Neapolis Innovation, full-immersion nel mondo del lavoro per una quarantina di studenti di Ingegneria

Sono stati sei giorni di intenso lavoro e prezioso apprendimento quelli trascorsi dagli studenti delle varie università campane che hanno preso parte al Neapolis Innovation Summer Campus. L’iniziativa, che ha l’obiettivo di facilitare le scelte professionali degli studenti di ingegneria, alla sua seconda edizione, ha avuto luogo nella sede di STMicroelectronics di Arzano, azienda leader nella produzione di componenti elettronici, e si è svolta dall’8 al 13 settembre. I partecipanti, una quarantina, sono stati coinvolti in attività di laboratorio, seminari, sino alla ideazione e creazione di un progetto tutto loro. a chiusura dell’evento l’Hackfest, due giorni di sfida tra studenti ed esperti del campo. Martina luccaro, studentessa della Federico II iscritta al Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Elettronica, ha scelto di prendere parte al campus a due esami dalla laurea: “In questi anni le difficoltà non sono mancate, dato che il carico di studi è abbastanza oneroso. Alla fine, però, sono riuscita a fronteggiare tutti gli ostacoli con un certo successo. Soprattutto adesso
che il percorso di studi è in dirittura di arrivo, quindi, ho ritenuto che prendere parte al summer campus avrebbe arricchito il mio bagaglio”. intuizioni giuste: “Durante il campus ci siamo occupati di programmazione con microcontrollori. Nello specifico, ci è stata assegnata una scheda di produzione della ST in cui era presente un microcontrollore e ci è stato chiesto di ideare un progetto funzionante e funzionale”. Gli studenti sono stati divisi in gruppi ’multietnici’: “Far parte di un team composto da studenti provenienti da diverse università è stato sicuramente interessante. Ti trovi dinanzi a persone che hanno una formazione differente dalla tua e con le quali devi prendere decisioni in merito ad un progetto. Non ho avuto nessun tipo di difficoltà a livello di integrazione e comunicazione”. poi, i due giorni finali: “Sabato, in occasione dell’Hack- Fest, si è deciso di mettere in atto una sfida tra i progetti sviluppati durante il campus e quelli presentati in occasione dell’evento da persone esterne. Domenica una commissione ha ispezionato tutti i progetti e designato un vincitore”. la studentessa si dice molto soddisfatta: “Avere a che fare con i microcontrollori era un aspetto che avevo vissuto solo parzialmente all’università e, quindi, questa esperienza mi ha prima di tutto accresciuto a livello di conoscenze. Poi, vi è anche una crescita personale. lavorare in team, con persone estranee, cercando di portare a termine un compito in tempi brevi, è una circostanza totalmente nuova. È vero, ci sono gli esami, ma se non ce la fai a prepararti nella data stabilita puoi tranquillamente rimandare. All’università, inoltre, si è abituati a lavorare da soli, mentre qui, se ti addormenti, danneggi tutto il team. Infine, è un’occasione per comprendere cosa significa lavorare in azienda”. Inevitabile volgere lo sguardo al futuro: “Sono interessata al ramo dispositivistico e mi piacerebbe lavorare nell’ambito del fotovoltaico, ma con la situazione italiana attuale non è possibile fare capricci e se ti assumono in un’azienda non proprio di tuo gradimento di certo non ti tiri indietro”. “Rispetto al percorso triennale – racconta raffaele falco, stesso Corso di Laurea ed Università – mi sto trovando sicuramente meglio. Questo è dovuto soprattutto ad un atteggiamento dei professori che, avendo classi meno numerose, sono più inclini e comprensivi rispetto alle esigenze dello studente”. Tra le tante esperienze, quella del campus “è un’iniziativa che mi ha incuriosito sin dall’inizio. È risultata davvero molto interessante. Ci è stata consegnata una scheda di sviluppo con l’obiettivo di utilizzarla per la creazione di un progetto. Il mio gruppo ha realizzato una macchina che si muove in autonomia, evita ostacoli ed è comandata a distanza con un telecomando a infrarossi”. Ls presenza nel team di un laureato in
Ingegneria Informatica è risultata essenziale: “Ci siamo resi conto che mettendo insieme più competenze si riescono ad ottenere risultati migliori”. I dettagli della competizione finale: “la sfida è stata suddivisa in tre fasi: presentare il proprio progetto e svilupparlo sulla piattaforma proposta dagli organizzatori; aggiungere un componente esterno alla scheda e, quindi, funzionalità al proprio progetto; compilare un questionario di dieci domande relative alla programmazione”. Indipendentemente dai risultati, la crescita è assicurata: “Porto a casa un’esperienza unica e un concetto diverso di lavoro in
gruppo. Ho capito come, in poco tempo, sia possibile riuscire a collaborare e realizzare qualcosa. Ho acquisito, inoltre, competenze più tecniche in merito all’utilizzo di nuovi sistemi ed è nato in me a<nche il desiderio di cimentarmi in autonomia alla realizzazione di qualche piccolo progetto”. Michele Gallo, Magistrale in ingegneria Elettronica alla Federico II, coglie gli aspetti positivi di una specialistica: “Essere in poche persone prevede aule più compatte e professori più disponibili. Si ha il privilegio di
 nstaurare un rapporto più diretto con il docente, mentre alla Triennale, vista l’alta affluenza, si resta solo un numero. I corsi, inoltre, sono molto più specialistici e, di conseguenza, la difficoltà delle materie aumenta, ma è anche logico”. e, poi, c’è l’aspetto pratico: “Durante il campus ci hanno fatto
lavorare come se fossimo un’azienda a tutti gli effetti e ti viene offerta la possibilità di comprendere come un giorno sarà l’esperienza lavorativa. È stata una settimana pienissima in cui siamo stati messisotto sforzo, ma tutto questo ci ha fatto capire come funziona realmente il mondo del lavoro”. Tra le parole chiave, formazione: “Siamo riusciti a portare a termine un progetto in una settimana, cosa non da poco. Abbiamo dovuto progettare su una scheda fornita dall’azienda una nostra idea. In particolare, con il mio team abbiamo realizzato un sistema di sicurezza per i tunnel a lunga percorrenza”. ritrovarsi in un gruppo di persone sconosciute ha avuto i suoi vantaggi: “Mi ha permesso di mettermi alla prova, confrontarmi con altre realtà e formazioni differenti dalla mia. Ognuno, alla fine, ha contribuito con la propria competenza ed è risultato indispensabile per la crescita della squadre”. e non finisce qui: “Ho imparato ad usare nuovi ‘giocattoli’ e compreso quanto sia fondamentale lavorare in team”. “Ora gli esami sono più specifici – spiega danilo Esposito, stesso percorso universitario dei suoi colleghi – ma paradossalmente non riscontro difficoltà. Forse questo dipende da una maggiore maturità da parte mia, ma anche da una maggiore disponibilità da parte dei professori”. Tuttavia, lo studente è andato alla ricerca di qualcosa di nuovo: “Mi piaceva l’idea di poter affrontare qualcosa di diverso dallo studio teorico. Ho avuto, inoltre, già modo di lavorare con questo tipo di schede durante un corso ed ho pensato che approfondirne lo studio potesse risultare una scelta giusta”. Il programma è stato molto ricco: “Oltre a seminari guida tenuti da esperti del campo e ad una visita guidata ad un’altra azienda, la Novatel, ci siamo dovuti dedicarealla realizzazione di un progetto. Io e il mio gruppo abbiamo deciso di realizzare un allarme”. Inizialmente l’idea di dover lavorare con
persone estranee non è stata molto gradita: “Perché partecipavo al campus con amici, con i quali mi sarebbe piaciuto lavorare in gruppo. Alla fine, però, ho saputo apprezzare la scelta di combinare studenti di diverse università. Da un lato, infatti, ho avuto modo di conoscere persone nuove con cui confrontarmi anche in futuro e, dall’altro, è servito a livello tecnico, dal momento che ognuno ha contribuito con le proprie competenze”.Il suo team è risultato vincitore di una sfida secondaria: “Durante l’HackFest, si è svolta anche un’ulteriore sfida dedicata esclusivamente ai partecipanti del
campus. Consisteva nella compilazione di un questionario. Io e il mio team siamo risultati vincitori, ottenendo così la possibilità di prendere parte al seminario introduttivo della nuova scheda ST”. Un’esperienza unica: “Tutti quanti siamo riusciti a chiudere in cinque giorni un progetto funzionante nato dal nulla. Abbiamo imparato a lavorare in gruppo, ad affrontare un qualcosa di più pratico. Il solo fatto di andare in azienda e entrare in ritmi che non sono quelli dello studio, generalmente autogestiti, ha costituito una piccola conquista. È stata una manifestazione ben organizzata e i tutor sono stati disponibilissimi anche al di fuori degli orari
di lavoro”. Antonio Fiorillo, invece, è iscritto al II anno del Corso di Laurea
Magistrale in Ingegneria Informatica presso la SUN: “Entrare in un’azienda, lavorare in team e scoprire la programmazione di microcontrollori ha costituito una grande opportunità. Abbiamo appreso l’uso di un nuovo microcontrollore, ne abbiamo visto l’ambiente di sviluppo, l’installazione e i vari sensori da collegare ad essa per ricevere informazioni dal mondo esterno da elaborare per le applicazioni necessarie”. Anche questo studente ha apprezzato lavorare con un gruppo variegato: “I componenti del mio gruppo provenivano dalla Federico II e dall’Università di Salerno, ma è risultato subito semplice lavorare insieme”. Una collaborazione che ha dato i suoi frutti: “Siamo riusciti a realizzare un inseguitore solare per individuare la maggiore esposizione di luce”. Un’iniziativa che spinge a guardare lontano: “Questi giorni trascorsi in azienda mi hanno fatto venire la voglia di entrare subito nel mondo del lavoro”.
Fabiana Carcatella
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