Incontro con Lucio Allocca, un uomo da palcoscenico

Università e teatro. Un binomio spesso sottovalutato, ma che, pensandoci bene, si sposa benissimo, stabilendo un legame forte e sempre attuale. Un sodalizio tra due mondi paralleli. L’Università, palestra di cultura, il teatro, luogo di tradizioni, di vita passata, presente e futura. Due mondi paralleli che questa volta, solo questa volta, finiscono per incontrarsi, per fondersi l’uno con l’altro, mostrandosi attenti e disponibili nei confronti dei loro principali interlocutori, gli studenti. Studenti che hanno partecipato in massa al Laboratorio di scrittura teatrale, giunto alla sua terza edizione. Incontri, dibattiti fortemente voluti dai due docenti, del Dipartimento di Filologia Moderna, il prof. Pasquale Sabbatino e la prof.ssa Giuseppina Scognamiglio. “L’obiettivo principale di questo seminario è quello di contribuire alla formazione della prossima generazione di autori teatrali”. E’ stato questo il primo commento del prof. Sabbatino. “Il nostro scopo è stato quello di metter su, non tanto un laboratorio di teatro, anche perché non è il nostro settore, ma di dar vita ad un ciclo di incontri che affrontassero le tecniche della scrittura teatrale. Un percorso – continua Sabbatino- che ci aiuti a scovare tra i nostri studenti i futuri eredi della sempre verde tradizione teatrale italiana e napoletana.”
Un seminario che, ancora una volta, si è avvalso della collaborazione di ottimi interpreti del panorama teatrale, da Edoardo Tartaglia a Lucio Allocca. Proprio quest’ultimo ha incontrato gli studenti nella giornata di giovedì 12 maggio, affrontando il tema sull’importanza e sulla complessità della professione di uno scrittore di teatro. Forse non tutti sanno che Lucio Allocca non è solo il famoso “Otello” della fortunata soap opera “Un posto al sole”, (ruolo che tra l’altro egli stesso mostra di non gradire tanto, affermando: “Io un posto al sole lo faccio, ma per la verità non lo guardo tanto!)”, ma rappresenta uno dei più grandi pilastri del teatro nazionale. “Un uomo da palcoscenico”, come lui stesso si definisce, che nella sua lunga carriera ha lavorato con altri mostri sacri del nostro teatro, da Peppino De Filippo a Pupella Maggio, da Michele Placido a Peppe Barra. “Sono un artista libero, con un spirito libero, senza vincoli che mi possano o che mi abbiano mai limitato”. Così si presenta agli studenti assiepati nell’aula 3 della Facoltà. La sua lezione sulla scrittura e sulla riscrittura teatrale parte dall’ultima opera a cui egli stesso ha lavorato come autore assieme a Rosario Del Duca e Giuseppe Di Mauro: “Il Belvedere della Memoria”, appunti di viaggio tratti dal “Corricolo” di Alessandro Dumas. Un’opera intensa, in cui si analizza e si rielabora il forte legame tra Dumas e la città di Napoli. Un legame sintetizzato da una frase emblematica di Dumas, che il prof. Sabbatino legge a tutti i ragazzi: “Napoli è una città ammaliatrice e l’unica maniera di viverla è abbandonarsi completamente ad essa”. Allocca si mostra subito in gran forma e molto disponibile con gli studenti. “Quando i vostri docenti mi hanno contattato, mi hanno chiesto quali testi avremmo potuto usare. Ho risposto loro: la casa editrice di un testo teatrale è il palcoscenico”. Una frase che lascia subito intendere le difficoltà ed il fascino del lavoro di uno sceneggiatore teatrale. “Non è tanto lo scritto, il frutto del lavoro di un autore di teatro -continua Allocca- quanto, quello che  riesce a far vedere e a trasmettere in teatro”. Con il passare del tempo, la conversazione diventa sempre più piacevole, con l’illustre ospite che si lascia andare, anche, ad un breve monologo in dialetto napoletano, impersonando il personaggio di Masaniello, abilmente riadattato nella sua opera. Un attore, autore, ma, soprattutto, un grande professionista che mette passione nel suo lavoro, cercando di spronare la curiosità degli studenti (anche se qualcuno, specie nelle ultime file, si mostra poco interessato). “Fare l’attore o l’autore non è qualcosa che si può imparare, ma è un’arte che nasce con te. L’unica cosa che si può imparare è la tecnica di base, il come fare a mettere in pratica il frutto del proprio talento”. Dopo l’ennesima premessa, cita alcuni esempi di tecnica come il posizionamento di determinati oggetti sul palcoscenico che da soli riescono a garantire particolari sensazioni e  profondità. “Imparare ed approfondire la tecnica, però –continua- è possibile solo partecipando attivamente alla vita teatrale. Non basta saper scrivere, ma bisogna imparare a trasmettere agli altri, ciò che si scrive”. I suoi discorsi spaziano dal teatro al cinema e, incalzato dalle domande dei  docenti sui due differenti modi di scrivere, dice: “il ruolo dello sceneggiatore, in teatro così come nel cinema è fondamentale, ma le tecniche sono completamente differenti. In campo cinematografico, la penna dello sceneggiatore è la macchina da presa. Bisogna scrivere con l’occhio, selezionare scene che sappiano raccontare o che aiutino a raccontare meglio di tante parole”. Pur amando di più il teatro, quando il discorso scivola sul cinema e, soprattutto, sulla televisione, Allocca non si tira indietro, cercando di compiacere quella schiera di ragazzi che in lui vedono solo un attore di fiction, ma lo fa alla propria maniera. “Oramai è sempre più difficile fare della buona televisione, anche se credo fortemente in quell’ampia fetta di pubblico vero, quello che non si abbassa a vedere sempre la solita Tv spazzatura, fatta di reality e giochi a premio, ma che si muove in massa quando c’è da gustare ottime pellicole, come –La vita è bella- di Benigni,  -Schlinder List- di Spielberg”. Il tempo, ormai, è trascorso e, nonostante alcuni inconvenienti tecnici, come il mancato funzionamento del proiettore, su cui si sarebbe dovuto trasmettere parte della sua opera teatrale, l’incontro  è  volato via nel migliore dei modi. 
Gianluca Tantillo
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