Come si diventa notaio

Come si diventa notaio? Quale strada deve percorrere un neo laureato che aspiri a questa carriera considerata quasi irraggiungibile? E quanto di vero c’è nelle leggende metropolitane che raccontano di una “casta chiusa”, di una professione alla quale si accede solo per tradizione familiare? 
A fornire le dritte necessarie ed a sfatare luoghi comuni, ci ha pensato un interessante incontro organizzato dall’Elsa l’11 dicembre. L’appuntamento, che rientra nell’ambito dei Colloqui di Orientamento Professionale promossi dall’associazione studentesca, ha visto una folta presenza di studenti. Si è parlato soprattutto delle nuove modalità (ancora suscettibili di modifiche) di accesso alla professione. Soddisfatto Andrea Alberico, presidente di Elsa Napoli “dopo un anno ci ritroviamo per parlare delle modifiche intervenute nel mondo notarile. Sono soddisfatto della partecipazione degli studenti. Inoltre la vicinanza del Consiglio Notarile è per noi un grande motivo di orgoglio. Speriamo di poter continuare su questa scia”, conclude. 
La riforma delle professioni prevede un periodo di praticantato di 18 mesi da svolgere presso un notaio con la possibilità di anticipare un semestre già nell’ultimo anno del corso di laurea. Dopo la pratica, si può affrontare il concorso -un aspirante su 20 ce la fa- che si articola in una preselezione informatica, una prova scritta ed una prova orale. La commissione concorsuale è passata da 10 a 15 componenti: sei notai, sei magistrati e tre professori universitari, modifica necessaria per snellire i tempi di correzione e quindi di attesa dei risultati. Superato il concorso, un ulteriore periodo di tirocinio -retribuito- di 6 mesi presso uno studio notarile.
“Occorrono competenza, attenzione e forte senso di responsabilità per svolgere questa professione di grande impegno sociale”, ha detto il Preside della Facoltà di Giurisprudenza Michele Scudiero nell’aprire l’incontro. 
“Il notaio è un fiduciario dello Stato – ha introdotto il notaio Antonio Areniello, Consigliere Segretario del Consiglio Notarile di Napoli- E’ un pubblico ufficiale istituito per ricevere atti, attribuirvi pubblica fede, conservarli in deposito e rilasciare le copie. In questa sintetica definizione c’è tutta l’attività notarile, un’attività complessa che per essere svolta ha bisogno di una preparazione adeguata, specifica e approfondita. Il fatto di essere pubblici ufficiali giustifica alcune caratteristiche della professione, ad esempio il numero predeterminato che deriva da criteri concernenti la popolazione, l’ambito territoriale, il volume d’affari ecc”. Forza di volontà e l’approfondimento dello studio: sono buone basi da cui partire. “Non date adito a ciò che si dice sull’ereditarietà della professione – sottolinea Areniello – Mio padre era un commerciante di tessuti, quindi da ragazzo ero totalmente lontano da ogni forma di professione giuridico-legale”. Dello stesso avviso è il notaio Diomede Falconio, docente di Diritto Commerciale presso la Scuola per le Professioni Legali del Federico II: “l’ereditarietà della professione è un pregiudizio che bisogna sfatare. La prova concorsuale evita che ci sia il passaggio diretto da padre in figlio, un trapasso generazionale c’è e non si può negare, ma solo l’11% dei notai proviene da una famiglia notarile”. Altre false credenze: il “mestiere grigio dei notai”. Una professione noiosa? Assolutamente no. Dice Falconio: “adeguare la volontà delle parti al testo legislativo richiede una serie di passaggi che racchiudono in sé una fase creativa. Creare un documento che abbia ad oggetto la volontà delle parti conforme alla legge serve ad assicurare la pace sociale, si evita il più delle volte il ricorso al Tribunale. Il notaio non appone solo una firma e guadagna molti soldi, come è opinione comune. Per condurre a buon fine anche gli atti più semplici è richiesto un grande controllo, una fase preparatoria che non lasci spazio a dubbi”. Un consiglio pratico per coloro che aspirano a questa professione: “studiare, studiare, studiare. Seguire un buon maestro e una buona scuola, Napoli è ricca di tradizione, di scuole pubbliche o private che hanno dato frutti sempre vincenti”. 
Susy Lubrano
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