“È una sfida di carattere tecnico molto interessante”

Continua la scalata a ruoli istituzionali nazionali da parte di esponenti della Federico II. Il prof. Maurizio Giugni, docente di Infrastrutture idrauliche e sistemazioni idrauliche per la difesa del territori, che per sei anni è stato anche Direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale, è stato nominato Commissario Straordinario del settore idrico dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte. Si è messo, dunque, in aspettativa in Ateneo, perché il ruolo di docente universitario è incompatibile con il nuovo incarico. È stato sostituito alla direzione del Dipartimento dal prof. Claudio Mancuso. Il docente di riferimento dei corsi di Infrastrutture Idrauliche e di Sistemazioni Idrauliche per la Difesa del Territorio è ora Francesco De Paola.
Professore Giugni, di cosa si occuperà nel suo nuovo incarico?
“Il ruolo del commissariato è attivare le procedure necessarie ad adeguare gli agglomerati soggetti a procedura di infrazione per la cattiva depurazione. In questo momento l’Italia è soggetta a due procedure di infrazione europea per le quali è stata già condannata. Ha pagato trenta milioni una tantum e versa 160 mila euro al giorno. La procedura di infrazione resterà in essere fino a che i sistemi di depurazione non saranno adeguati ai limiti di scarico previsti dalle direttive europee. In più ci sono altre due procedure di infrazione, con il rischio delle relative sanzioni da parte dell’Europa, in corso. Insomma, l’Italia ha un problema molto serio legato alla non conformità degli scarichi ed al mancato collettamento nella rete fognaria dei reflui. Un problema ambientale ed un problema economico”. 
Perché c’è questo grave ritardo nella realizzazione dei collettori e nell’adeguamento dei depuratori alle normative europee?
“In parte è endemico. Il servizio idrico integrato avrebbe bisogno di risorse fresche per rinnovarsi e non sempre sono arrivate in maniera adeguata o sono state spese nel migliore dei modi. Nel settore del collettamento dei reflui e della depurazione, inoltre, siamo stati sempre un po’ indietro rispetto al settore della distribuzione idrica. È un problema di risorse e di endemica lentezza rispetto al compimento delle opere pubbliche in Italia. Il mio ruolo sarà proprio di accelerare i lavori ed il completamento degli interventi per rendere i depuratori più funzionali ed efficienti o, laddove necessario, per realizzarli ex novo”. 
Ha già elaborato una tabella di marcia?
“Sono stato nominato da poco, mi sto insediando adesso. Insomma, sono ancora alla fase dello studio della situazione. È una realtà molto composita quella della quale dovrò occuparmi. Parliamo – vado a memoria – di oltre 100 interventi in atto in Sicilia, in Calabria, in Campania. C’è anche qualcosa, credo, in Lazio e Puglia”. 
In Campania quali sono le situazioni più critiche?
“Bisogna accelerare gli interventi di adeguamento del depuratore di Napoli est. Un altro problema è a Mondragone. In generale, però, sono tanti i punti di criticità. Per fortuna non parto da zero perché il mio predecessore Enrico Rolle, anch’egli docente universitario, ha lavorato bene”. 
Quanto durerà il suo incarico?
“Tre anni, con possibilità di proroga”.
Perché ha accettato?
“Da un lato è una sfida di carattere tecnico molto interessante. Poi, senza essere retorico, ho la possibilità di poter fare qualcosa per la collettività. Ho sempre lavorato come docente, alcuni dei miei allievi oggi hanno ruoli abbastanza significativi anche nella Pubblica amministrazione, ed in questo caso si può fare qualcosa di utile stando direttamente all’interno delle istituzioni”.
Cosa le hanno detto i suoi colleghi federiciani?
“Sono stati contenti per me. Qualcuno mi ha confessato che gli dispiace io vada via ed è stato un bellissimo complimento. In ogni caso, anche se in aspettativa, potrò continuare a svolgere alcune attività. Insomma, non è che non mi si vedrà più in Dipartimento”. 
L’Ateneo Federico II, attraverso i suoi docenti, è sempre più presente in ruoli di consulenza o di collaborazione con il Governo. Secondo lei da che dipende?
“È merito innanzitutto del nostro ex Rettore ed attuale Ministro. Con il prof. Gaetano Manfredi la Federico II si è rilanciata in maniera sostanziale a livello nazionale. Ha punte di eccellenza ed è un Ateneo caratterizzato da notevole qualità della ricerca. La qualità è sempre stata il punto di riferimento del Rettore. Siamo ripartiti con il reclutamento, durante il mandato del prof. Manfredi, ed abbiamo preso docenti molti bravi. Gli indici di ricerca stanno risalendo. Cinque Dipartimenti, tra i quali il mio, hanno avuto la certificazione di Eccellenza e l’assegnazione dei fondi ad essa connessa. La circostanza che l’ateneo è sempre più presente con i suoi docenti anche in ruoli di diretta collaborazione con le istituzioni nazionali è la conseguenza di tutto ciò”. 
Il suo bilancio di Direttore del Dipartimento?
“Non è a me che deve rivolgere questa domanda, ma ai colleghi con i quali ho lavorato in questi anni. Spero e credo di avere bene operato, anche in situazioni non sempre facili, e certamente sono arrivati risultati. La certificazione di Eccellenza è uno di essi, ma non l’unico. Siamo stati molto attivi in progetti di ricerca e collaborazioni estremamente prestigiose. Anche sotto il profilo della didattica, abbiamo mantenuto ed incrementato gli standard di qualità”. 
 
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