Studenti e detenuti insieme per un progetto di utilità sociale

“Si ricomincia dalla vita”: lo slogan del movimento universitario ‘Società Pericolosa’ che punta alla trasformazione di grandi problemi sociali in risorsa, avvalendosi dell’aiuto di studenti universitari fra sperimentazione, formazione, teoria e pratica. Il movimento nasce da una sinergia fra Giurisprudenza e Corso di Laurea in Servizio Sociale della Federico II, in accordo con il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Napoli 1 Centro e ai Direttori delle carceri di Poggioreale e di Secondigliano, nonché al Direttore della Borsa mediterranea del turismo. L’intento è quello di dar vita a due progetti pilota: il primo, ‘per la socialità’, prevede l’impiego degli studenti; il secondo, ‘re-start’, è indirizzato ai detenuti, i quali, in quest’ottica, appaiono come una risorsa per la società. “L’idea di dar vita ad un movimento universitario è nata alcuni anni fa – spiega il prof. Francesco Marco De Martino, docente di Criminologia e portavoce di Società Pericolosa – All’epoca condussi un gruppo di studenti all’allora Ospedale Psichiatrico di Aversa. I ragazzi restarono impressionati dalla visita, non si aspettavano di vedere qualcosa di così reale. Nacque così l’idea che gli studenti potevano ‘rendersi utili’, facendo pratica in diversi contesti, alimentando la passione attraverso il lavoro concreto”. A quella visita: “Ne seguirono altre, i ragazzi andavano all’ospedale di Aversa come volontari in modo autonomo, pur di toccare con mano ciò che fino ad allora era sembrato così astratto”. L’intento del docente: “velocizzare la formazione da un punto di vista pratico, producendo, al contempo, qualcosa di utile su temi particolarmente rilevanti”. Da qui, il movimento universitario che si propone di dare vita a due tipi di formazione. “La prima parte dal progetto ‘per la socialità’ è indirizzata agli studenti di Giurisprudenza i quali parteciperanno a collegi difensivi assumendo incarichi di difesa tecnica. I ragazzi non si fermeranno ad osservare ma individueranno i casi e collaboreranno alla difesa dei detenuti. Non rincorriamo una formazione astratta da osservatore, ciò che più ci interessa è che si faccia pratica”. Nell’ambito dello stesso progetto si
inseriscono anche gli studenti di Servizio Sociale: “A loro spetta di dare una sorta di sostegno alle persone detenute”. Ai detenuti, invece, è dedicata la seconda parte del progetto ‘re-start’. “In questo spazio il detenuto chiude dietro di sé le sbarre del carcere e conduce il turista in città. Saranno svolti dei corsi di formazione affinché chi si trova in un centro penitenziario possa trasformarsi in guida turistica, fornendo un servizio utile alla società. I due mondi, quello studentesco e quello delle realtà penitenziarie, si incontrano e si organizzano, costruendo soluzioni, producendo innovazione nelle strutture
istituzionali, sociali e imprenditoriali del nostro territorio”. Il progetto prenderà il via nelle prossime settimane anche se, come spiega il docente, “è
andato già un po’ da solo, in sordina in questi anni. Ora, grazie alla formazione del movimento universitario, i percorsi si vanno maggiormente delineando.
In futuro, mi piacerebbe istituzionalizzare queste iniziative per consentire a tanti studenti di prendervi parte. I ragazzi sono meravigliosi e pieni di voglia di fare, offrire queste opportunità dovrebbe essere una regola e non l’eccezione”.
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