Voci di donne al Parthenope

L'attrice Rosaria De Cicco, accompagnata dal violino e dal violoncello di Isabella Parmiciano e Tina Pugliese, a dar voce alle “Scritture al femminile sul dolore, il piacere e la cura”, seminario organizzato dalla prof.ssa Maria Luisa Iavarone, docente di Pedagogia all’Università Parthenope, che ha presentato, il 29 febbraio nell’Aula Magna di via Acton, un romanzo, un saggio, una raccolta di poesie dal tema ‘la voce delle donne’. “La condizione femminile è complessa: c’è la violenza di genere utilizzata molto spesso in modo irrispettoso dai media, oppure la donna è vista come un plusvalore del PIL, perché lavora in casa, assiste figli ed anziani. Ci auguriamo che le donne facciano la differenza mettendo in campo il loro sapere, sostenute dal welfare”, introduce Francesca Marone, docente della Federico II, autrice del volume ‘Le relazioni che curano’. “Il libro nasce dalla mia esperienza a contatto con gli operatori sanitari, in occasione della morte di mio padre in un ospedale partenopeo. La scarsa empatia di questi mi ha spinto ad insegnare la pedagogia proprio negli istituti sanitari. La cura degli altri e della propria formazione è indispensabile. La peculiarità di genere nel prendersi cura può fare la differenza; speriamo che la donna sia messa in condizione di farla”, sottolinea. Si riallaccia al discorso Mariastella Eisenberg, autrice di ‘Viaggio al fondo della notte’: “la realtà del prendersi cura è sempre stata appannaggio di ambo i generi, basta citare la fuga di Enea da Troia in fiamme, con il padre Anchise in spalla e il figlioletto per mano. Lo penso che le donne non debbano essere messe in condizione di fare la differenza da qualcuno, ma spero ci si mettano da sole. Nel mio libro, che parla di storie di migranti, la presenza femminile è forte in riferimento al corpo nella visione drammatica e materialistica degli eventi. Nessuno parla del disagio dei corpi ammassati su un barcone e della conseguente totale assenza di pudore, che sfocia spesso in violenze carnali a scapito delle donne”. Diverso, più ironico, è l’approccio di Antonella Cilento, autrice del volume ‘Lisario o il piacere infinito delle donne’: “la mia lunga esperienza nelle scuole mi ha portato a notare una regressione del nostro Paese sul fronte dell’emancipazione femminile. Mi sono ritrovata davanti a ragazze che non andavano a studiare dalle amiche poiché il fidanzato non voleva. Ragion per cui la protagonista del mio racconto è Lisario, una ragazzina che vive nel 1600, destinata a non decidere niente della propria vita. Un barbiere, per tagliarle la tiroide, le rimuove le corde vocali. Le cadono in testa i libri del padre e impara da autodidatta a leggere e a scrivere, cosa non concessa alle donne di quel tempo”. Anche nel libro della Cilento si parla molto del corpo: “innanzitutto attraverso la masturbazione, argomento ancora tabù in Italia, e anche attraverso il dono che Lisario fa del proprio corpo agli uomini, addormentandosi, poiché affetta da narcolessia. La mia idea è quella di dare una funzione diversa ad un personaggio destinato a non contare niente. Tant’è che Lisario sarà l’unica a riuscire a fare ciò che vuole. Il romanzo è ambientato nel 1600, ma
parla di noi: i tabù e l’uso del corpo femminile sono più che mai temi attuali”. Dopo l’intervento della prof.ssa Antonia Cunti, docente al Parthenope, prende la parola Fausta Sabatano, Direttrice del Centro Educativo ‘Regina Pacis’: “se una donna resta esclusa dalla società, è la società che si disintegra. La madre infatti restituisce alla stessa un soggetto deviante. La chiave sta nel dare a queste madri ai margini della società la possibilità di narrarsi e non proporre loro un senso oggettivo del proprio disagio, ma soggettivo”. Interviene in proposito il Consigliere Delegato per le Pari Opportunità al Comune di Napoli Simona Marino: “ci sono tante attività nel sociale, ma manca una rete al femminile. Le risorse, se non si mettono in contatto, non fruttano. La nostra società è ancora purtroppo maschilista, lo dimostra il fatto che le trans ne siano il più delle volte escluse, mentre i trans no”.
Allegra Taglialatela
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