Reperti unici in Europa nel nuovo Museo della Società Africana

“Sono contentissima perché chiudo gli ultimi giorni del mio mandato con il battesimo di una piccola parte di un progetto molto importante per il nostro Ateneo. Ringrazio i colleghi, che hanno offerto il loro contributo nel riportare alla luce un patrimonio preziosissimo, e tutto il personale tecnico e amministrativo”, ha detto il Rettore Lida Viganoni nell’aprire la cerimonia di inaugurazione, che si è svolta il 28 ottobre a Palazzo Du Mesnil, del Museo della Società Africana d’Italia (SAI). Sulle orme del Museo Orientale Scerrato, fregiato recentemente dalla nuova donazione di trenta casse di materiale archeologico, il SAI rappresenta un laboratorio didattico per gli studenti di Civiltà Antiche e Archeologia. “Attraverso le numerose attività formative attivate presso il Polo museale, i nostri studenti hanno l’opportunità di toccare con mano quanto appreso dai manuali”, spiega la prof.ssa Lucia Caterina, direttore tecnico del Museo Scerrato e docente di Archeologia e Storia dell’Arte giapponese. Frutto e testimonianza del lavoro sinergico di squadra, l’allestimento del Museo (il prezioso patrimonio, che apparteneva alla Società africana attiva fino agli anni ’40, era conservato in depositi) è stato il risultato dell’opera appassionata di studenti, dottorandi e dottori di ricerca dell’Ateneo, supervisionati da restauratori professionisti. “Sono gli angeli del Museo – commenta la docente – I nostri studenti, attingendo dalle loro duplici competenze archeologiche e linguistiche, si sono impegnati nel recupero, restauro, nella pulitura e catalogazione dei materiali. Sono felicissima per questo traguardo, ringrazio coloro che hanno partecipato: sin dall’inizio tutti hanno guardato questo Polo museale con grande disponibilità e attenzione”. Altrettanto compiaciuto per i risultati ottenuti, il prof. Andrea Manzo, responsabile della sezione museale dell’Africa Nord orientale e docente di Antichità nubiane: “la collezione – di reperti unici in Europa – per la sua complessità ha rappresentato una grossa sfida, sono fiero della rete di cooperazione tra risorse interne e a distanza, come per i contributi offerti dal British Museum di Londra e dall’American Museum of Natural History di New York”. Ha ribadito l’impegno profuso dagli studenti: “si trattava di reperti precari, i nostri studenti hanno svolto un’opera di disinfestazione prima ancora di pulitura”. Inizialmente il Museo SAI consisterà in due sale espositive ed alcune teche sistemate al piano terra del Palazzo. Il Museo rispecchia appieno un approccio olistico alla realtà africana tipico della fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento e include collezioni zoologiche, botaniche, malacologiche ed etnografiche. Tra le curiosità, oltre ad armi, strumenti agricoli, imbarcazioni tipiche dell’epoca, rappresentanze di specie animali in via di estinzione.
Unico problema: gli spazi. “Avremmo bisogno di occupare tutto il Palazzo per l’esposizione completa di tutti i materiali”, dice la prof.ssa Caterina.
Al di là della vocazione didattica, il Museo rappresenta un omaggio per Napoli. “La nostra città frequenterà e apprezzerà questo nuovo spazio”, commenta il Rettore Viganoni. Il Museo è aperto al pubblico, con ingresso gratuito, il giovedì e il venerdì dalle 11.00 alle 14.00. 
Qualche anticipazione sulle attività future. “Il restauro è un’attività che necessità di tempi molto lunghi. C’è ancora tanto materiale da far emergere dall’oblio. Confidiamo nelle future donazioni e nell’impegno volontario dei nostri studenti: la passione è il motore di ogni ricerca!”, conclude la prof.ssa Caterina. 
Rosaria Illiano
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