipato agli incontri, con disappunto di coloro che sono soliti barattare il tempo da dedicare alla formazione personale con un numero più o meno consistente di crediti. Alla proiezione di Testimone d’accusa un gruppetto di allievi della Facoltà di Lettere Federico II si è presentato puntualissimo nella speranza, rivelatasi poi vana, di integrare con la loro presenza la fattispecie dell’“altra attività” cui le guide dello studente riconoscono un certo numero di crediti che può variare da un corso di studi all’altro. Inutile dire che non appena si sono resi conto dell’equivoco hanno abbandonato l’aula. La ratio dell’iniziativa sarà ben chiara evidentemente agli studenti di Giurisprudenza del Suor Orsola, i quali sanno cosa si deve intendere per formazione culturale del giurista. Davanti alla legge si pone a fianco delle famose Lezioni magistrali che il Rettore Francesco De Sanctis e il Preside Franco Fichera hanno fortemente voluto a completamento dei corsi giuridici. Lo ha ricordato il prof. Fichera in occasione della prima proiezione cinematografica: “lo studio del diritto è molto settorializzato, la nostra facoltà deve creare competenze e ruoli professionali; siamo però convinti che quegli stessi ruoli abbiano bisogno di cultura, di una formazione di carattere generale per la quale abbiamo individuato degli spazi appositi”. 
Sara Pepe
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