Precario a Napoli Associato in Danimarca

Ce ne occupammo qualche anno fa, su Ateneapoli, dei ‘precari della ricerca’. Laureati o dottorandi, bravi, in qualche caso anche molto bravi – provenienti dal Federico II, da L’Orientale o da altri atenei campani -, impegnati in attività di ricerca e di supporto alla didattica, costretti a “sopravvivere” nelle nostre Facoltà, ma pluripremiati all’estero: in Germania, Inghilterra, Francia, Scandinavia. Ritorniamo sull’argomento, perché uno di loro, il dott. Alberto Imparato, è in partenza per la Danimarca, dove da settembre sarà associate professor, l’equivalente del nostro Professore Associato, con assunzione a tempo indeterminato. Imparato è contento ma anche un po’ dispiaciuto. Nonostante abbia vinto un concorso internazionale, primo su 33 candidati, afferma: “mi dispiacerebbe, in futuro, leggere sui giornali cittadini di essere definito un laureato di successo formato al Federico II, ma costretto all’emigrazione”. “Con qualche sforzo da parte dell’istituzione accademica, avrei anche io potuto dare un contributo di studi e ricerche alla mia Università, la Federico II”. “In questi 8-9 anni dopo la laurea, ho sempre continuato ad avere rapporti di ricerca con il Dipartimento di Fisica di Napoli e svolto pubblicazioni. Ma sempre grazie a borse di ricerca e retribuzioni di centri esterni. Per questo ero ben conosciuto a Napoli”. “Il Federico II, a 5 anni dal dottorato, mi ha dato solo 1 anno di borsa di ricerca: 1.300 euro netti a mese. Stop. Neppure il dottorato mi hanno fatto sostenere a Napoli”. “Un professore importante del Dipartimento mi ha detto: ‘con il dottorato un Dipartimento decide il proprio futuro!!’. Disegnava così uno scenario. Il sistema quando ti respinge tende a svalutarti, a farti sentire inadeguato. Devi allora avere la testa più dura della loro”. Fuori dal politichese significa: ‘lei si è laureato con un docente politicamente non influente, dunque cerchi fortuna altrove’. E così è stato. Dottorato in Germania, al Max Planck Institute (Berlino). “È stato un punto forte della mia carriera”. E poi? “Due anni di assegno di ricerca, a Napoli, ma pagato dall’IFM, l’Istituto di Fisica della Materia”, afferma Imparato. 
L’ESPERIENZA TORINESE. Laureato a 24 anni con il massimo dei voti, tesi in Fisica Teorica, con il prof. Luca Periti, una decina di anni di precariato, tra cui “2 anni, con assegno di ricerca al Politecnico di Torino”. “A differenza dei miei colleghi che attendevano che qualcosa piovesse dal cielo, io sono andato a cercare certezze altrove. A Torino ho trovato lavoro presso una Fondazione privata, ISI Foundation, finanziata da banche e aziende. Lì mi hanno dato la possibilità di impostare la mia linea di ricerca. Mentre ero a Torino, ho avuto una offerta dalla Svezia, come assistent professor: contratto a tempo determinato per 5 anni, presso la Nordita, un famoso istituto internazionale di Fisica Teorica, con sede a Stoccolma. A questo ho rinunciato, perché in contemporanea è arrivata l’offerta dalla Danimarca, da Aarhus – che è la seconda città universitaria della Danimarca – come associate professor e incarico a tempo indeterminato. Stavolta non ho potuto dire di no”. “A questo punto è arrivato il rilancio dell’ISI di Torino: contratto più lungo e meglio retribuito”. Naturalmente ha rifiutato. A Napoli quando ha dato la notizia dell’assunzione in Danimarca, la risposta di qualche professore del Dipartimento è stata: “bravo, beato te. Fai bene ad andartene”. “La mia risposta? ‘Quando bandirete un posto per Fisica Teorica sarò comunque ben lieto di concorrere’. E lì i sorrisi dei miei interlocutori sono scomparsi”. 
IL CONCORSO DANESE. “C’era una Commissione di 3 membri: 1 interno, 1 francese, 1 di altra Università danese. Non conoscevo nessuno. Hanno valutato le 33 candidature. Fatta una scrematura. Mandati i giudizi al Dipartimento che aveva bandito il concorso. E lì siamo arrivati in 4: sottoposti a intervista e seminario. Un solo posto e l’ho vinto io: a tempo indeterminato, al servizio della regina di Danimarca”. “A Napoli, invece, vince il tuo sponsor. Non l’allievo. Eppure, a Napoli, il mio curriculum scientifico è noto”. Ma le è stato fatto capire che c’era un problema di sponsor? “Diciamo che qui per vincere devi far parte di una scuola che abbia peso accademico. Altrimenti uno può anche essere molto bravo, ma non va da nessuna parte”. Un vanto: “da quando mi sono laureato, ho sempre lavorato, in qualche modo, anche se tra sedi diverse, tra Università e centri di ricerca”. 
“In Danimarca mi hanno anche offerto un contributo per il trasloco”. Presa di servizio “da settembre”. Un bel risultato per un giovane proveniente da famiglia normale (i genitori due semplici impiegati) e nessun accademico in famiglia “e dunque scarse relazioni sociali nel campo. Anche per avere le informazioni giuste sui tempi di uscita dei bandi”. “Ho fatto parte del movimento dei precari della ricerca. Siamo i figli non voluti di questa Accademia, io ma anche tanti altri”. “Ed a 36 anni, io e la mia compagna siamo costretti ad andare via”. 
Paolo Iannotti
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