La scienza “un’impresa appassionante”

Un’iniziativa di orientamento universitario, rivolta agli studenti degli ultimi due anni della scuola superiore, per aiutarli a riflettere sull’importanza del metodo scientifico e dell’interdisciplinarità, attraverso esperienze di laboratorio e conferenze divulgative. Questo in sintesi il Programma di Orientamento Formativo, o progetto PrOF, messo a punto dal Polo delle Scienze e Tecnologie. Il 3 marzo, nell’Aula Azzurra di Monte Sant’Angelo, si è svolta la prima conferenza del ciclo interdisciplinare del quinto anno che punta a sviluppare la conoscenza dei modelli e delle idee utili alla rappresentazione e descrizione della realtà. Tema di quest’anno, ‘Il mondo in cui viviamo’, affrontato attraverso l’Astrofisica, la Geologia, la Biologia, la Chimica, la Matematica, l’Architettura. Dopo un breve ciclo di due o tre conferenze, seguirà un incontro  di verifica, o feedback, per capire quanto sia stato assorbito dai ragazzi e per rispondere a tutte le domande sorte nel corso dell’approfondimento in classe con i professori. Le scuole possono, infatti, inserire questa iniziativa nel piano della propria offerta formativa e richiedere dei finanziamenti per sostenere il lavoro dei docenti. Gli incontri durano un paio d’ore circa. “Il programma coinvolge una ventina di scuole, soprattutto di Napoli e provincia, ma anche della provincia di Caserta e Avellino. Gli studenti sono tenuti a partecipare a tutti gli incontri e se non possono venire presentano una giustifica, perchè questo è un percorso di eccellenza. Non abbiamo ancora delle statistiche sulle iscrizioni presso Facoltà scientifiche, però tra gli studenti che superano con buoni risultati il test ad Ingegneria, molti hanno partecipato al progetto PrOf. Sicuramente l’iniziativa aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza dei ragazzi nella propria scelta universitaria” dice Linda Pennone, dell’Ufficio Sof-Tel, il Centro di Orientamento dell’Università Federico II. “Questa iniziativa è diversa dalle tante che organizziamo. È un percorso che dura due anni, nel corso dei quali si cerca di sviluppare un discorso comune, per conoscersi reciprocamente meglio” spiega il prof. Luciano De Menna, direttore scientifico del Sof-Tel. “Voi siete il nostro futuro e c’è bisogno di un rilancio della cultura scientifica, i cui elementi si ritrovano in tantissimi aspetti della vita quotidiana” afferma il Preside della Facoltà di Scienze Roberto Pettorino, ricordando che un’altra iniziativa di orientamento scientifico, il progetto Lauree Scientifiche è stato rifinanziato dal Ministero. 
La nascita del Sistema Solare e l’evoluzione della Terra, sono stati gli argomenti affrontati dalle due conferenze della prima giornata. Relatori il prof. Giuseppe Longo, ordinario di Astrofisica, e Guido Russo, ricercatore di Geofisica, che hanno affascinato i centocinquanta studenti presenti, raccontando dell’origine del Sistema Solare e dell’evoluzione della Terra, facendo rivivere un viaggio di miliardi di anni, attraverso la parola e le simulazioni al computer. “Perché la scienza non è solo una delle più straordinarie avventure dell’umanità, ma soprattutto un’impresa appassionante” (Longo). “Bisogna ripensare ai concetti che studiamo sui libri. È così che si fanno le grandi rivoluzioni” (Russo). L’Universo si espande e le galassie più veloci, sono quelle più lontane da noi. “Come una molla che viene allungata, la distanza tra i singoli punti aumenta. Se prendo i punti A,B e C, la distanza tra A e C, che prima aveva valore tre, ora ha valore sei” spiega Longo. Se si calcola questa velocità di espansione, si può arrivare all’istante iniziale, a quel Big Bang così difficile da spiegare, che non fu una singola esplosione, ma un evento che coinvolse tutti i punti dell’Universo, che iniziò ad espandersi e a raffreddarsi. Lentamente cominciarono a formarsi i primi ammassi e superammassi di galassie e grazie al computer e ai dati elaborati dal supercalcolatore di San Diego, davanti agli occhi della platea, si vedono nascere  primi addensamenti. “In una regione periferica, si trova anche il nostro Sole. Una stella tutto sommato mediocre, per dimensioni, composizione chimica ed energia”. Le caratteristiche del nostro sistema planetario, derivano da come si è evoluta la protonube solare. Un evento dirompente, come l’esplosione di una supernova, l’ha destabilizzata, provocando il collasso del gas. La nube, fatta in prevalenza di elio, idrogeno e ossigeno “che formano l’acqua, uno degli elementi più comuni dell’Universo”, ruotando, ha formato due dischi, uno centrale, che ha generato il Sole ed uno esterno in cui si sono formati i pianeti. Gli elementi più densi, come ferro e silicio, si sono concentrati all’interno, generando i pianeti interni o ‘terrestri’: Mercurio, Venere, la Terra e Marte. Sono rocciosi e, con la sola eccezione di Mercurio, circondati da un’atmosfera. Le radiazioni emesse dalle reazioni nucleari, hanno invece spazzato lontano la gran parte dei gas, che sono andati a formare i pianeti esterni, o ‘gioviani’, gassosi e circondati da anelli: Giove, Saturno, Nettuno e Plutone – che dal luglio 2006 è entrato nel novero dei 43 pianeti nani del Sistema Solare- . La seconda relazione ha invece affrontato la trasformazione del pianeta Terra. All’inizio è incandescente, la parte esterna comincia a raffreddarsi abbastanza presto, formando la crosta. L’attività vulcanica è molto intensa e le eruzioni riversano all’esterno moltissimi materiali, tra cui l’acqua che formerà gli oceani, le ceneri che provocano elettricità nell’atmosfera e l’anidride carbonica, da cui dipende l’effetto serra. “Che deve esserci perché stabilizza la temperatura” afferma Russo. I mari, in particolare, rappresentano un ambiente abbastanza stabile e protetto per i primi organismi in grado di svolgere la fotosintesi clorofilliana e i fulmini contribuiscono alla formazione di ozono, che fa da schermo ad alcune radiazioni solari. Sotto la superficie, nel Mantello, il magma si muove continuamente, attraverso moti convettivi “come l’acqua in una pentola”, provocando lo spostamento delle masse continentali, in un ciclo continuo di separazione e riavvicinamento. Esso non è omogeneo e la sua temperature aumenta con la profondità. Più velocemente nei primi 40-100 chilometri, più lentamente negli strati sottostanti. Il Nucleo, infine, ruota distorcendo i moti convettivi al suo interno. Questo contribuisce a dar vita al campo magnetico, che non è fisso nel tempo, ma varia, invertendosi in maniera aperiodica. “L’era nella quale viviamo,  mostra gli effetti di una sua progressiva inversione. Non conosciamo bene le cause di questo fenomeno e nemmeno i suoi possibili effetti sulla vita. Ma l’inversione richiede comunque tempi paragonabili ad ere geologiche”.
Simona Pasquale
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