Spazi studio non per tutti

“Non è la prima volta che capita di non sapere dove stare e ci accomodiamo all’aperto, che dobbiamo fare? Quando, come oggi, i corsi finiscono alle 12.30 è meglio fermarsi a ripetere e correggere  gli appunti, prima di affrontare più di un’ora di viaggio per tornare a casa”, dice Cira De Crescenzo, matricola di Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione, che sta svolgendo degli esercizi di Analisi con la sua collega e amica Gaia seduta sulle gradinate esterne della sede di Via Claudio che ha raggiunto da Piazzale Tecchio, dove segue le lezioni, in cerca di un posto per studiare. Pochi spazi studio, ritmi serrati, orari di lezione non sempre ben organizzati: i disagi segnalati dagli studenti di Ingegneria. Paolo Strazzullo e Gaetano Sebastianelli frequentano la Triennale di Ingegneria Meccanica e si definiscono ‘due ragazzi con qualche esame, forse troppi, in arretrato’. Un ritardo costruito a partire dal primo
anno: “cominci con l’avere otto esami all’anno e altrettante ore di lezione in una giornata, ritmi serrati che lasciano poco tempo per ripetere. Si inizia a perdere qualche colpo e, in niente, il carico diventa ingestibile. Anche gli esami con un minor numero di crediti, o meno teorici, diventano dei macigni. Quando si impara a gestire i ritmi, è già passato un anno abbondante e si può solo contenere l’andamento”, dice Paolo. Per non perdere troppo tempo, sostengono, si accetta anche qualche voto basso. “Meno male che dopo c’è la Laurea Magistrale. È l’unica cosa buona dell’avere due cicli separati;
si può sperare in un nuovo inizio, da affrontare con più esperienza per risollevare un po’ la media”, aggiungono. I due ragazzi raccontano di un grande aiuto incontrato lungo la strada: “quando abbiamo affrontato Scienza delle Costruzioni, il professore svolgeva quattro ore di lezione in più la settimana, per rispiegare qualche argomento e fare qualche esercizio aggiuntivo. Un’ottima cosa e un grandissimo sostegno”. “Davvero qui ci sono corsi sovraffollati
e orari pesanti? Non ce ne siamo mai accorti”, dicono con ironia Enza Santoro e Luca Passaro, iscritti al secondo anno della Laurea Magistrale in Ingegneria Edile, reduci da un pomeriggio trascorso in piedi in corridoio a seguire: “alla Triennale eravamo divisi in due grandi cattedre, mentre al Biennio ci hanno riunito in unico gruppo, assegnandoci spesso delle aule dalla capienza insufficiente. In compenso, rispetto al primo ciclo, l’organizzazione
degli orari è migliore, non abbiamo buchi durante la settimana. Seguiamo sei ore di lezione tutti i giorni, un po’ come tornare a scuola”. Alla luce di un’esperienza quinquennale, di cosa si avverte forte l’esigenza? “Di posti in cui sedersi anche solo un’ora per studiare e ripetere, di strutture che non chiudano alle 18.00, perché andiamo via quasi sempre più tardi, e di aule da disegno rese completamente telematiche, con prese elettriche per il
computer su tutte le pareti”. Ancora strascichi dello sciopero attuato dai docenti. “Noi ci siamo iscritti per la seconda volta al terzo anno e non avevamo nessun esame in programma dopo l’estate, ma diversi nostri amici, invece, sono stati rovinati dallo sciopero – sostengono Francesco Renò e Vincenzo
Palomba, studenti di Ingegneria Edile intervistati durante quello che i ragazzi chiamano un ‘buco’ della giornata, una pausa forzata fra due lezioni di un paio d’ore e più – Abbiamo preferito essere ripetenti, piuttosto che fuoricorso, perché al terzo anno sono previsti molti insegnamenti, diversi anche a scelta libera, ed è difficile gestire un orario spesso disgregato. Quest’anno, comunque, va meglio. L’anno scorso avevamo in un giorno della settimana una sola ora di lezione; chi viene da lontano sta più in treno o in autobus che in aula, come si fa? Chi perde una giornata intera con tutto quello che c’è da fare?”. Il tempo è normalmente tiranno, per chi studia discipline del ramo Edile o Civile ancora di più di più perché le attività sono basate sulla continua
realizzazione di progetti da sottoporre all’attenzione dei professori per correzioni e consigli. Purtroppo non tutti i docenti “sono particolarmente disponibili”. Alcuni “non aggiornano il sito con materiale adeguato, non fissano le date d’esame in tempo”, affermano i due ragazzi che esprimono un desiderio: “svolgere un po’ di attività pratica in più. Non abbiamo mai visitato un cantiere, e l’unico di noi due che l’ha fatto ha avuto fortuna perché ha vinto il sorteggio per andare a vedere i lavori della TAV di Afragola. È impossibile portare centocinquanta persone a fare un sopralluogo didattico. Così, alcuni di noi usciranno da qui senza aver mai avuto un’esperienza lavorativa”.
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