Nuovi materiali a basso impatto ambientale in Idraulica, al progetto lavora una pattuglia rosa

Chi si è messo in testa l’idea di un’università ferma, in mano ai soliti parrucconi, si sbaglia. Un esempio di come i giovani diano il loro contributo con progetti innovativi e ad alta tecnologia lo troviamo al Dipartimento di Ingegneria dell’Università Parthenope. È lì che Stefania Fontanella e Ilaria Farina stanno lavorando in tandem ad un progetto per nuove tubazioni fognarie ad alte prestazioni e basso impatto ambientale. “Ilaria e io ci siamo laureate insieme in Ingegneria Civile ad ottobre 2016 – racconta Stefania – Giusto una settimana prima della seduta, abbiamo saputo che avevamo vinto entrambe il concorso per il dottorato: io in Fenomeni e Rischi Ambientali e Ilaria in Energy Science and Engineering, sempre al Dipartimento di Ingegneria della Parthenope”. Un momento molto importante per chi, come lei, ha scoperto la sua passione per i sistemi idraulici proprio durante il suo percorso Magistrale: “Ho sempre avuto il pallino per l’ingegneria e questo mi ha portato a scegliere un Corso di Laurea in questo ambito, ma è stato grazie ad esami come Gestione delle risorse idrauliche o Progettazione Idraulica che è nato il mio interesse per l’idraulica. Per questo ho concorso al dottorato e cerco di sviluppare progetti eco-compatibili”. Dalla passione per l’idraulica e per i materiali è nato INGESS: “Il mio dottorato è in Idraulica, mentre quello di Ilaria in Materiali. Abbiamo pensato quindi di trasportare il materiale innovativo al campo idraulico, aspetto che molte volte viene trascurato in questo settore, dove solitamente si pensa più alle costruzioni che al tipo di materiale – racconta – Abbiamo quindi lavorato a un nuovo tipo di tubazione che ha come peculiarità l’uso di un materiale innovativo, geopolimerico, che ha un basso impatto ambientale in termini di emissioni di anidride carbonica”. Le reti fognarie, infatti, sono tra le infrastrutture più a lunga durata nelle città e sono soggette ad una continua usura dovuta alla stessa acidità dei liquami e dagli inquinanti presenti in essi. Rispetto alle tubazioni attualmente in uso che sono in gres ceramico, in calcestruzzo semplice o armato e in materiali plastici,
quali cloruro di polivinile (PVC), polietilene a bassa, media e alta densità (PEBD o PEAD), INGESS (Innovative Geopolimeric Sewer System) ha come obiettivo il superamento delle vecchie problematiche attraverso un materiale nuovo, più resistente agli attacchi chimici, ecosostenibile, conveniente economicamente ed altamente performante, con una ‘life cicle analysis’ più vantaggiosa rispetto ai prodotti attualmente presenti sul mercato. I
materiali geopolimerici, infatti, sono ottenuti a partire da rifiuti industriali, come le ceneri volanti o loppe d’altoforno granulate, che vengono trattati con soluzioni attivanti fortemente alcaline. L’utilizzo di questi materiali di scarto determina, quindi, una notevole convenienza economica ed un minore impatto ambientale del ciclo complessivo di lavorazione del prodotto. “Il nostro progetto è nato dall’unione dei nostri due ambiti di studio, ed è stato fortemente appoggiato da un’equipe tutta al femminile, formata dalla prof.ssa Renata Della Morte di Costruzioni Idrauliche, la prof.ssa Francesca Ceroni di Strutture Idrauliche, e la dott.ssa Giuseppina Roviello, giovane ricercatrice. Abbiamo ricevuto un supporto notevole per lo sviluppo di questa idea, ci stanno seguendo ed indirizzando – tiene a sottolineare Fontanella – Adesso siamo ancora in una fase sperimentale e stiamo testando il materiale in laboratorio, con prove meccaniche o di resistenza agli acidi, ma speriamo presto di poter realizzare un primo prototipo di tubazione e dar vita ad uno spin off con la Parthenope”. Lo scoglio principale sono, come ovvio, i finanziamenti per la realizzazione del progetto, ma, assicura la giovane dottoranda, “abbiamo già dei contatti con alcune aziende che sono interessate alle nostre tubazioni, e stiamo valutando la possibilità di una collaborazione. L’aspetto interessante di INGESS è che le tubazioni verranno realizzate nello stesso diametro di quelle attualmente in uso o disponibili in commercio, quindi una prima applicazione può avvenire nelle riparazioni delle reti esistenti, rotte o vetuste, per testare l’effettivo funzionamento sul campo”.
Valentina Orellana
- Advertisement -




Articoli Correlati