60 i docenti-volontari nella lotta al COVID

Inizio aprile: la Direzione generale del Policlinico chiede un supporto per il reparto di Malattie infettive. Appello raccolto dalla Scuola di Medicina e Chirurgia, nella figura del Presidente Luigi Califano, e seguito da un elenco che conta quasi sessanta docenti-medici, tra ordinari, associati e ricercatori, disponibili a dare il proprio contributo per le emergenze. Pochi eroi di una battaglia storica? No. Dalle parti di via Pansini lo dicono a chiare lettere e lo ribadiscono. A prescindere da quell’elenco, tutto il Policlinico e tutti i suoi professionisti sono impegnati da settimane a fare la propria parte. Come? Lo spiega il prof. Nicola Ferrara, docente di Medicina Interna e Coordinatore del Corso di Laurea Triennale in Infermieristica: “tutta l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II sta lavorando sia per l’emergenza COVID-19 sia per mantenere standard di qualità nella diagnosi, cura e follow up di tutti i malati non COVID che afferiscono alle strutture di Cappella dei Cangiani. L’edificio 18, dove sono storicamente allocate le Malattie Infettive, è stato potenziato in posti letto e personale per dedicarsi esclusivamente ai malati COVID. La rianimazione dell’edificio 8 è stata destinata esclusivamente ai pazienti affetti dal COVID-19 e, sempre nell’ambito dell’AOU, sono stati strutturati percorsi dedicati ai COVID pediatrici e alle donne gravide COVID positive. È stato, inoltre, potenziato il laboratorio di virologia per la processazione e l’analisi molecolare dei tamponi, uno dei primi laboratori a essere autorizzato dalla Regione per tale indagine”. Da un lato la lotta al COVID-19. Dall’altro l’attività ordinaria che va avanti: “va sottolineato che le attività di assistenza per i pazienti emato-oncologici, infartuati, chirurgici in emergenza/urgenza e per tutti quelli il cui ricovero era indifferibile sono continuate e nelle ultime settimane, dopo il comprensibile timore dei pazienti nell’approcciarsi a una struttura ospedaliera, si stanno esponenzialmente incrementando”. D’aiuto l’organizzazione del Policlinico: “la struttura a padiglioni, ritenuta un limite rispetto alla moderna struttura a monoblocco, ha permesso la coesistenza sia dei pazienti COVID con percorsi dedicati sia dei pazienti non infetti da Sars COV2 facilitando la coesistenza di questi malati in un’unica Azienda”. In tale contesto, “la Direzione Generale, al fine di rispondere a eventuali emergenze nel reparto di malattie infettive COVID, ha chiesto la disponibilità dei docenti medici e dei medici aziendali a dare il loro contributo diretto ai colleghi delle Malattie infettive. Premessa la disponibilità di tutti, hanno immediatamente dato la loro adesione volontaria circa sessanta ricercatori, docenti di prima e seconda fascia, Direttori di Dipartimento e Dirigenti medici. Alcuni giornali hanno ironizzato dicendo ‘i baroni entrano nei reparti’, facendo finta di ignorare che il personale universitario delle Scuole di Medicina si è sempre impegnato nell’assistenza correlata al ruolo docente e di ricerca”. Sul lavoro svolto nelle ultime settimane, il prof. Michele Santangelo, Chirurgia Generale: “il Policlinico, secondo me, si è espresso alla grande aprendo le porte in maniera chiara a tutti i pazienti con insufficienza respiratoria severa. Inoltre non ha smesso di funzionare come struttura ospedaliera. Sono proseguiti anche i trapianti di rene (il curriculum del docente parla di oltre 500 interventi in ambito trapiantologico, n.d.r). Non sono cose che si improvvisano, c’è dietro una preparazione significativa. Noi medici ci siamo sacrificati, ma lo stesso vale anche per il personale infermieristico. È uno sforzo strutturale e organizzativo che viene dalla dirigenza”. Sulle ricadute che la particolare situazione ha avuto sulla didattica, il professore, Coordinatore del corso integrato di Chirurgia generale, risponde: “rispetto agli esami, le lezioni sono più semplici da realizzare, sebbene manchi lo stimolo dell’interattività che c’è in classe. L’online sta funzionando benissimo grazie ai supporti messi a disposizione dall’Ateneo. La difficoltà sta nel fatto che la Medicina è una scienza che ha necessità di essere appresa sui libri, ma anche attraverso la pratica. Su questo, però, l’Ateneo si sta organizzando fornendoci linee guida su come svolgere il tirocinio a distanza”. La risposta all’emergenza è arrivata pure dall’Odontoiatria che “in una fase di emergenza pubblica lavora per supportare la popolazione e si impegna nel campo dell’educazione”, ha affermato il prof. Michele Davide Mignogna, docente di Malattie odontostomatologiche, proseguendo: “le nuove generazioni di odontoiatri sono formate a un lavoro più rigoroso e attento nel campo della prevenzione infettivologica”. Il docente è tra i nomi nella lista di volontari: “sono innanzitutto un federiciano doc e poi un medico. Non avrei mai potuto tirarmi indietro. Auguriamoci che non ci sia bisogno di altri medici nei reparti COVID. Per fortuna la Campania è stata saggia sia come educazione della popolazione, che ha recepito bene le indicazioni degli amministratori, sia come gestione a livello sanitario. Ove mai servisse altra manodopera medica, sapremo comunque non far mancare agli studenti il nostro supporto. La gestione della didattica per via telematica offre vantaggi in tal senso”. Sulle lezioni dal monitor: “ho avuto un ottimo feedback da parte degli studenti che addirittura in alcuni casi l’hanno trovata vantaggiosa. Da docente è un dramma. L’insegnante esperto ha il polso della situazione guardando i suoi studenti”. Positiva l’esperienza esami da remoto ai CdL di Medicina e di Odontoiatria: “sono stati agevoli, ovviamente orali. Abbiamo fatto pure qualche seduta di Specializzazione. L’attività didattica non si interrompe, anzi, rispettiamo le scadenze forse più del passato perché vogliamo che gli studenti sentano la nostra vicinanza. Siamo attivi anche con i corsi post laurea che hanno subito solo un ritardo di qualche settimana, ma sono partiti”.
 
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