I sei migliori studenti di Ingegneria

Hanno scelto Ingegneria perché le discipline scientifiche sono la loro passione. Sostengono che per procedere nello studio basta sapersi organizzare. Riescono anche a coltivare hobby ed interessi. Il tratto in comune: una media elevatissima (da 29,50 in su!).  Sono i sei migliori studenti della Facoltà di Ingegneria di primo e secondo anno delle Classi di Laurea 4 e 8, 9 e 10. Un riconoscimento alla loro brillante carriera l’hanno ricevuto dal Premio “Qualità degli Studi di Ingegneria” voluto dall’Unione Industriali e dal Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno. La cerimonia di assegnazione dei premi (di 1000 euro ognuno) è avvenuta il 19 dicembre. Soddisfatti ed emozionati i vincitori (qualcuno neanche era a conoscenza dell’iniziativa perché non hanno concorso ad alcun bando, l’elenco è stato elaborato dalla segreteria studenti sulla base del merito).   
Ma come si fa ad essere così bravi? Alla domanda, hanno risposto in maniera molto articolata Michele Pecchia, Gennaro Detta, Gianluca Coppola, Rocco Tarchini, Raffaele De Risi, Giovanni Iadarola. 
 
MICHELE PECCHIA. “Quando mi hanno telefonato dalla segreteria, non ci credevo perché non ero a conoscenza di questa borsa di studio. E’ stata una grande soddisfazione perché il premio è basato sulla meritocrazia”, afferma Michele Pecchia, 20 anni, originario di Avella in provincia di Avellino, studente di Ingegneria Aerospaziale con la media del 29,90, iscritto al secondo anno. “Il segreto è una buona organizzazione. Non bisogna lasciar passare più di due o tre settimane tra un esame e l’altro e si devono sfruttare al meglio le lezioni. In aula i professori sottolineano gli aspetti più importanti e spiegano i passaggi più complicati. Il 90% dell’esame è lì. Se segui, passo passo, quello che viene spiegato a lezione l’esame si fa”. Michele fa il pendolare tutti i giorni. “Il viaggio dura due ore e quando ci sono corsi tutta la giornata, a casa non si riesce a fare niente. Per questo è importante sfruttare al massimo il giorno libero e tutti i momenti di riposo”. Ferrato in matematica già alle scuole medie, ha scelto Ingegneria senza dubbi. “L’ho preferita, fra tutte le discipline scientifiche, perché mi sembra la più pratica. Con l’ingegneria, invece puoi completare entrambi gli ambiti, teorico e pratico, ma in produzione. Puoi fare un progetto, seguirne lo sviluppo e verificare la teoria”. La scelta dell’indirizzo ha richiesto più tempo. “Ho preferito Aerospaziale perché mi affascina la materia. In particolare, vorrei tanto approfondire lo studio della fluidodinamica e dell’aerodinamica, per la cura di velivoli e auto, perché sono attratto dallo studio delle forme. Questo settore in Italia è sviluppato e ci sono sedi importanti anche abbastanza vicine a casa, come l’Alenia di Nola. Spero di restare a lavorare qui”. L’obiettivo al termine della triennale, è lavorare. “Le nuove lauree in Ingegneria ti consentono, dopo tre anni, di avere già delle buone opportunità di lavoro. Se troverò una buona occasione penso che andrò a lavorare, in seguito penserò alla Specialistica”.  
 
GIANLUCA COPPOLA. “Fin da piccolo ho avuto una vera passione per le materie scientifiche, soprattutto matematica e fisica. All’ultimo anno del liceo scientifico, ho scelto Ingegneria perché, oltre a prevedere queste discipline, offre anche ottimi sbocchi lavorativi. Mi affascina il ruolo dell’ingegnere, non solo come tecnico, ma anche come dirigente d’azienda”, sostiene Gianluca Coppola, studente al secondo anno di Ingegneria Elettronica, di Liveri, un paesino di 1800 persone vicino Nola. Media dei 9 esami sostenuti: 30. La scelta dell’indirizzo, è stata sostenuta dalla grande curiosità, coltivata sin da bambino, di sapere come funzionano le cose. “Guardavo la televisione, giocavo con i videogiochi e mi chiedevo come mai, premendo un pulsante, accadessero le cose”. Il suo metodo è basato sullo studio sistematico. “È inutile studiare una lezione e prepararsi come se il giorno dopo dovessi già sostenere l’esame. Bisogna organizzare gli appunti, chiedere chiarimenti ai compagni e soprattutto ai professori, sia al termine della lezione, che nell’orario di ricevimento. Di solito, studio da solo perché studiare in gruppo rallenta”. Tra gli argomenti preferiti affrontati finora l’Elettronica Digitale. “Dopo la laurea triennale vorrei proseguire con la Specialistica. Non ho ancora deciso come impostarla, rimando la decisione al terzo anno”. Tra le aspirazioni di Gianluca: una brillante carriera. “Voglio crescere in azienda. Se fosse possibile, mi piacerebbe lasciare l’ambito tecnico ed inserirmi in quello dirigenziale ed economico. È difficile quando si è appena arrivati, per questo credo che dovrò fare i primi anni nel settore tecnico, conseguire un Master in economia all’estero e poi tentare di entrare nel settore dirigenziale”. Perché un Master proprio all’estero? “Perché sono migliori. Quelli che occupano i primissimi posti delle graduatorie mondiali, sono i Master in Business Administration che si svolgono in grandi università americane, come la Columbia University o Harvard. Poi c’è Londra. In Italia, il Master meglio posizionato nelle graduatorie, è quello della Bocconi, al quarantesimo posto. Preferirei crescere all’estero e tornare qui intorno ai 35 anni, per stabilizzarmi e farmi una famiglia”. 
GIOVANNI IADAROLA. Vincitore per il secondo anno di seguito del premio, si potrebbe quasi definire un veterano. “Ovviamente sono contento, ma la matematica è semplice. L’anno scorso ho ricevuto il premio perché avevo avuto tutti 30 e quest’anno ho mantenuto la media. C’è anche una componente di fortuna. Non si rifiuta un 29 o un 28 per vincere il premio”. Originario di Fragneto Monforte in provincia di Benevento, ha compiuto 21 anni da poco. Tra le sue passioni c’è il pianoforte che però “non suono più da quando mi sono trasferito a Napoli”. Studia sempre con un amico. “Abbiamo fatto tutti gli esami insieme, lui non ha vinto il premio per poco”. Insieme hanno impostato il proprio lavoro per studiare gli argomenti in blocchi. “Non mi piace studiare in maniera frammentaria, una lezione alla volta. Una settimana ci dedichiamo ad una materia e la settimana dopo ad un’altra, dipende anche dagli esami in programma. È un sistema molto dinamico. Non studiamo nemmeno moltissime ore. Basta essere organizzati ed attenti a lezione. È un discorso di qualità e di interesse. All’inizio, a volte, ci prendiamo anche del tempo. Chiaramente, sotto esame, è diverso”. La passione per la scienza accompagna Giovanni fin dall’infanzia. “Sono sempre stato molto curiso. ‘Come funziona?’ è una frase che mi ricordo di avere detto da sempre. Avevo dei giocattoli elettrici che smontavo per vedere come erano fatti.  L’elettronica quello che mi interessava più di tutto”. Ingegneria Elettronica: “è stata una scelta istintiva, perché prima di arrivare all’università, avendo frequentato il liceo scientifico, non ne sapevo niente”. I campi elettromagnetici, rappresentano l’argomento che, in questo momento, lo appassiona di più. “Spero di poterli studiare e approfondire”. Al termine del percorso triennale, si iscriverà alla specialistica. L’indirizzo previsto è unico, ma gli esami obbligatori sono pochi e il percorso è abbastanza elastico. “Mi piacerebbe fare ricerca, ma bisogna dirlo sottovoce, perché è ancora presto. Bisogna vedere se ne sarò in grado e se, fra qualche anno, sarò ancora dello stesso parere. In queste cose ci vuole umiltà. Mi piacerebbe frequentare un dottorato di ricerca nella nostra università, perché, nonostante quello che si dice, credo che qui ci siano grandi menti e che si possano realizzare progetti importanti. Poi mi sono affezionato all’ambiente”. Del corpo docente nel suo complesso, Giovanni ha una bella opinione. “In generale, sono tutte persone qualificate, che sanno il fatto loro. La metà dei docenti che tiene le lezioni ha meno di 40 anni. Tutti sembrano essere motivati. A me diverte raccontare qualcosa dei miei studi, quando capita l’occasione. Quindi non mi dispiacerebbe seguire un percorso simile”. I 1000 euro vinti, per ora, verranno messi da parte. “Potrebbero servire un giorno per l’affitto, per un corso di perfezionamento o, chissà, magari anche per un viaggio”.
ROCCO TARCHINI. “Sin da piccolo, ho sempre avuto una vera passione per la matematica ed ero indeciso tra Matematica ed Ingegneria. Al Liceo, ho apprezzato molto anche la chimica e la fisica e ho scelto il percorso di studi che mi avrebbe permesso di studiare tutto quello di cui mi occupo ora e che mi sta piacendo molto”, racconta Rocco Tarchini, foggiano, iscritto al terzo anno di Ingegneria Chimica. L’argomento che ha tra le mani in questo momento è la Progettazione di Reattori Chimici. “L’Ingegneria mi piace perché permette, dato un certo problema, di trovare la soluzione migliore. Ottimizzando i processi è possibile ottenere il massimo vantaggio attraverso un’adeguata funzione reattoristica. Davvero: più studio, più mi piace”. Rocco studia tutti i giorni, lezione per lezione. “Preferisco studiare la teoria da solo e esercitarmi con un amico, poi insieme cerchiamo di confrontarci sui concetti”. E’ entusiasta dei suoi docenti. “Nella nostra Facoltà, ci sono davvero dei pezzi grossi. Marrucci, ad esempio, il nostro professore di Termodinamica, viene considerato uno dei più grandi aerologi al mondo e scrive sulla rivista Science. Anche il prof. Fabricatore di Elettrotecnica, è una persona che ha molte passioni come l’escursionismo e la musica. Lo apprezzo, è una bella persona, molto aperta. Gli abbiamo chiesto come riesce a conciliare tutte queste attività e lui ha risposto che non ha ancora deciso cosa farà da grande. Mi piace questo spirito”. Rocco, che alloggia presso la residenza universitaria Monterone, in Via Crispi, coltiva degli interessi anche fuori dallo studio. “Frequento una scuola di tango argentino e, una volta a settimana, prendo lezioni. Non ho abbandonato nemmeno la mia passione per la matematica e con un ragazzo che si trova qui in residenza, studio la matematica che è fuori dal programma universitario”. Tra le speranze del futuro, quella di proseguire gli studi e trovare presto lavoro. “Dopo vorrei iscrivermi alla specialistica, mi sto appassionando alla reattoristica, ma mi interessano anche l’ambito energetico e gli studi sulla dinamica dei fluidi. Mi piacerebbe lavorare presto, come tecnico presso delle imprese, per risolvere problemi di ottimizzazione, ma chissà cosa mi potrà offrire la laurea, possono succedere tante cose. Preferirei lavorare in Italia, sarebbe bello anche tornare in Puglia, ma se le opportunità di lavoro arriveranno dall’estero, andrò lì”. 
GENNARO DETTA. 20 anni originario della provincia di Salerno, è iscritto al secondo anno di Ingegneria Edile. Ha tutti 30 nel curriculum. Nel tempo libero ama ascoltare i cantautori italiani, in particolare Battiato e De André. “L’Università dovrebbe curare di più l’aspetto pratico. Occorrerebbero più tirocini e attività per sviluppare la vocazione professionale dell’ingegnere”, sostiene. Lamenta “nel periodo delle lezioni, un vero sovraccarico”. Chi si occupa di edilizia, è abituato a lavorare con i colleghi. “Nel nostro ambito, sviluppiamo molti lavori di gruppo e c’è bisogno di avere uno scambio continuo con gli altri. Questo avviene soprattutto nei periodi d’esame. Considerando sia le lezioni, che lo studio a casa, siamo impegnati 7-8 ore al giorno”. Gennaro è uno studente fuorisede e, avendo provato sulla propria pelle i disagi che questa condizione impone, specialmente i primi anni, ha maturato un suo punto di vista sull’argomento. “Gli enti pubblici e quello per il diritto allo studio, dovrebbero dare maggior supporto agli studenti fuorisede. Accanto alle borse di studio e all’impegno finanziario, c’è bisogno di attività ricreative che consentano una maggiore integrazione, a tutti quelli che provengono da contesti molto diversi, rispetto a quello napoletano”. La passione per l’Ingegneria è recente. “Ho frequentato l’Istituto Tecnico per Geometri e ho voluto continuare perché mi è venuta voglia di approfondire quanto studiato a scuola. All’inizio ho incontrato delle difficoltà, soprattutto con l’Analisi Matematica, perché viene affrontata male nella scuola”. Dai problemi affrontati in prima persona, nasce una proposta: “c’è bisogno di avere dei precorsi diversi, integrati nel programma del corso”. Per il futuro nessun progetto definito, ma qualche idea c’è. “Voglio avanzare in maniera progressiva e scegliere in base alle opportunità che mi saranno offerte. Non so se continuerò con la specialistica. Se trovo un lavoro interessante, potrei anche rimandarla. Non so ancora cosa mi piacerebbe fare. Sarebbe formativo lavorare a grandi progetti in grandi paesi, ma anche in paesi poveri che hanno bisogno di infrastrutture per svilupparsi. Lavorare con le organizzazioni che lavorano in questi paesi, per sviluppare strutture abitative, potrebbe essere un obiettivo”. Sul modo di impiegare i soldi del premio, Gennaro non ha dubbi: “comprerò un computer portatile”. 
RAFFAELE DE RISI. “Anche se è il secondo anno che ricevo questo premio, sono contentissimo”, dice Raffaele De Risi, terzo anno di Ingegneria Civile, 21 anni, di Melfi, in provincia di Potenza. A lui piace il tennis e suona il pianoforte. “Ormai suono solo quando torno a casa. Lo sport, invece, qui si può praticare, ci sono tante strutture”. Raffaele cammina nel solco di una tradizione familiare, “ho deciso di seguire questo percorso perché mio padre è ingegnere. Mi piace perché è ampio l’orizzonte che si apre con una laurea in Ingegneria. Al momento mi è ancora difficile individuare cosa voglio fare in seguito, se occuparmi di strutture e di infrastrutture”. Il percorso triennale è seguito da due possibili lauree magistrali, una in Sistemi Idraulici e Trasporti, l’altra in Strutture Geotecniche. “Penso di cominciare a pensarci il prossimo semestre”. Il talento per le materie scientifiche si è manifestato presto. “Già da bambino, avevo interesse per tutti gli argomenti scientifici. Credo che questa propensione ci sia in tutte le persone che scelgano di seguire questo genere di percorso”. In famiglia, questa sua inclinazione è stata incoraggiata. Motiva la scelta di iscriversi a Napoli: “è una delle migliori università”. I pregi della Facoltà: “ho ammirato molto la capacità di alcuni docenti di trasmettere gli argomenti  in maniera chiara, organizzando la didattica in modo lineare”. A Raffaele piacerebbe continuare a collaborare con il mondo accademico “ma non so ancora bene come. Non so cosa significhi fare il ricercatore, perciò deciderò in futuro. Penso di restare a Napoli e vedere cosa succede”. Raffaele coltiva molti interessi: “riesco a conciliarli con i miei impegni universitari. Il tempo che dedico allo studio, dipende dalla programmazione del semestre. Di solito studio da solo, poi mi confronto con gli altri. L’impegno è costante in tutte le materie. Quando ci sono i corsi, studio circa tre ore. Negli altri periodi, dedico allo studio tre ore la mattina e tre ore il pomeriggio. È un lavoro proficuo, perché se hai già studiato un po’ durante i corsi, basta poco per preparare gli esami”. Una speranza: “riuscire a vincere il premio anche l’anno prossimo”. 
   Simona Pasquale
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