26 neo immatricolati al Polo Penitenziario federiciano

Ventisei nuovi iscritti per i Corsi di Laurea che la Federico II attiva ormai da quattro anni all’interno del Penitenziario di Secondigliano. “Quindici sono reclusi in regime di alta sicurezza e dieci in regime di media sicurezza. Molti di essi hanno risposto all’interpello che il Provveditorato ha emanato in tutte le case circondariali italiane. Abbiamo, dunque, studenti detenuti che si trasferiscono a Napoli per frequentare le lezioni, vengono dai penitenziari di Saluzzo, Tolmezzo, Augusta, Fossombrone, Vibo Valentia”, dice la prof.ssa Marella Santangelo, docente di Progettazione ad Architettura e coordinatrice per l’Ateneo del Polo Penitenziario. Complessivamente gli iscritti ai Corsi di Laurea sono una settantina. Tra i nuovi immatricolati, “sei hanno scelto Scienze erboristiche, otto Scienze gastronomiche e mediterranee, cinque  Scienze Sociali, tre Scienze Politiche, uno Sviluppo sostenibile (il Corso che afferisce al Dipartimento di Architettura e che da qualche anno ha sostituito Urbanistica) e tre Scienze dei servizi giuridici”. Anche quest’anno, studenti detenuti saranno seguiti da un certo numero di tutor: “Abbiamo chiuso finalmente il bando di Ateneo per reclutare sedici persone: otto dottorandi ed altrettanti studenti. Spero in un aiuto economico per mettere a concorso altri posti perché la figura del tutor è determinante per la buona riuscita dei percorsi universitari nei penitenziari”. Come, d’altronde, è importante l’orientamento in ingresso: “A luglio con altri colleghi di vari Dipartimenti sono stata a Secondigliano per incontrare i detenuti interessati alla proposta didattica dell’Ateneo e per indirizzarli, sulla base delle esigenze e delle preferenze individuali, verso i Corsi di Laurea più interessanti per loro. Abbiamo preparato anche varie brochure che sono state inviate ai diversi istituti di pena presenti in Campania”. Si parte, dunque, dopo l’inaugurazione dell’anno accademico che si è svolta nel Penitenziario l’otto novembre. Le lezioni si svolgeranno in gran parte in presenza ma ci saranno anche opportunità per seguire a distanza. “Una novità positiva – informa la prof.ssa Santangelo – è che finalmente i detenuti hanno ricevuto i computer che sono stati messi a loro disposizione dall’Ateneo”. Non è l’unica. “Stanno per iniziare il tirocinio nella farmacia del carcere i primi due studenti di Scienze nutraceutiche e di Scienze erboristiche. Sono due Corsi di Laurea che prevedono il tirocinio obbligatorio prima della laurea per gli studenti del terzo anno. Ebbene, grazie ad un accordo tra l’Asl Napoli 1 e l’Ateneo, in particolare il Dipartimento di Farmacia, siamo riusciti a garantire questa opportunità. È stata sottoscritta una convenzione che abbiamo presentato l’otto novembre durante l’inaugurazione”. Una delle peculiarità del Polo Penitenziario della Federico II è che lo coordina un architetto. “In genere – dice Santangelo – esperienze analoghe alla nostra e presenti in altri Atenei italiani hanno come delegati giuristi e sociologi della devianza. Io sono stata scelta dal prof. Manfredi, all’epoca Rettore, perché avevo già cominciato a lavorare sui temi dell’architettura del carcere e dello spazio di detenzione. Ricordo che il garante dei detenuti che c’era all’epoca, Adriana Tocco, mi propose di parlare del progetto di Polo Penitenziario con Manfredi e che quando lo feci subito il Rettore mi chiese se sarei stata disposta a coordinare  l’iniziativa. Mi sono buttata in questa avventura molto faticosa, ma che ritengo sia molto importante e di grande valore per l’Ateneo, per i reclusi e per la città. Il carcere non è un mondo da abbandonare o ignorare, ma una realtà, per quanto dolorosa, che va presenziata dalla società civile. È un punto della realtà e coinvolge più di 70 mila persone. Un mondo abbandonato e sottovalutato. Bisogna esserci per scongiurare derive e distorsioni e per evitare che possano verificarsi episodi come quello che ha coinvolto i reclusi ed alcuni agenti di polizia penitenziaria a Santa Maria Capua Vetere”. La docente fa riferimento alle violenze ed ai pestaggi perpetrati – secondo quanto appare da alcuni filmati delle telecamere interne al penitenziario e secondo l’ipotesi di reato della Procura di Santa Maria Capua Vetere – da decine e decine di agenti di polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti. Una vendetta a freddo dopo una protesta che aveva coinvolto un gruppo di reclusi. “Io credo – sottolinea la prof.ssa Santangelo – che uno dei sentieri da percorrere con il Polo Penitenziario sarà anche la formazione e la professionalizzazione degli agenti di polizia penitenziaria. Immagino che l’Ateneo possa promuovere iniziative culturali ed attività didattiche anche per loro perché dal miglioramento del livello culturale di tutti i soggetti presenti in carcere può scaturire il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro sia dei reclusi, sia degli agenti”. Conclude: “La cultura può rafforzare e dare competenze e strumenti ai reclusi che diano una nuova prospettiva anche ai loro rapporti con i familiari. Per esempio alle relazioni con i figli. È capitato che alcuni mi abbiano detto: studio perché in questo modo con mio figlio so di cosa parlare. Uno dei primi mi confessò che si sarebbe iscritto a Giurisprudenza perché suo figlio frequentava lo stesso Corso di Laurea ed avrebbero avuto argomenti di discussione e conversazione”.
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