Mensa, a rischio il turno serale

“La mensa è chiusa dal 16 dicembre, perché sfortunatamente i lavori non sono stati fatti bene e purtroppo si allaga. E’ paradossale, dopo che sono stati spesi tre miliardi, ma è così”. Aula Matteo Ripa: Antonio Giglio, delegato delle Rappresentanze Sindacali Unitarie dei lavoratori della mensa dell’Orientale, fa chiarezza sui motivi per i quali il servizio è stato bruscamente interrotto a metà dicembre, con i corsi e gli esami ancora in atto. Interviene durante l’assemblea su autonomia didattica e spazi organizzata dal collettivo Sinistra in Movimento, che ha anche allestito una mostra fotografica nell’atrio di Palazzo Giusso sui disagi e sulle inadeguatezze dell’Ateneo. “Riapriremo a gennaio, dopo le feste – annuncia- ma credo che non riusciremo più ad assicurare il turno serale. Siamo 25 lavoratori in tutto, la metà dei quali sta per andare in pensione e l’altra metà è malata e sofferente. Ritengo che il professor Luigi Serra dovrebbe farsi carico di un incontro in Regione, perché così non si può andare avanti”. Erano stati gli studenti, all’inizio dei corsi, ad ottenere da Serra il mantenimento del turno serale. L’annuncio del delegato sindacale non può che provocare disappunto, dunque, anche in considerazione del fatto che non costituisce l’unico disservizio lamentato dagli utenti. “La linea per la distribuzione dei pasti è una soltanto”, ricorda Francesco Locantore, rappresentante studentesco in Consiglio d’Amministrazione. “Lo stesso dicasi per la distribuzione dei biglietti. Negli orari di punta i tempi d’attesa in fila variano dai trenta ai quarantacinque minuti. Si aggiunga che alcuni posti sono riservati ai docenti ed è facile intuire il disagio”.
Disservizi lamentano gli studenti anche in materia di biblioteche. Riecheggiano alcune delle critiche pubblicate sulla Pangenda di quest’anno: orario corto, gestione privatistica da parte di alcuni docenti, piante organiche inadeguate. Arturo Santorio, coordinatore delle biblioteche, risponde così: “l’Orientale ha sette biblioteche e non può avere la forza di assumere altre persone per far fare doppi turni. Il punto è che voi chiedete biblioteche soprattutto per studiare. Allora, posto che una apertura generalizzata fino alle 19.00 è impossibile, si potrebbe pensare ad una sola delle biblioteche che effettui orario prolungato, con possibilità di utilizzarla per studiare”. E’ il “la” alle proteste degli studenti, i quali, in mancanza del rettore, del direttore amministrativo e dei presidi, i quali erano stati invitati ma non si sono presentati, rovesciano sul dottor Santorio, una lunga serie di doglianze. “Parliamo dei palazzi – esordisce Giorgio- Se un ateneo manca dei fondi per assumere bibliotecari non capisco il motivo per cui debba buttare 24 miliardi per un palazzo di rappresentanza in via Partenope. Per di più, ipotecato ed acquistato previo mutuo con il Banco di Napoli da un imprenditore chiacchierato e fallito”. Replica Santorio: “i palazzi sono stati comprati attraverso fondi vincolati provenienti dalla cessione delle terre di proprietà dell’ateneo nel salernitano. Non vengono certo dalle vostre tasse”. Un altro studente: “e allora il palazzo di via Marina? Una trattativa fallimentare, per un edificio inadeguato ad ospitare aule, senza rispettare il vincolo che subordinava l’acquisto di palazzo Du Mesnil a quello dell’edificio che avrebbe dovuto ospitare le aule per gli studenti. Per di più, dimissionando il notaio che aveva sconsigliato l’Orientale dal proseguire nella trattativa”. Si torna sulle biblioteche. Santorio rivolge un invito esplicito agli studenti: “se siete a conoscenza di casi di docenti i quali si appropriano dei testi e non li restituiscono per tempo non dovete fare altro che denunciare il caso al direttore del dipartimento”. Ancora Locantore: “il palazzo acquistato in via Duomo è assolutamente privo degli arredi indispensabili ad una buona didattica. In aula Matteo Ripa capita a volte che seguano il doppio delle persone che potrebbero. Se venissero i pompieri interromperebbero all’istante le lezioni. Sono questi i fatti”. Risponde Santorio: “quello di via Duomo è un palazzo nel quale sono ancora in corso lavori. Non appena saranno ultimati costituirà uno sfogo ulteriore”. Ammette, comunque, che oggi il problema principale dell’Orientale è certamente quello degli spazi. “Cinque professori in stanza che non possono ricevervi, le biblioteche stanno scoppiando. Io lo ripeto da tre mesi al direttore amministrativo”. Torna sul problema dell’orario di apertura delle biblioteche: ”quella dell’Europa Orientale è frequentata mediamente da cinque studenti. Sarebbe antieconomico tenerla aperta dalle 9.00 alle 19.00”. Un coro da parte degli studenti: “la cultura non è sempre economia”. Ancora Santorio: “io però i conti devo farli con i soldi”. 
Dagli interventi degli studenti emerge sostanzialmente una critica di fondo: si taglierebbe sui servizi essenziali, sprecando invece a più non posso in altri settori. Tutto questo, sottolinea Lorenza D’Agostino, “mentre da tre anni le tasse aumentano sistematicamente”. E non sono soltanto gli.studenti a muovere questa critica. Si associa Victoria Primack, lettrice d’Inglese e delegata dell’Associazione dei Lettori di Lingua Straniera, la quale porta la solidarietà dell’ALLSI e la sua personale, denuncia: “dei palazzi si è detto. Sarà anche stata una politica della vecchia amministrazione e dell’ex Rettore Adriano Rossi, ma ci sono elementi di continuità con la nuova gestione”. Tra gli esempi di spreco, la lettrice ne ricorda uno che riguarda molto da vicino lei ed i suoi colleghi: “l’Orientale ha licenziato due volte ottantotto lettori ed è stato condannato dal Pretore a risarcire il danno. Un miliardo buttato”.
L’assemblea si scioglie dopo aver deliberato di incontrarsi tutti i martedì pomeriggio in aula R5, con la partecipazione anche dei delegati dei lettori, per incalzare su questi temi l’amministrazione.          
Fabrizio Geremicca
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