David Iacopini, uno dei docenti che hanno scelto di tornare in Italia per insegnare a Geologia, racconta ad Ateneapoli le motivazioni della sua decisione, le sue speranze ed i suoi progetti per gli studenti.
Perché è andato via dall’Italia e perché ha deciso ora di rientrare? “Nel 2008 me ne andai (ero un assegnista di ricerca all’Università di Pisa) per diversi motivi. Prima di tutto il desiderio di lavorare con un gruppo che aveva esperienza in un settore che a quei tempi in Italia era poco rappresentato: mi riferisco alla geofisica e geologia del sottosuolo che in Gran Bretagna era fortemente sostenuto dalla grande industria (energie fossili) che sviluppava (e lo fa ancora) tecnologie di punta per l’imaging. Dopo molti anni credo che in Italia, e più in generale in Europa, il gap tecnologico con il mondo anglosassone e nordico si è in parte ridotto e c’è un forte interesse, certamente a Napoli, ad espandere i tradizionali settori di ricerca. Infine, devo dire che dopo 10 anni mi mancava molto il contesto culturale e la qualità di vita (cibo, paesaggi) dell’Italia. Napoli è un po’ un mondo straordinario sotto questi punti di vista. Scientificamente ha, inoltre, un gruppo tradizionalmente molto forte nel settore della geologia strutturale, sedimentologico e sismologico e dei centri di ricerca che lavorano nel settore marino molto noti all’estero, perciò l’ho ritenuto un posto naturale dove continuare la mia carriera”…
Perché è andato via dall’Italia e perché ha deciso ora di rientrare? “Nel 2008 me ne andai (ero un assegnista di ricerca all’Università di Pisa) per diversi motivi. Prima di tutto il desiderio di lavorare con un gruppo che aveva esperienza in un settore che a quei tempi in Italia era poco rappresentato: mi riferisco alla geofisica e geologia del sottosuolo che in Gran Bretagna era fortemente sostenuto dalla grande industria (energie fossili) che sviluppava (e lo fa ancora) tecnologie di punta per l’imaging. Dopo molti anni credo che in Italia, e più in generale in Europa, il gap tecnologico con il mondo anglosassone e nordico si è in parte ridotto e c’è un forte interesse, certamente a Napoli, ad espandere i tradizionali settori di ricerca. Infine, devo dire che dopo 10 anni mi mancava molto il contesto culturale e la qualità di vita (cibo, paesaggi) dell’Italia. Napoli è un po’ un mondo straordinario sotto questi punti di vista. Scientificamente ha, inoltre, un gruppo tradizionalmente molto forte nel settore della geologia strutturale, sedimentologico e sismologico e dei centri di ricerca che lavorano nel settore marino molto noti all’estero, perciò l’ho ritenuto un posto naturale dove continuare la mia carriera”…
L'articolo continua sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola dal 23 ottobre (n. 15-16/2019)
o in versione digitale all'indirizzo: https://www.ateneapoli.it/archivio-giornale/ateneapoli
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