Gli studenti di Scienze Naturali all’Oasi degli Astroni per un progetto sull’avifauna

Presentati il 2 aprile all’Oasi WWF nel Cratere degli Astroni il piano di campionamento generale e i focus specifici del progetto pilota, al tempo stesso di ricerca e divulgazione, Avifauna Astroni, promosso dall’associazione naturalistica ARDEA, che durerà fino a dicembre e si svolgerà nei 247 ettari dell’antica riserva di caccia reale che oggi costituiscono il più grande, meglio conservato e meno disturbato laboratorio di ecologia forestale della provincia di Napoli. Un bosco di latifoglie, querce, lecci e altre varietà tipiche della macchia mediterranea, fra cui si annoverano esemplari più che centenari, che convivono con altre aliene come la quercia rossa americana, la robinia e l’ailanto. L’iniziativa è rivolta soprattutto agli studenti di Scienze Naturali, Biologia e, più in generale, di ambito scientifico, ma non esclude la partecipazione di appassionati motivati. “Questo complesso sistema forestale in evoluzione, una zona storicamente tutelata, verrà indagato utilizzando l’avifauna come chiave di lettura del bosco, dal momento che gli uccelli rappresentano la componente vertebrata più numerosa nell’area e, come numerosi studi dimostrano, risultano essere ottimi indicatori ambientali”, spiega il naturalista Rosario Balestrieri, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Presidente dell’Associazione e responsabile del progetto. Sei le specie ornitologiche prese in esame, tutte insettivore e che nidificano all’interno dei tronchi: la cinciarella, la cinciallegra, il rampichino (passeriformi) e il picchio verde, il picchio rosso maggiore e il torcicollo (picchi). “Il progetto offre la possibilità ai ragazzi interessati allo studio dei sistemi aperti di applicare le conoscenze apprese sui libri fornendo un servizio a due realtà che amiamo molto, la Riserva e l’Università”, prosegue il ricercatore. Doppio il carattere delle attività in programma: divulgazione attraverso seminari aperti a tutti e lavoro di campo per gli studenti con la possibilità, per i migliori, di partecipare alla messa a punto di strategie di comunicazione e di contribuire alla stesura di pubblicazioni di ricerca. Accanto al focus principale, se ne svilupperanno altri due, uno sugli anfibi, in particolare sulle rane, per osservarne la capacità di riconoscere i predatori, l’altro sui lepidotteri per monitorare l’impatto della presenza umana, in particolare delle scolaresche in visita, sulle farfalle presenti nell’area. “Questo progetto è piaciuto molto a tutti noi del WWF perché unisce all’osservazione degli uccelli lo studio dell’ambiente forestale”, commenta Fabrizio Canonico, Direttore della Riserva. L’iniziativa è parte delle attività di collaborazione con Atenei italiani e stranieri e centri di ricerca come l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), nella cui rete di osservazione è incluso anche il Cratere: “in questi giorni abbiamo ospiti dei ricercatori inglesi in visita nei Campi Flegrei e stiamo collaborando con un gruppo di genetisti allo studio sulla gambusia, un pesce d’acqua dolce che si nutre di insetti, introdotto dagli statunitensi durante l’ultima guerra; nel nostro lago vive una comunità che è rimasta isolata per settant’anni. Vorremmo però incrementare il numero di tesi di laurea che si svolgono qui da noi”, conclude il Direttore. I prossimi appuntamenti con il pubblico, rispettivamente sulla fauna minore e su quella forestale, sono previsti sabato 30 aprile e sabato 28 maggio, nell’orario 10.00 – 13.30 (per informazioni: ardeaonlus.it, e-mail: rosario.balestrieri@ibaf.cnr.it, info@ardeaonlus.it; pagina Facebook: AssociazioneArdeaOnlus).
Entusiasti gli studenti coinvolti, i quali hanno deciso di intraprendere un percorso impegnativo, che richiede presenza costante e tanta dedizione, per passione per la natura, ma soprattutto per specializzare e qualificare al meglio la propria formazione e sopperire alla mancanza di attività sul campo. “Ho conosciuto Rosario durante il tirocinio della Triennale e grazie a lui mi sono avvicinata all’ornitologia – racconta Marilena Izzo, studentessa Magistrale di Scienze Naturali, aspirante inanellatrice e parte integrante dello staff del progetto Avifauna Astroni, che, dopo aver lavorato in Abruzzo, Molise e sulle Alpi, insegnerà ai colleghi a riconoscere il canto delle diverse specie di uccelli, lungo un percorso interno alla riserva nel quale sono stati stabiliti dei punti di ascolto. “Svolgeremo anche due censimenti, a maggio e giugno. All’inizio è difficile, alcuni versi sembrano simili, altri lo sono davvero. Vogliamo sensibilizzare i giovani, attraverso attività pratiche, ai temi della conservazione forestale, ma speriamo anche di riuscire a far conoscere meglio ai napoletani questo pezzo di natura incontaminata, che si trova al centro di un’area fortemente urbanizzata”, sottolinea. In effetti gli Astroni rappresentano una risorsa quasi unica. “Dove lo trovi un altro posto così? È unico al mondo, a guardare le immagini satellitari che mostrano questo cratere pieno di natura, circondato dalla metropoli, viene la pelle d’oca. Per non parlare delle potenzialità di quest’area”, dice Francesco Rubino, studente della Laurea Triennale in Scienze Naturali, interessato all’Ecologia Marina, che ha deciso di aderire al programma per professionalizzare il proprio profilo: “Mi hanno colpito la possibilità di collaborare con dei professionisti per imparare tecniche di monitoraggio, censimento, ascolto e non solo e il carattere totalmente gratuito dell’iniziativa. Potrebbe diventare anche una possibilità concreta di tesi di laurea. Ci vuole molto coraggio per immaginare un’attività come questa e non fermarsi davanti a niente. Significa credere molto in questo territorio”.
Simona Pasquale
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