“Gli studi sull’ebraismo a Lettere sono destinati a spegnersi”

Non ha avuto per ora alcun seguito in Facoltà la questione sollevata tre mesi fa dal prof. Marcello Del Verme, docente di Storia delle Religioni e Storia dell’Ebraismo. Il professore aveva contestato, durante il Consiglio di Facoltà in cui erano stati approvati i nuovi ordinamenti che entreranno in vigore dal prossimo anno accademico, che con il riordino dei Corsi di Laurea veniva esclusa la possibilità di attivare l’insegnamento dell’Ebraismo a Storia e a Lettere Classiche. Una questione che oltre alla singola attivazione o meno di un insegnamento, va a toccare anche in senso più ampio le politiche culturali della Facoltà.  Il professore contesta soprattutto il fatto che il settore della Storia del Vicino Oriente e dell’Ebraismo non sia stato inserito nel percorso moderno e contemporaneo della laurea specialistica in Storia ma solo in quello medievale, “più marginale”, nonostante fosse invece previsto nelle tabelle ministeriali. Un mancato inserimento che pregiudica quindi anche una futura attivazione, a meno che non si aspetti una nuova riforma.
“Non è una questione di interesse personale, a breve andrò in pensione, ma è una scelta che preclude qualsiasi futuro lavorativo in Facoltà ai dottorandi del settore. Gli studi sull’ebraismo a Lettere sono quindi destinati a spegnersi non appena ci sarà al mio posto un docente di Storia delle Religioni con altri interessi di ricerca”, sostiene il prof. Del Verme. Il dottorato di ricerca in Storia, tra i vari percorsi ne prevede infatti uno sul giudaismo e le origini cristiane, coordinato dal professore; “ma la mia presenza nel dottorato non ha più senso: come si fa a portare avanti dei dottori di ricerca quando non è previsto che possano studiare la lingua necessaria per le loro ricerche? Sarebbe giudicato insensato un dottorato in Storia greca o latina che non preveda la conoscenza delle rispettive lingue, indispensabile per un accesso diretto alle fonti; eppure per l’ebraico i dottori di ricerca costretti a cercare di procurarsi altrove quei minimi strumenti linguistici, frequentando corsi e biblioteche dell’Orientale o del Pib (Pontificio Istituto Biblico) a Roma”.
Il prof. Del Verme critica anche l’impostazione generale del Corso di Storia, che rimane “specifico sulla storia europea, e continua a non fornire agli studenti alcuna competenza sull’Africa, il Medio Oriente, l’Asia, proponendo invece sempre la stessa minestra riscaldata sulla storia europea che viene studiata praticamente dalle elementari fino al dottorato, con l’aggiunta di qualche pezzetto monografico”.
Eppure, senza andare lontano e pur senza voler dare spazio all’insegnamento della lingua ebraica all’interno della Facoltà, sarebbe possibile mutuare l’insegnamento dal più vicino centro di studi specializzato in questi studi linguistici e culturali, l’Orientale. Ma questo tipo di convenzione che esisteva in precedenza è stata abolita da anni, “e la nostra Facoltà va sempre più verso un clima di chiusura a compartimenti stagni”, sostiene il prof. Del Verme. “Colleghi di altri atenei mi hanno espresso la loro solidarietà per la ‘miopia culturale e progettuale’ che regna in questo periodo. E in un momento in cui tutti piangono miseria all’interno dell’università, abbiamo anche perso la possibilità di ottenere finanziamenti dalla European Jewish Studies di cui sono membro e che ha sede ad Oxford, perché quando mi hanno chiesto dello stato degli studi ebraici all’interno della Facoltà ho dovuto rispondere che lo spazio è quello sempre più limitato all’interno di Storia delle Religioni”.
Ma “l’amarezza anche personale, non solo culturale”, sottolinea il prof. Del Verme, “è quella di non avere mai avuto nessuna risposta in merito a tutte queste questioni da parte dei colleghi della Facoltà che ricoprono incarichi decisionali per i Corsi di laurea o per i Dipartimenti competenti. Ho anche chiesto due volte formalmente di poter prendere la parola in sede di Consiglio di Facoltà ma questa possibilità mi è stata negata, sempre senza risposte o motivazioni esplicite. E non è mai stato citato, neanche tra le comunicazioni sull’ordine del giorno in sede di Consiglio, il fatto che ho consegnato al Preside un documento ufficiale e protocollato nell’ambito del quale, oltre al mancato inserimento del settore in questione nella specialistica di storia, segnalavo anche delle irregolarità nella stessa specialistica riguardo all’inserimento di due moduli di letteratura cristiana antica, ad esempio, che non avrebbero potuto essere inseriti. E’ un problema quindi non solo culturale ma anche democratico”, aggiunge il professore. 
Viola Sarnelli
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