L’emozione, lo shock culturale, il miscuglio di lingue: un caleidoscopio di sensazioni difficile da districare

Rincorsa agli esami, difficoltà con i mezzi pubblici, scadenze da rispettare, tesi da scrivere in tempo. Talvolta l’Università sembra essere luogo di sole sfide ansiogene, da vincere per raggiungere l’obiettivo di un futuro lavorativo solido. Ma di punto in bianco, attraverso la partecipazione ad uno dei tanti bandi per effettuare un tirocinio come volontari, ci si può ritrovare ad essere selezionati tra centinaia e centinaia di candidati per volare dall’altra parte del mondo, chiamati a rappresentare, grazie alle competenze raggiunte, il proprio Paese e le eccellenze della propria Regione. È successo, per la Campania e alcuni dei suoi Atenei, a Raffaele Molino, Alessia Marrone, Domenico Borriello e Sara Formosa: quattro dei 32 giovani studenti che si sono guadagnati per tre mesi, da ottobre a dicembre, la “meraviglia” di Expo Dubai 2020 (altri 28 seguiranno lo stesso percorso, da gennaio a marzo). La gioia di essere stati scelti per partire, le emozioni contrastanti all’arrivo, i ritmi forsennati della giornata lavorativa al Padiglione Italia, le serate trascorse con i colleghi al residence, il miscuglio di lingue da utilizzare per interfacciarsi con la miriade di persone che si incontrano. Tutto un caleidoscopio di sensazioni difficile da districare. I ragazzi, nel raccontarlo ad Ateneapoli, sono costretti a più di una pausa: le parole non sembrano ancora capaci di restituire tutti i colori del soggiorno in terra araba. 
Emiri e atleti
E per qualcuno di loro, questa è la prima esperienza all’estero, come nel caso di Alessia, 23 anni, iscritta al secondo anno della Magistrale in Letterature e Culture comparate presso L’Orientale. “Quando ho scoperto di essere stata selezionata ho passato mezza giornata in silenzio, perché sapevo della grandissima concorrenza. In quell’esatto momento è come se avessi avuto il riconoscimento per tutta la fatica fatta fin qui sui libri. Solo all’arrivo però ho realizzato la vera portata del tirocinio. La grandezza dei luoghi, la vastità delle provenienze culturali, la possibilità di esercitarmi con l’arabo. Non avrei mai potuto immaginarlo, è stato ed è tuttora bellissimo. Mi aspetto possa succedere di tutto. Chissà, visto l’enorme via vai di persone, potremmo anche trovare uno stage o vere opportunità professionali!”. Ma Expo non è solo spensieratezza. Il tempo corre, e i tirocinanti con lui. “Il mio lavoro qui varia. Mi sono occupata di condurre delegazioni straniere in visita al nostro Padiglione. Ad esempio, il giorno di apertura abbiamo ricevuto una Sceicca, l’ho accompagnata lungo il percorso, ho fatto da guida. In più, qualche giorno fa sono stata nominata capo delle operazioni del programma volontari”, chiude Alessia. A ciascuno, infatti, toccano sia compiti comuni a tutti, come l’accoglienza di visitatori e ospiti d’eccezione, che altri più specifici, relativi alla propria formazione. “Con gli studi che porto avanti a Napoli, affianco il settore comunicazione interagendo con giornalisti, influencers – spiega Sara, 23enne iscritta al Suor Orsola Benincasa, Magistrale in Comunicazione Pubblica di Impresa e Pubblicità – Agisco sia da social media manager che assistente alla comunicazione interna o esterna. Infatti mi occupo del canale TikTok del Padiglione Italia. Mi piace tantissimo farlo, ma devo ammettere che i ritmi sono davvero accelerati! Noi studenti non siamo molto abituati. Orari, distanze, qui è tutto diverso”. Altrettanto interessanti e versatili anche le occupazioni di Raffaele, 24 anni, iscritto a Lingue per la Comunicazione interculturale in Area euromediterranea presso L’Orientale, e Domenico, 26 anni, studente di Comunicazione Pubblica Sociale e Politica alla Federico II. Se il primo, oltre che dei cosiddetti gran tour, si impegna “nell’aspetto turismo/marketing, accogliendo anche eredi al trono di uno degli emirati e facendo interviste con qualche tv locale”, il secondo si dedica allo sport: “Sto lavorando a delle giornate che ci vedranno protagonisti assieme al Coni e ad alcuni atleti italiani che hanno ottenuto delle medaglie alle ultime Olimpiadi di Tokyo. Ci sono veramente tante cose che capitano una giornata. Avremmo bisogno di giornate di 48 ore per fare tutto!”. Insomma, che si lavori di mattina o di pomeriggio, i tempi sono densissimi. Ma si può già trarre un piccolo bilancio di quello che finora l’esperienza a Dubai ha significato e può significare in termini formativi e di vita? Stando a quanto raccontato dai ragazzi, pare proprio di sì. Ancora Sara parla di un contesto che può far crescere tanto “in ambito linguistico, mi ritrovo a parlare inglese, spagnolo, addirittura il russo. Stando in Italia non potrei esercitarle tanto. Ma, in generale, far parte di un meccanismo così grande ti induce ad affinare le cosiddette soft skills. Pazienza, organizzazione del time management, team working. Bisogna svilupparle tutte, per necessità, altrimenti non si riesce ad andare avanti. Comunque sono convinta che un tirocinio all’estero dovrebbero farlo tutti”. 
 
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