Ansie da prestazione, disabilità, discriminazione: gli studenti trovano ascolto e supporto al Centro Sinapsi

Settembre, si sa, è il mese delle immatricolazioni. Completati i passaggi burocratici online fatti di semafori e cifre noiose, bisogna fare un salto in segreteria per consegnare il plico. Una prima volta. Una prima di lunghe code che, nell’attesa del proprio turno, portano a guardarsi intorno, magari verso le pareti. E lì capiterà a tutti, presto o tardi, di vedere un manifesto dai colori arancione-bianco con la scritta “SInAPSi Centro di Ateneo”. Cosa sarà mai? Uno dei progetti federiciani più riusciti degli ultimi 15 anni. Si tratta di Servizi per l’Inclusione Attiva e Partecipata degli Studenti (questa l’estensione dell’acronimo), nati nel 2006, allo scopo di creare un luogo trasversale attento ad ogni tipo di disagio, senza alcuna etichetta di sorta. Il percorso universitario è foriero di tante nuove esperienze, ma, proprio per questo, implica anche il confronto con le difficoltà. Che si declinano in tanti modi. Ansie da prestazione, metodo di studio poco fruttuoso, disabilità, discriminazione. Questo è il punto: non è detto che si debba affrontare tutto ciò solo con le proprie forze. Tuttavia, spesso è la vergogna nell’ammettere di avere un problema il primo ostacolo da affrontare prima di rivolgersi al Centro. Proprio per questo un approccio preliminare potrebbe essere quello di conoscere lo Sportello d’ascolto psicologico, nato poco più di tre anni fa per canalizzare le fortissime reazioni emotive del mondo accademico all’indomani della tragica scomparsa di Giada – una studentessa di 26 anni – avvenuta nel 2018 a Monte Sant’Angelo. “Siamo una comunità e, se necessario, possiamo e dobbiamo parlarne!”. L’invito campeggia sulla pagina internet dello sportello, e offre una prima impronta di quale sia la sua funzione, chiarita dalla dottoressa Tiziana Liccardo, che oltre a gestirlo ricopre anche il ruolo di referente della sezione di Psicologia della disabilità di SInAPSi. “Lo sportello, che può essere sia in presenza che online, non nasce come sostegno tout court, ma come possibilità di confronto e di indirizzamento verso percorsi specifici. È dedicato a tutti gli studenti ed ai membri dello staff universitario che hanno bisogno di condividere le difficoltà incontrate nella loro esperienza. Di fatto è un luogo trasversale che raccoglie un’ondata emotiva generata da uno specifico momento”. A confermare questo ruolo di sentinella è pure la prof.ssa Maria Francesca Freda, docente di Psicologia clinica. “Lo sportello è particolarmente attivo quando eventi drammatici ci mettono di nuovo a contatto con le nostre paure. Fatti che sono altro da noi, ma che ci riguardano”. Il punto di partenza sarebbe il giudizio personale sulla propria condizione: “noi siamo a disposizione quando lo studente capisce di sopportare uno stress eccessivo, qualunque sia la provenienza. Non si deve stare malissimo per rivolgersi a SInAPSi. Bisogna cogliere il proprio disagio”. E mettiamo che questo disagio abbia a che fare con un esame difficile da superare (magari a causa di un approccio errato o ansia eccessiva), oppure ad un vero e proprio blocco nello studio: a quale sezione del Centro bisogna fare riferimento dopo aver avuto contatti con lo sportello d’ascolto? A quella del Successo Formativo, coordinata proprio da Freda. Sono quattro in questo caso i servizi offerti: lo storico Cpsu, la Consultazione psicologica per studenti universitari, al quale si aggiunge quello per studenti Erasmus; il Counselling di gruppo “Imparare ad Imparare”; la Consulenza ai Corsi di studio per favorire l’inclusione. “L’Ateneo mette a disposizione delle risorse importanti, vanno sfruttate! – spiega la docente, che si sofferma pure sui numeri positivi della sezione che dirige – Dal 2019 registriamo un + 200%, grazie al forte interessamento degli studenti per attività di gruppo volte a promuovere competenze e benessere psicologico. In altri termini, in due anni, abbiamo accolto e aiutato circa 700 persone. In 100 hanno preso parte, solo tra gennaio e luglio scorsi, al gruppo ‘Imparare ad Imparare’, mentre in 15, ogni settimana, hanno chiesto una consultazione psicologica a maggio 2020, subito dopo il primo lockdown”. 
 
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