Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incontrato al Quirinale i Rettori delle principali Università europee

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incontrato al Quirinale i Rettori delle principali Università europee.
Dopo gli interventi del Rettore della Sapienza – Università di Roma, Eugenio Gaudio, del Presidente di Rete UNICA – Universities from Capitals of Europe, Luciano Saso, e del Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – CRUI, Gaetano Manfredi, il Presidente Mattarella ha rivolto un indirizzo di saluto.
Erano presenti la Ministra dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Valeria Fedeli e rappresentanti del mondo accademico e della ricerca.
 
L'intervento del Presidente della Repubblica:
 
Illustri Rettori delle università europee,
sono molto lieto di questo incontro nei giorni in cui celebriamo il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, e rivolgo a tutti voi il saluto più cordiale. Benvenuti al Quirinale!
Vi trovate nella Casa degli italiani, che reca numerose e pregevoli testimonianze della storia, dell'arte, della cultura del nostro Paese.
Il Quirinale – come altri luoghi simbolo nel nostro Continente – può essere considerato, peraltro, anche una Casa degli europei: la nostra civiltà, i nostri valori, il nostro modello di vita sono infatti il risultato di un incessante confronto, sviluppatosi nei secoli, dove il dialogo, lo scambio di talenti e di conoscenze hanno accompagnato la crescita dei popoli europei.
L'Europa – gli studiosi lo sanno bene – non è una sovrastruttura destinata a cancellare la storia e le nazioni. Le integra in una più vasta comunità e consente di valorizzare e sviluppare le specifiche identità. E può assicurare – essa sola – che continui a dispiegarsi nel mondo la preziosa influenza della cultura europea.
Del resto, la tensione verso l'Europa è un sentimento molto antico: la prima comunità a formarsi, in senso autenticamente e profondamente europeo, fu proprio quella dei "chierici", dei clerici vagantes, intellettuali abituati, nel medioevo, a peregrinazioni senza frontiere, costruttori decisivi di una identità comune.
E' dal mondo della cultura, dalle università, che si è diffuso il messaggio della ricerca, che non tollera confini, che non potrebbero, del resto, rinchiuderla. Così è stata stimolata, nel tempo, la creatività di letterati e filosofi, di musicisti e scienziati, si è sviluppata l'evoluzione del diritto; e dei diritti dell'uomo. Sono nate e si sono consolidate le idee di libertà, le strutture di solidarietà, i mercati, veicolo di scambi di merci e di esperienze.
Quando oggi parliamo di Europa, spesso vediamo e intendiamo le impalcature dell'Unione europea, gli importanti ordinamenti e non ciò che li sorregge e dà loro vita e legittimazione, vale a dire i popoli, le società civili.
Vi è, in realtà, un'Europa – e una coscienza europea – che viene prima delle istituzioni politiche. Da quella realtà è nata l'Europa come Unione, come istituzione; e ne è sorretta. Perché la nostra Europa non è soltanto il risultato delle scelte compiute nell'immediato dopoguerra e nei decenni seguenti, scelte che le hanno, finalmente, dato voce ed espressione.
L'idea di Europa si affaccia ancor prima, dalla Grecia classica e da Roma antica, e non c'è epoca storica che, a suo modo, non abbia cercato di elaborare una propria visione del Continente, sollecitando i contemporanei a misurarsi con essa.
Vi sono stati, nel tempo, tentativi di unificare il Continente, con la forza delle armi e l'occupazione militare ovvero con l'egemonia economica o politica. L'integrazione avviata con i Trattati di Roma si è, invece, basata sul solo elemento che era riuscita davvero a unificarla: la cultura comune, la comune civiltà europea.
Questo, insieme al coraggio e alla sagacia politica, è il grande merito storico dei fondatori di quella che è poi diventata l'Unione Europea.
I Trattati di Roma, dodici anni dopo la conclusione della guerra più sanguinosa che l'umanità abbia mai conosciuto, diedero all'Europa un indirizzo, e una speranza, inediti.
I Trattati sono stati il primo disegno di un'Europa di pace e di libertà, di cooperazione e di solidarietà, di crescita del mercato, delle imprese ma, al tempo stesso, espressione del valore della coesione, dei diritti fondamentali.
Non sempre si è stati capaci di proseguire sul percorso tracciato. Talvolta ci si è fermati, si sono fatti passi indietro.
Quando si è stati capaci di andare avanti, lo si è fatto perché alle spalle dell'Europa delle istituzioni vi era l'humus della cultura europea.
I vostri Atenei ne sono interpreti ogni giorno, nello studio e nell'insegnamento, nella ricerca e nel dialogo con la società.
Ne abbiamo bisogno: la cultura, lo studio, la scienza costituiscono il vero antidoto alla paura, alla sfiducia, alla chiusura in se stessi.
Le Università sono fucine di Europa. Sono nate in questo continente, e, con esse, si è diffusa l'idea della cultura come inestimabile patrimonio di libertà, individuale e collettiva.
Le Università, con la voce dei docenti e con la ricerca, anche con gli studenti, dialogano tra di loro in misura crescente e, ormai, senza più distanze. Si tratta di motori che continuano a trainare anche quando altri propulsori rallentano o si fermano.
Vi sono tanti esempi avanti a noi. Basta pensare al valore straordinario dell'esperienza fornita dal programma Erasmus.
Ai nostri giovani ha dato e sta dando molto. Li ha posti in condizione di conoscere meglio il mondo che cambia. Li ha resi cittadini di un'Europa possibile, anche se non ancora compiuta. Ha creato aspettative più grandi e, dunque, è stata leva di un'ulteriore crescita culturale.
Voi operate ogni giorno in un crocevia dell'Europa da costruire.
L'Europa è pluralista, perché ha tratto il rispetto per le differenze dal suo umanesimo, comprendendo che queste producono un sovrappiù di creatività e di ricchezza. Anche per questo l'Unione è legata, in maniera indissolubile, alla democrazia.
La democrazia, tuttavia, non è soltanto una regola: è il sistema che raccoglie la società e la fa esprimere. La democrazia dell'Unione fa esprimere, con i cittadini, quell'insieme di minoranze che la compongono.
Quel che accomuna questo "insieme di minoranze" è il suo comune, immenso, giacimento di cultura e di sapere, di valori e di civiltà.
Le università, i loro studi, i professori, gli studenti trasmettono e alimentano questo giacimento.
Per questo il vostro lavoro, la vostra libertà di ricerca, la vostra passione per gli studi sono preziose.
Governi nazionali e istituzioni dell'Unione devono saper investire nell'università perché significa investire sulla vita presente e sul futuro dell'Europa.
Auguro prosperità e successi a tutte le università europee, delle capitali e delle altre località. Sono custodi – ripeto – di una delle decisive matrici dell'Europa.
Questa condizione è un grande privilegio per voi, è una responsabilità, ma è anche una straordinaria fonte di speranza.
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