Partono le campagne di scavo archeologico, partecipano gli studenti

Piccoli archeologi crescono, alla Federico II, con la supervisione di docenti, specializzandi e dottorandi che li seguono nelle attività di scavo. Qualche settimana e comincerà il primo dei cantieri, che impegneranno tra maggio ed ottobre ragazze e ragazzi dei Corsi di Laurea in Archeologia e Storia delle arti (Triennale) ed in Archeologia e Storia dell’arte (Magistrale). Si inizia con Cuma, la più antica colonia greca, dove si scoprono monumenti pubblici, privati e sacri nella città bassa. L’attività riguarderà in particolare l’area del Tempio con Portico e si svolgerà dal 23 maggio al primo luglio. Dal 27 giugno al 7 agosto la campagna di scavo al santuario di Hera, nel Comune di Paestum alla Foce del Sele, dove è stato allestito il primo Museo Narrante, museo senza oggetti che racconta riti, cerimonie e vita quotidiana dei fedeli. Terzo appuntamento a Roscigno – Monte Pruno, dove le attività cominceranno il 25 agosto e proseguiranno fino al 2 ottobre. Il cantiere di Elea–Velia, città fondata nel VI secolo avanti Cristo, dove si esplora tutta la città bassa con le sue strade, case, terme, edifici monumentali, sarà in attività tra il primo settembre ed il 15 ottobre. Infine, il laboratorio di catalogazione di reperti mobili Poseidonia-Paestum, Heraion foce Sele tra l’otto ed il 21 agosto. Coordinano le attività i professori Bianca Ferrara e Luigi Cicala. Ad eccezione di Cuma, lo scavo prevede la disponibilità di un alloggio per la missione.
Si fa squadra
“Durante le campagne – racconta il prof. Cicala – la giornata comincia molto presto. Se fa molto caldo, si inizia a  lavorare anche alle sei del mattino. Al più tardi alle sette”. Sveglia all’alba, dunque, colazione, preparazione dei panini che si mangeranno a metà giornata e poi tutti fuori, nelle aree di scavo. L’attività è intensa: ricerca dei reperti, catalogazione, documentazione fotografica. Giusto il tempo per la pausa pranzo, poi si riprende fino alle quattro di pomeriggio. Concluse le attività sul campo, si passa a seguire il laboratorio sui criteri di catalogazione e all’informatizzazione dei dati. A fine giornata si cena insieme. “È il momento – prosegue il prof. Cicala – in cui gli studenti scambiano le impressioni della giornata con noi docenti e con i colleghi più grandi ed i dottorandi. È anche l’occasione per iniziare amicizie, conoscersi, approfondire relazioni che non sempre si ha modo di coltivare durante il normale anno accademico”. Una delle peculiarità delle campagne di scavo, infatti, è appunto l’opportunità che hanno i giovani archeologi di fare squadra. “Si vive insieme, ci si divide i compiti. C’è chi, a turno, è addetto alla spesa, chi cucina, chi mette in ordine e chi esegue le pulizie. Per non pochi studenti le campagne di scavo sono una delle prime occasioni di trascorrere alcune settimane fuori casa. Il fatto che avvenga in un gruppo, nell’ambito di un lavoro di squadra e sulla base di obiettivi di crescita culturale e professionale, rappresenta un importantissimo valore aggiunto”. 
Teoria, manualità,
capacità di sopportare
la fatica fisica
Ci si diverte, insomma, nonostante la fatica delle giornate, e si apprende. “Gli studenti comprendono pienamente, durante le settimane in cui sono impegnati sul campo, che la professione dell’archeologo richiede solide basi teoriche, buona manualità e, perché no, una certa attitudine a stare all’aperto, a sopportare la fatica fisica. Maneggiano i ferri del mestiere: piccone, pale, cazzuole, la trowle (una cazzuola inglese che nacque come arnese da giardinaggio ed è stata poi adottata dagli archeologi in tutto il mondo), pennelli e perfino il bisturi. Ancora: macchine fotografiche, strumenti per la topografia come la stazione digitale ed imparano ad utilizzare i database indispensabili ad archiviare”. I cantieri nei quali saranno impegnati studenti, dottorandi e specializzandi tra la primavera, l’estate e l’autunno non esauriscono l’attività degli archeologi in forza al Dipartimento di Studi Umanistici della Federico II. “A Pompei – ricorda il prof. Cicala – un nuovo accordo di ricerca vede il Dipartimento ed il Centro impegnati nella esplorazione dell’Insula Occidentalis in aree mai più indagate dai tempi degli scavi borbonici. Lavoriamo anche a Nocera Terinese, centro indigeno della Calabria tirrenica dove si scoprono nuove realtà abitative ed urbanistiche, ed a Punta Zambrone, insediamento preistorico della Calabria tirrenica dove sono arrivati i Micenei e dove sorge un villaggio dell’età del Bronzo”. 
Fabrizio Geremicca
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