Il NAC, una bottega artigiana sulla intelligenza artificiale al Dipartimento di Studi Umanistici

Si muove in un ambiente interdisciplinare e fertile di idee, gode di collaborazioni  internazionali, porta avanti progetti finanziati con fondi europei. Potrebbe evocare, a leggere il suo acronimo, l’immagine del bambino robot del film ‘A.I.’ oppure quella di Daneel Olivaw, il robot protagonista dei romanzi di Asimov. Ma intelligenza artificiale non è solo sinonimo di fantascienza. Al NAC, Natural and Artificial Cognition Lab, la fantascienza è realtà. Il Laboratorio, nato dieci anni fa presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Ateneo Federico II, accoglie e fa propri i saperi delle due sponde – tecnologica e umanistica – per formare specialisti in grado di utilizzare i principali sistemi di intelligenza artificiale applicati a innovative piattaforme per la formazione, la valutazione e l’apprendimento. “Il Laboratorio – racconta  il prof. Orazio Miglino, docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione, che ne è l’ideatore e il direttore – nasce da un filone di ricerca che è molto presente in Italia, e nel quale si coniugano temi di ricerca psicologica con il metodo della simulazione artificiale al pc. Si tratta di un metodo di ricerca trasversale che negli ultimi cinquanta anni è stato usato anche dalle discipline che studiano l’uomo e la società”.
Quando è partito il NAC si dedicava principalmente alla ricerca di base, “poi si è arrivati ai temi applicati, in particolare nell’ambito della tecnologia dell’apprendimento”. Il Laboratorio è, quindi, un esempio di quel giusto trait d’union tra accademia e mondo dell’impresa, che spesso manca proprio nel settore delle scienze umane. Ma come è nato questo connubio? “In realtà – ricorda il docente – per accedere ai fondi europei, necessari per la sopravvivenza del Nac, ci siamo dovuti per forza avvicinare alla ricerca applicata. Capofila di quasi tutti i progetti di ricerca è l’industria, cioè gran parte dei finanziamenti passa attraverso le esigenze del mercato, stimolando fortemente l’interazione tra accademia e mondo industriale. Oggi noi abbiamo tantissime aziende partner, una delle più importanti è la Engineering”. I risultati di questo matrimonio sono davvero interessanti: sono tantissimi i progetti portati avanti dal Laboratorio nel corso degli anni, e che hanno dato vita a dei ‘serious games’, simulazioni in ambienti artificiali che possono trovare svariate occupazioni. Uno degli ultimi progetti, presentato a Roma nel luglio scorso, è ENACT: “Si tratta di un sistema che, tramite il gioco, cerca di stimolare l’apprendimento e può essere usato, in particolare, per definire profili professionali e quindi nel recruiting”. Durante le fasi di sperimentazione, i ricercatori hanno testato la piattaforma su diverse tipologie di soggetti tra cui studenti medi, dottorandi di ricerca, giovani coinvolti in formazione e partecipazione sportiva, manager. Oggi tutti possono testare la piattaforma andando sul sito del progetto (enactskills.eu): un personaggio virtuale interagisce con l’utente collocandolo in uno scenario di negoziazione. L’utente dialoga con questo personaggio, scegliendo una tra quattro possibili risposte. Le risposte vengono poi utilizzate per valutare…
 
Articolo pubblicato sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola (n. 1/2016)
o in versione digitale all'indirizzo: https://www.ateneapoli.it/archivio-giornale/ateneapoli

 

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