Economia Basile si ricandida

“È una gatta da pelare. Siamo al punto che ho iniziato a pelare ed ora non posso starmene con le pellicine in mano”. “Del resto siamo in un momento topico con l’attuazione della 270 e dunque non si può lasciare. Si stringono un altro po’ i denti ed andiamo avanti”. Ci ha messo però un po’ di tempo il prof. Achille Basile, 50 anni, Preside di Economia da tre anni, per sciogliere la riserva e ricandidarsi, facciamo notare. “È vero. Ma non è a costo zero la scelta di fare il Preside: c’è una riduzione dell’attività di ricerca, con relativa gratificazione scientifica che pure comporta. Poi l’impegno personale è molto molto serrato: lavoro la sera, il sabato, la domenica, ho ridotto le relazioni con la famiglia e gli amici. E poi c’è la complicata mediazione fra i colleghi, che a volte è molto stressante. Il punto è che la Presidenza di una Facoltà da una parte sembra una carica gerarchica, dall’altra è come l’amministratore di condominio che deve portare risultati condivisi e funzionalità. E questo è un problema grosso: la governance futura degli atenei”. E poi un enorme carico di lavoro: “ci sono però Facoltà in cui il ruolo di Preside è più di coordinamento e di rappresentanza, invece da noi è operativo. Abbiamo di fatto solo un Corso di Laurea (Scienze del Turismo) e, dunque, anche l’attività didattica passa tutta per il Consiglio di Facoltà, perché abbiamo i canali didattici divisi per lettera alfabetica dello studente. E dunque tutta una serie di decisioni passano per la Facoltà. Ad Ingegneria, o Scienze, dove i Corsi di Laurea sono tanti e l’organizzazione è tutta per Corso di Laurea, lì è certamente più semplice la vita della Presidenza. Ma è un modello diverso. Invece da noi, ogni docente vuole avere voce in capitolo su tutto”. Tre anni fa, appena eletto, disse che sarebbe stato disponibile per un solo mandato. “È vero. Vado incontro ad un destino fatale, non ho alcuna passione particolare a farlo, capisco anche, però, che non è emersa nessuna altra candidatura. E capisco i colleghi che in questo momento preferiscono altri tre anni di tranquillità”. Fra i pesi una Facoltà con molte individualità e parecchia litigiosità? “Mettiamola diversamente. Ci sono 4 – 5 grandi anime culturali, molto diverse tra loro, ed a volte c’è qualche necessità di comporre un equilibrio”. “Ma poi molto spesso si vota in modo compatto”.
Una vita tutta ad Economia: “ho cominciato come ricercatore in Analisi a Scienze. E da 21 anni sono qui ad Economia, prima da associato poi da ordinario”. Aggiunge: “tempi belli di una volta, quando c’erano ancora i concorsi. Questo è uno dei problemi seri dell’Università. Ci sono oggi solo i 50enni ed i maestri. Manca il ricambio, e per quei pochi che ci sono nessuna prospettiva. È diventato complicato trattenerli in Italia; a volte dobbiamo ringraziare le compagne e le madri che li trattengono qui, altrimenti molti di loro se ne andrebbero. E per i tanti, bravissimi, che lavorano all’estero, abbiamo difficoltà a farli rientrare”. 
Il voto “dovrebbe essere agli inizi di luglio, forse il giorno 1 che c’è già fissato un Consiglio di Facoltà”. Al voto saranno chiamati in 139: 58 professori ordinari, 37 associati, 33 ricercatori, 9 studenti, 2 del personale. “Una piramide rovesciata: dovrebbero essere di più i ricercatori e meno gli ordinari, e non il contrario”. 
Le cose da fare. “C’è la riforma da perfezionare ed attuare. L’abbiamo solo avviata, per anticiparne l’attivazione, con il primo anno, si parte il primo novembre ed il CUN ci ha approvato tutti i Corsi di Laurea”. Partite come? “Con una forte semplificazione dei Corsi di Laurea”. 
“Docenti 
eccellenti”
Le altre cose da fare: “anche se non è propriamente di competenza dell’Ufficio di Presidenza, c’è la necessità, sollevata da molti colleghi, di risollevare la ricerca scientifica della Facoltà, dandole maggiore centralità ed indirizzarci verso l’eccellenza perché saremo sempre di più valutati. Come del resto abbiamo fatto anche negli ultimi anni chiamando gli economisti Tullio Iappelli, Salvatore Piccolo (ricercatore), Gabriella Graziano (economista – matematica), tutti e tre di altissimo livello. Ma purtroppo qualche eccellenza l’abbiamo dovuta perdere: uno bravissimo, Vincenzo Esposito Vinzi, professore associato di Statistica, passato in una grande Ecole francese”. “Vuol dire che la scuola c’è, se i nostri docenti vanno ad occupare posti di rilievo. Così è capitato con un paio di giuristi che sono andati presso altre Università in Italia”. I motivi? “Non abbiamo risorse sufficienti per garantire progressioni a chi lo merita”. Come dice spesso il Rettore: “se premiamo solo il 20% dei docenti al Federico II che lo meritano – fra i tanti che meritano, tiene a precisare – parliamo di 400 professori su 2.000. Come si fa? Necessitano risorse che noi non abbiamo”, circa 3 milioni di euro. In positivo c’è qualcos’altro? “Le nuove aule che dovrebbero esserci consegnate nel secondo semestre 2009”, nell’aulario, vicino alle aule T. “Attualmente gli studenti sono un po’ in sofferenza: devono venire la mattina presto ed andare via tardi la sera. Per fare in modo che tutti i corsi, i seminari e gli esami soddisfino le esigenze. Spesso con esami che si accavallano e difficoltà a tenere corsi integrativi alla lezione frontale. Con più aule possiamo offrire un servizio migliore”. 
A suo merito segnala tre questioni. Collegialità. “Tutte le decisioni sono state prese in Consiglio di Facoltà”. Rinnovamento. “Spesso ho coinvolto i professori più giovani e i ricercatori nelle Commissioni”. Gli studenti. “Sono molto presenti. Il principale impegno che prendo è di non farli trattenere troppo a lungo: voglio ridurre il tempo di fuori corso. Attualmente c’è una media di 7 anni  – ma ci sono anche molti sforamenti, ci sono ragazzi che svolgono anche altro, che lavorano a tempo pieno o part-time. Però già stiamo andando ad una riduzione dei tempi. Ma si può fare di più”. È però felice quando parla dei laureati di Economia: “perché abbiamo tanti laureati di eccellenza, ma di una eccellenza inimmaginabile. Pensi, abbiamo uno studente – ma per riservatezza non posso farne il nome – che si sono presi in America, a 21 anni, come visiting student alla Northwestern, una delle più prestigiose Università economiche degli Stati Uniti. Ed uno dei 7-8 più prestigiosi economisti italiani negli Stati Uniti gli ha offerto un contratto formidabile: 35.000 dollari all’anno per fare il coordinatore degli assistenti di ricerca che generalmente provengono da Harward. Per dire del livello di personalità che crescono qui da noi. Ecco, noi dobbiamo, contemporaneamente, essere una Università di eccellenza ed una Università di massa”. Per ottenere questi risultati, “molti di noi docenti, tanti, ci diamo l’anima”. Lui, ad esempio, eletto Preside, ha mollato tutti gli altri incarichi “anche di tipo scientifico: perché uno deve fare, per farla bene, una cosa alla volta”. Ed i suoi colleghi ne sono soddisfatti. 
Paolo Iannotti
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