Stage alla Polizia scientifica e in azienda, corsi di inglese ed informatica

Claudia Racioppi, Miriam Riccardi e Valentina D’Aiuto, sono tre studentesse del curriculum Biomolecolare del corso di laurea Specialistica in Biologia Generale e Applicata. Ventun anni a testa, laureate a luglio con 110 e lode, raccontano l’esperienza che, più di tutte, ha caratterizzato la loro vita universitaria: il progetto Campus Campania. Partito nel 2004, al loro primo anno di università e durato tre anni, ha coinvolto, insieme a loro tre, altri 37 studenti di Biologia, selezionati in base al numero di esami svolti nel primo semestre, alla media e all’età. Prima in graduatoria Claudia, con tutti 30. “La sua, più che una media, è una costanza” scherza Miriam, nona alla selezione, con la media del 28,20, mentre Valentina, media del 28, si è classificata dodicesima. 
Tra le attività svolte, quella che ha appassionato più di tutte le ragazze è stato il lavoro con la Polizia scientifica coordinato dalla Vice Questore Fabiola Mancone.  “La dott.ssa Mancone ci ha seguito per quanto riguarda gli aspetti legali, che regolamentano le attività di polizia, mentre il dott. Improta a la dott.ssa Trotta, ci hanno fatto comprendere il ruolo che i biologi svolgono nel corso delle indagini” spiega Claudia. Studio delle droghe, analisi chimico-biologiche e balistiche, utilizzo di programmi specifici per la ricostruzione di un identikit, o della scena del delitto: le attività di laboratorio, svolte nel corso dello stage, che è proseguito a Roma, alla sede centrale della Polizia Scientifica. Qui, gli studenti hanno potuto studiare grafologia, merceologia, tipizzazione del DNA, armi e proiettili, il riTRIdec, un programma che permette di fare ricostruzioni in tre dimensioni e l’uso del luminol, per osservare macchie di sangue, anche dopo che questo è stato eliminato con un lavaggio. “Abbiamo anche affrontato il caso di Annalisa Durante e l’entomologia forense con Paola Magni, la più grande esperta italiana. Perché la scena del delitto si può ricostruire anche attraverso lo studio dell’ambiente naturale in cui un crimine si è svolto, analizzando le tracce di sangue di animali e persone o studiando i pollini e le piante” dice Miriam. “Il corso è stato molto serio e ci ha permesso di verificare la vocazione per un lavoro che mette in contatto con cadaveri e violenze” afferma Valentina, che ha scelto la sua strada: “sto aspettando il concorso in polizia, ma sono anni che non se ne fanno per gli esterni, ma solo per agenti che vogliono passare di ruolo”. Gli esperti di questo settore in Italia sono pochissimi, appena 15 in tutto il territorio nazionale, dislocati in alcune sedi che operano su vaste aree. Poi ci sono i RIS, l’omologo corpo dei carabinieri. Lo stage in Polizia si è concluso con un esame svolto dagli operatori della Polizia e, a detta delle ragazze, non è stato una passeggiata. 
Corsi con Siemens 
e Nova Artis
Tra le altre esperienze previste dal programma Campus, gli studenti hanno avuto l’occasione di seguire un corso di Microbiologia svolto da un esperto aziendale, Luca Martirani, dirigente scientifico del settore ricerca della Cemon, un’azienda di Grumo Nevano che produce farmaci omeopatici, una delle poche del Meridione. Terminato il corso, gli studenti sono andati in azienda ed hanno assistito all’intero processo di produzione, dalle fasi iniziali, fino all’imballaggio e alla messa in commercio dei farmaci. 
Da una piccola azienda, ad una grande azienda, anzi una multinazionale, la Nova Artis di Siena che ricerca nuovi vaccini (sta lavorando a quello contro l’HIV) venduti poi in Africa. Prossimo obiettivo di mercato, l’Asia. “Abbiamo preso contatto con una realtà che non pensavamo potesse esistere in Italia. Un’azienda internazionale, avanzata dal punto di vista della ricerca aziendale, in cui un biologo gestisce anche gli aspetti economici del lavoro”, racconta Miriam affascinata. Anche questo è un lavoro duro dal punto di vista psicologico: per diverse ore al giorno, bisogna stare in piedi, senza muoversi, bere, mangiare o andare in bagno, in un ambiente assolutamente sterile. 
Corsi di inglese, di informatica, lezioni su come affrontare il colloquio di lavoro (svolte da uno specialista di marketing della Siemens, il dott. Alfonso Natale) e programmi speciali di alcune materie di studio, hanno completato la formazione di questo gruppo di studenti un po’ speciale. Unici obblighi, frequentare con assiduità e terminare gli studi nei tempi previsti, “per il resto siamo stati seguiti benissimo, con un’organizzazione impeccabile, merito del lavoro delle professoresse Bartolucci e Fucci. Inoltre, siamo sempre state spesate di tutto” ricordano le ragazze che del progetto dicono: “ci ha permesso di distogliere lo sguardo dal mondo universitario e di vederci proiettate in quello del lavoro”. Così da intravedere meglio il futuro occupazionale. “Ho messo in discussione le mie conoscenze e capacità. Mi sono misurata con situazioni complesse, con persone che hanno obiettivi molto alti e mi sono resa conto che, per ottenere gli stessi risultati, dovrò impegnarmi molto” afferma Valentina che, se non dovesse riuscire ad entrare in Polizia, vorrebbe approfondire l’argomento affrontato nella tesi di laurea: la fecondazione assistita. Di grande fascino il mondo della ricerca ma “è un ambiente molto competitivo”, commenta Miriam che nel lavoro di tesi si è occupata di studiare alcuni enzimi che si trovano nelle radici dell’orzo per capire quali resistono in carenza di azoto. Anche Claudia, che ha svolto una tesi sperimentale presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn, ama la ricerca ma trova interessante e gratificante dal punto di vista economico la realtà aziendale. Spera comunque di “lavorare in un ambiente stimolante”. 
“Vogliamo restare a vita qui”, la frase con la quale le tre ragazze commentano questi anni di università. 
(Si. Pa.)
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