Pascazio si ricandida alla guida del Dipartimento di Ingegneria

Riconferma la sua disponibilità a guidare il Dipartimento di Ingegneria dell’Università Parthenope per un altro triennio il prof. Vito Pascazio, per ora unico candidato alle elezioni che si svolgeranno il 12 maggio (le candidature si chiudono il 4 maggio).
Direttore in carica, il prof. Pascazio è ordinario di Telecomunicazioni e annovera nel suo curriculum diversi incarichi. È stato Vice Preside della ormai ex Facoltà di Ingegneria (dal 2006 al 2013); dal 2009 al 2012 è stato il Coordinatore Nazionale della Commissione Didattica del Gruppo Telecomunicazioni e Tecnologie dell’Informazione (GTTI); dal 2010 è Direttore del Laboratorio di Comunicazioni Multimediali del Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni (CNIT).
“Ho iniziato nel 2013 quando eravamo nel pieno di quella che è stata una rivoluzione organizzativa dell’Università, traghettando il Dipartimento, insieme a tutti i colleghi, verso il suo nuovo assetto, come voluto dalla Riforma – racconta Pascazio, motivando la sua ricandidatura – Abbiamo vissuto questa transizione e adesso dobbiamo andare a consolidare il nuovo sistema. C’è ancora tanto da fare!”. Una sfida non da poco, ma che non scoraggia il Direttore, il quale, guardandosi indietro, non può che fare un bilancio positivo del triennio che si sta chiudendo: “Sicuramente stiamo vivendo un momento delicato per la cronica riduzione dei finanziamenti e la scarsissima attenzione da parte delle istituzioni. Il Dipartimento è cresciuto molto in questi anni e ci siamo classificati molto bene nella scorsa VQR. La nostra è una realtà molto vivace dal punto di vista delle diverse attività e dei tanti progetti di ricerca che vengono portati avanti, nonostante le difficoltà – ribadisce il docente – La crisi si sente ed è fortissima, e riguarda soprattutto l’impossibilità che abbiamo di reclutare i giovani. Se da un lato c’è un aumento delle attività formative e di ricerca, dall’altro non corrisponde un aumento del personale. I punti organici assegnati dal Ministero sono insufficienti: noi siamo un Dipartimento giovane, con pochi docenti che vanno in pensione, e questo paradossalmente ci penalizza lasciandoci le briciole”.
Un’altra nota dolente è quella della fuga dei cervelli, attratti sempre più da atenei stranieri che assumono e con retribuzioni più alte: “Perché lottare in Italia per una borsa di dottorato che si aggira intorno ai mille euro, quando in Germania ci sono disponibilità e contributi di 3000 euro? La vera sfida sarà per noi non tanto capire come sopravvivere, perché ancora ci riusciamo benissimo, ma come proseguire facendo un lavoro di alta qualità con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Per questo è necessaria, come è stato già in passato, la collaborazione, l’entusiasmo e il lavoro di tutte le componenti del Dipartimento”.
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