Prestigioso riconoscimento per il prof. Giovanni Di Minno

“Credo che questa sia un’onorificenza consegnata a me in quanto rappresentante di una Scuola medica, quella della Federico II di Napoli, che da sempre, ed in particolare con il prof. Mancini, ha individuato nelle malattie del sangue e del metabolismo la causa del più grande killer dell’umanità, cioè l’infarto. Credo che da questo punto di vista i dati raccolti nella letteratura medica degli ultimi anni documentino quanto sia stata avveduta questa scelta di base della nostra Scuola”. E’ con queste parole che il prof. Giovanni Di Minno commenta la Laurea Honoris Causa in Farmacia conferitagli dalla Università degli Studi di Milano. Alla cerimonia, avvenuta il 26 novembre scorso, il professore ha tenuto una Lectio Magistralis dal titolo ‘Glicoproteine di membrana piastrinica e controllo dell’emostasi in vivo: prospettive di intervento’. Docente di Medicina Interna e Direttore del Centro di Coordinamento Regionale per le Emocoagulopatie del Nuovo Policlinico, nonché adjunct Associate Professor of Medicine alla Thomas Jefferson University di Philadelphia, Di Minno si è distinto per i suoi studi, portati avanti negli anni ’80 su patologie piastriniche, sulla tromboastenia di Glanzmann e sul fibrinogeno nell’emorragia e nella trombosi.
“La Laurea Honoris Causa mi è stata conferita – spiega più nel dettaglio il docente – per l’attività svolta negli anni Ottanta sulla tromboastenia di Glanzmann e sul riconoscimento dei legami fra alcuni complessi glicoproteici, che attraverso vari studi hanno portato alla possibilità di interazione con farmaci antiemorragici per la pratica della sindrome coronarica clinica”.
Gli studi del prof. Di Minno, pubblicati nel 1985 dalla Federico II su riviste scientifiche internazionali, hanno, dunque, condotto alle attuali metodologie attuabili  in caso di infarto coronarico. Attualmente le ricerche del professore  sono rivolte verso l’emostasi e le sindromi emorragiche; inoltre, nell’ambito di un progetto europeo, in collaborazione con l’Università di Milano, e con atenei di diversi Stati europei – come Svezia, Francia, Germania e Olanda – sta curando una serie di studi su ictus e infarti giovanili. “Ad oggi queste ricerche stanno dando importanti risultati – sottolinea – evidenziando una interazione tra fattori genetici e fattori ambientali, come il fumo o l’obesità”.
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