Un ingegnere napoletano ai vertici di Integra, il più importante consorzio di cooperative in Italia

È il primo non emiliano a raggiungere i vertici di un consorzio di cooperative come Integra, il più importante d’Italia, e la sua carriera inizia alla Federico II. La storia di Vincenzo Onorato, dal 2015 Presidente del Consiglio di Gestione di CCC (Consorzio Cooperative Costruzioni) e poi Direttore Generale di Integra dal 2016, racconta di una serie di successi dettati da tanta determinazione e sfide continue. Ultima scommessa è stata proprio quella vinta nel marzo 2016 con la nascita di Integra, consorzio di cooperative che operano nel campo delle costruzioni e dei servizi, che ad oggi conta oltre 130 soci distribuiti su tutto il territorio nazionale, un giro d’affari di 6 miliardi di euro e circa 50 mila addetti diretti. La carriera di Onorato inizia, però, come dicevamo, a Napoli con una laurea in Ingegneria Civile Geotecnica conseguita alla Federico II nel 1999. “Ho avuto la fortuna di incontrare dei grandi docenti, come Edoardo Cosenza e Renato Fiorenza che sono stati per me due Maestri la cui formazione è andata ben al di là dell’esperienza didattica. Devo dire – racconta Onorato, parlando dei suoi primi passi – che non ho mai avuto velleità accademiche, ma ho maturato subito il desiderio di entrare nel mondo del lavoro”. Dopo una brevissima esperienza di progettazione strutturale con il prof. Palazzo, per la costruzione del Med Maxicinema e per il consolidamento di una Villa Vesuviana, il desiderio di misurarsi su un mercato più ampio di quello napoletano ha portato l’allora neo laureato a Parma. “Ho inviato il mio curriculum alle prime dieci aziende presenti sulle classifiche di ‘Costruire’ e sono stato chiamato da alcune di esse tra cui il Consorzio Etruria-INSO, dove
ho iniziato come assistente di cantiere, lavorando, dopo poco, come direttore di cantiere al nuovo stabilimento Atitech per l’aeroporto di Capodichino a Napoli, un lavoro molto complesso di circa 50 miliardi. Questa è stata per me un’esperienza molto formativa”. In seguito, è stato project manager sempre a Capodichino per il parcheggio multipiano Atitech, poi proposal manager e capo progetto per iniziative di project financing, concessioni, appalti e sviluppo
di progetti immobiliari sempre in INSO, fino a diventare direttore commerciale nel 2008. “Entrato nel 2001 come assistente di cantiere, in sette anni sono diventato direttore commerciale Italia e agennaio del 2009 direttore commerciale Italia-estero. Quindi, dopo 10 anni di carriera ho deciso di cambiare azienda. In INSO si era per me, infatti, esaurita quella spinta che mi porta a cercare sempre nuovi traguardi, nuove esperienze professionali”.
“Il primo non emiliano in centotré anni di storia del Consorzio”
Inizia così l’esperienza in CCC: “in antitesi con la mia esperienza precedente svolta in un’impresa e non in un consorzio, per giunta con una forte identificazione con un territorio come quello emiliano. È apparsa a molti una scelta insolita ma io l’ho fatta con lo spirito di chi voleva vivere un’esperienza professionale che potesse accrescermi. Ho cominciato come Vice Direttore commerciale, poi sono diventato dopo un paio d’anni Direttore Commerciale,
il primo non emiliano in centotré anni di storia del Consorzio. Sicuramente la crisi ha fatto emergere la necessità di avere figure manageriali competenti: questo ha giocato a mio favore”. Nel 2015 l’arrivo della candidatura a Presidente, confermata a giugno, e “a questo punto mi sono reso conto della necessità di un checkup aziendale approfondito per capire dove eravamo e quali erano le necessità. Era un periodo che aveva visto il fallimento di diverse cooperative, di cui la struttura consortile aveva subito gli effetti, e da qui nel dicembre 2015 si è deciso di tracciare una nuova strada. Separare, per valorizzare, il ramo Core dal resto, che era diventata una macchina troppo appesantita”. La corsa verso una nuova struttura consortile, che prendesse in affitto il ramo Core, è partita quindi a febbraio con la presentazione del progetto, e il 3 marzo è nata Integra, con 15 soci e 150 mila euro di capitale sociale: “Sembrava un progetto impossibile da realizzare, perché si trattava di una piccola rivoluzione. Bisognava trovare i soci e i fondi, ma dopo meno di 30 giorni avevamo 124 soci, di cui 121 imprese cooperative e 3 soci finanziatori, e 42 milioni di capitale sottoscritto”. Integra nasce seguendo una ‘mission’ particolare, cioè un patto consortile nuovo basato sull’integrazione tra costruzioni e servizi, un meccanismo di selezione in gara per diventare uno strumento di sviluppo sostenibile per le cooperative e un sistema di risk management evoluto, nonché regolamenti di compliance che definissero senza ambiguità un nuovo modo comune di stare sul mercato. “L’anno 2016 è andato bene al di là delle aspettative. Abbiamo 360 cantieri e ora stiamo proseguendo cercando da un lato di implementare le regole comuni e dall’altro di sostenere l’integrazione tra costruzioni, impianti e servizi”.
Determinante l’approccio analitico appreso durante gli studi
Una storia di successo, quindi, societario e personale per Vincenzo Onorato che da manager ha attinto a piene mani alla formazione ingegneristica: “L’approccio analitico tipico dell’ingegnere è stato determinante nella mia carriera: in particolare la capacità di analisi e di problem solving che ho appreso
durante i miei anni di studio. Ricordo il prof. Fiorenza quando sosteneva che i primi due anni di corso servivano per toglierci la ruggine dalla testa”. Rivivendo i primi tempi dell’immediato post laurea, inoltre, Onorato si sofferma sulla sensazione di frustrazione che spesso accompagna i giovani una volta terminati gli studi: “Dopo un anno già avevo uno stipendio con il cedolino, ma ricordo nei primi mesi un certo spaesamento fin quando non ho trovato la mia strada. Per questo in Integra abbiamo avviato un progetto di inserimento nel mondo del lavoro”. Oltre le buone occasioni, segreto del successo lavorativo sono “determinazione e misurarsi ogni giorno con se stessi. Bisogna chiedersi ogni giorno: sto crescendo professionalmente? Perché non bisogna mai accontentarsi di quello che si sta facendo, ma domandarsi se si può fare di più. Lo stipendio viene dopo la crescita personale. Si può avere sfortuna e ritardare qualche anno, ma le occasioni capitano. Da datore di lavoro, credo che oggi ci sia bisogno di persone motivate e capaci, e questa generazione ha queste caratteristiche. La determinazione, naturalmente, non deve avere confini: se io sono andato a Parma, loro dovranno andare all’estero”. E, ancora, “serve molta umiltà. Non bisogna tirarsi indietro: in azienda si fa quello che serve e rimboccarsi le maniche sempre”.
Valentina Orellana
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