Biologia degli ambienti estremi, primo Corso del genere in Italia

“Si tratta di un Corso nel quale vengono affrontate tematiche specifiche che rappresentano il futuro della ricerca e del progresso scientifico. La crescente attenzione internazionale verso gli ambienti estremi, come gli ambienti polari e subpolari, i canyon, i deserti o ancora le profondità marine, e la storia della ricerca partenopea verso questi ambienti, dallo studio della Solfatara di Pozzuoli alle ricerche più attuali sulle emissioni sommerse di CO2 condotte nelle acque costiere dell’isola di Ischia, fino alle ricerche polari, ci hanno spinto ad aprire questo nuovo percorso. Gli estremofili, d’altra parte, costituiscono una risorsa nuova di microrganismi ed enzimi che trova impiego nelle innovative applicazioni biotecnologiche”, spiega la prof.ssa Olga Mangoni, docente di Ecologia, Coordinatrice della nuova Magistrale in Biology of Extreme Environments attivata dal Dipartimento di Biologia, il primo Corso di Laurea di questa tipologia in Italia e in Europa. “Solo grazie al progresso tecnologico degli ultimi anni è possibile studiare gli ambienti estremi, da quelli terrestri a quelli extraterrestri”, sottolinea la docente, protagonista, così come tutti i suoi colleghi coinvolti nel Corso, dell’incontro, il 15 aprile, con gli studenti interessati alla novità didattica.
Per meglio consentire agli studenti di specializzarsi sull’aspetto che più cattura il loro interesse di questa nuova branca, il Corso si articola nei curricula ‘Biological Resources’ e ‘Astrobiology’. Il primo è incentrato sul funzionamento degli ambienti estremi e sulle potenzialità di uno sfruttamento sostenibile delle loro risorse. Il focus del curriculum è, quindi, su questi habitat dal punto di vista degli organismi microscopici e non, con il loro adattamento molto particolare. Il secondo prevede l’acquisizione di conoscenze scientifiche e tecnologiche finalizzate allo studio e alla scoperta di ambienti estremi, tra cui lo spazio. “Si tratta di una branca molto stimolante per le sue applicazioni future. È una disciplina nuova e molto richiesta dal mercato del lavoro, anche solo se si pensa alle Agenzie spaziali e a quante risorse stiano investendo nelle spedizioni, ad esempio, su Marte. Nel nostro team, i docenti hanno attivi progetti in diversi campi, ad esempio la crescita di piante che andranno sulle navicelle spaziali o gli studi negli ambienti polari”. Il punto forte del Corso, comunque, è la sua multidisciplinarità, “che permette l’interazione degli studenti con docenti di diverse discipline, momento fondamentale per la crescita culturale e professionale del biologo degli ambienti estremi. La ragione è che le competenze di questo particolare biologo abbracciano diverse materie indispensabili per la comprensione dei processi biologici, fisiologici, ecologici ed evolutivi. Questo permetterà alle nuove generazioni di raggiungere frontiere ad oggi ancora inesplorate”, sostiene la prof.ssa Mangoni, il cui impegno personale verso il nuovo Corso è il risultato di una formazione scientifica e professionale che l’ha portata ad occuparsi dell’ambiente polare antartico da quando era una studentessa.
Le spedizioni in Antartide
L’Antartide è uno degli ambienti estremi più curiosi e interessanti presenti sulla terra, con la sua ricchezza microbiologica e le particolari condizioni climatiche che permettono di monitorare e studiare le variazioni climatiche che avvengono nel resto del mondo. Rappresenta oggi il serbatoio di acqua dolce più grande del Pianeta, che costituisce inoltre un archivio della storia geologica e climatica della Terra, ma è anche un luogo di vita ancora inesplorata proprio per le sue condizioni climatiche estreme. Le coste dell’Antartide rappresentano dei luoghi molto ricchi di vita grazie alla presenza di organismi unicellulari altamente specializzati, che rappresentano la base della catena alimentare marina e sostengono foche, pinguini e balene. Tutte queste informazioni, oggi accessibili ai più, sono il risultato di anni di studi condotti dagli scienziati di diversi settori, tra cui biologi come la prof.ssa Mangoni che, nel corso dei suoi anni di ricerca, ha condotto in Antartide ben undici spedizioni. Nel 2017 l’ultima campagna oceanografica a cui la prof.ssa Mangoni ha preso parte: “Fare ricerca in Antartide non è semplice ma è un’esperienza unica. Distese di ghiaccio con suoni e colori incredibili, venti che si alzano all’improvviso e la possibilità di vedere animali abituati a vivere in queste condizioni estreme. Speriamo di poter offrire agli studenti che si immatricoleranno la possibilità di vivere esperienze come questa nel loro futuro. Al momento stiamo aspettando l’ultimo decreto da parte del Ministero per dare l’ufficializzazione del Corso, ma per il resto è tutto pronto. Le nostre passioni vengono dalle nostre ricerche e ritrovarci insieme ad altri colleghi in questo nuovo progetto porta anche a molte nuove collaborazioni tra di noi, che siamo docenti ma anche ricercatori, ed è molto bello poter trasmettere la nostra passione agli studenti. All’idea di un unico trascinatore, noi preferiamo quella del gruppo e della collaborazione”, dice la Coordinatrice.
Una specifica riguarda, invece, i requisiti per l’accesso al Corso di Laurea, che prevede 30 crediti formativi di Biologia e la possibilità di sostenere esami integrativi per raggiungere tutti i crediti necessari all’ammissione. Conclude la prof.ssa Mangoni: “abbiamo inoltre rassicurato gli studenti sulla natura internazionale del Corso di Studi. Per noi è fondamentale che gli studenti escano dai nostri laboratori, dove pure saranno molto stimolati e impegnati, e che si interfaccino con la ricerca e il mondo del lavoro in prima persona”.
Agnese Salemi

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