Mango, cantante poeta, rivive in una raccolta di versi

Nel 2005 il cantante Mango, autore di successi come Bella d’estate, Io nascerò, Lei verrà, presentò alla Federico II la sua prima raccolta di poesie: “Nel malamente mondo non ti trovo”. A poco più di un anno dalla morte dell’artista, che fu stroncato da un malore durante un concerto l’otto dicembre 2014, l’Ateneo federiciano ha ospitato di nuovo i testi poetici di Mango. Il 4 febbraio, infatti, nella Chiesa dei Santi Marcellino e Festo, la moglie del cantante, Laura Valente, ha presentato il terzo volume di poesie scritte dal marito, nel corso di una iniziativa alla quale hanno partecipato la prof.ssa Enrica Amaturo, Direttrice del Dipartimento di Scienze Sociali, il prof.  Raffaele Savonardo, sociologo e musicista, il prof. Giancarlo Alfano, italianista del Dipartimento di Studi Umanistici. Il volume “Mango, tutte le poesie” contiene, oltre alle due raccolte che l’artista ha pubblicato con le edizioni Pendragon nel 2004 e nel 2007, anche una terza raccolta inedita: I gelsi ignoranti. Mango l’aveva appena terminata e stava per consegnarla alle stampe, nell’autunno del 2014.
“A poco più di un anno dalla sua scomparsa – ha detto la moglie – noi che gli abbiamo voluto bene, i figli ed io, abbiamo avvertito l’urgenza ed il dovere di parlare di Pino, del suo essere uomo ed artista”. 
Non è stata una scoperta precoce, per Mango, la passione per i versi. “Mio marito – ha raccontato Valente – si è avvicinato alla poesia negli ultimi anni. Fino al 2000 non scriveva. Era nato con una straordinaria voce, che gli consentiva di veicolare le sue emozioni, ed era come se questo gli bastasse. Per questo ha dedicato sempre tutte le sue energie alla musica, ai suoni, e si è circondato di straordinari collaboratori per la stesura dei testi. Mogol, per esempio, oppure Lucio Dalla, che è l’autore di Bella d’estate, od ancora Panella, solo per citarne alcuni. Ricordo, peraltro, che gli incontri con gli autori non erano mai facili. Pino scriveva le note al pianoforte e cantava in inglese maccheronico, in una lingua inesistente, per sperimentare i suoni. Agli autori chiedeva poi, nella stesura dei testi, di rispettare quei suoni”. La svolta da autore è arrivata nel 2001. “Per una serie di circostanze si è trovato da solo e non aveva più nessuno che gli scrivesse i testi. Ha fatto di necessità virtù. Certo, era un uomo colto, aveva letto pile di libri, era una persona che approfondiva. Un uomo che andava in verticale, non in orizzontale, e questo credo sia stato determinante. Nel 2001 ha cominciato a scrivere le canzoni. Il primo testo è stato: Non è amore da ridere. Lo scrisse di notte, poi me lo lesse la mattina seguente. Io dissi: Bello, dove lo hai copiato?”. 
Dalla scrittura dei testi per le canzoni alla poesia, ha proseguito nel suo racconto Valente, è trascorso almeno un altro anno. “Dopo quella svolta nel 2001 era come se si fosse innamorato della scrittura. Scriveva sempre ed ovunque. Ha cominciato a leggere ed approfondire vari autori, da Neruda a Pessoa. Finché poi, nel 2004, è arrivata la prima raccolta, quella che avemmo l’onore ed il piacere di presentare in questo meraviglioso Ateneo”. La scelta dell’editore, ha ricordato la moglie, non fu facile né immediata. “Ne girò tanti, ma non era soddisfatto. Poi un giorno ci fu l’incontro con Antonio Bagnoli, il nipote di Roberto Roversi, e da lì è nata la collaborazione con le Edizioni Pendragon. Con esse ha pubblicato i primi due libri e per questo, ora che non c’è più, ci è sembrato doveroso e giusto dare corso proprio con Pendragon al progetto che aveva avviato”.
Non saranno pubblicati, invece, brani inediti delle canzoni. “L’idea non ci sfiora nemmeno – ha detto Valente – perché ricordo come fosse ora quanto mio marito si infuriava, quando gli giungeva notizia che i familiari di un qualche cantante, dopo la scomparsa, autorizzavano la casa discografica a mettere in commercio gli inediti. Si arrabbiava perché, diceva, un artista può sempre intervenire su una canzone, prima di cantarla, può modificarla, può rivederla. Se non ha avuto il tempo di farlo – questa era la convinzione di mio marito – meglio che quella canzone non sia mai pubblicata. Ecco perché non ci saranno brani musicali post mortem di Mango, nonostante lui fosse un autore piuttosto prolifico ed abbia lasciato nel cassetto, con la sua morte, un bel po’ di testi di canzoni ai quali stava lavorando”. 
Fabrizio Geremicca
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