Architettura ripercorre la sua storia e celebra i suoi Maestri

Architettura accende i fari sulla sua storia, sui Maestri che hanno insegnato a migliaia di studenti e che hanno lasciato una impronta in città. Lo fa attraverso tre mostre, la prima della quale copre gli anni dalla fondazione al dopoguerra (1927 – 1945) e si inaugurerà il 27 gennaio a Palazzo Gravina. Una iniziativa voluta e sostenuta dal prof. Michelangelo Russo, Direttore del Dipartimento, e per realizzare la quale sono scesi in campo docenti di lungo corso e dottorandi, in un lavoro di squadra che ha permesso di dare vita ad un progetto estremamente ampio ed articolato. Mostra e catalogo sugli anni dal 1927 al 1945, in particolare, sono stati curati da Renato Capozzi, Enrico Formato, Giovanni Menna, Andrea Pane. Il progetto di allestimento e l’organizzazione sono stati di Gennaro Di Costanzo, Federica Deo, Claudia Sansò, Maria Simioli, Giovanni Spizuoco. “L’idea che ci ha animato in questa avventura – racconta il prof. Capozzi – è una riflessione critica sulle radici. Io ho la delega all’organizzazione delle attività espositive del Dipartimento e in questa veste sono stato coinvolto. Tre gruppi di lavoro si sono divisi i tre periodi storici nei quali abbiamo scansito il progetto. La prima delle tre mostre riguarda il periodo che va dalla fondazione della Regia Scuola di Architettura (poi, dal 1935, Facoltà) al primissimo dopoguerra, e che ha avuto come figure centrali Alberto Calza Bini, Roberto Pane, Marcello Canino, Ferdinando Chiaromonte, Giulio De Luca e Carlo Cocchia”. Spiega: “L’esposizione ha inteso, in particolare, mettere in luce da un lato il nesso insegnamento-costruzione, soffermandosi sulle opere realizzate dai docenti, dall’altro il peso esercitato anche da quelle ‘radici’ esterne alla Facoltà che hanno però orientato in modo determinante la maturazione di alcuni dei suoi più giovani esponenti che di quella Scuola diverranno poi protagonisti indiscussi nei decenni successivi. Per questa ragione, tra i riconosciuti capiscuola delle successive generazioni di studiosi e dei punti di vista sulla trasformazione della città nel rapporto indissolubile tra piano e progetto, tra tradizione e modernità, in questa come nelle successive mostre del ciclo, vi è uno spazio dedicato alla figura di Luigi Cosenza che, pur non essendo stato docente della Scuola di Architettura, ne ha sempre rappresentato la coscienza critica e un forte riferimento esterno”. Nell’ambito della mostra, prosegue Capozzi, “c’è anche una parte che indaga le opere dei Maestri. Questo perché erano sì docenti universitari, ma avevano anche una pratica architettonica ed ebbero un protagonismo nella storia delle trasformazioni urbane della città. C’era un nesso indissolubile tra la loro elaborazione teorica e la loro pratica professionale. Sono state individuate opere come la Chiesa di Donnaregina, intervento significativo di restauro che fu realizzato da Gino Chierici. Un esempio molto importante di intervento sull’antico. Poi un caffè di Roberto Pane in via Manzoni. Il Palazzo delle Finanze di Marcello Canino. L’Arena Flegrea di Giulio De Luca. Le serre botaniche realizzate da Carlo Cocchia alla Mostra d’Oltremare nel 1940”. Una piccola perla della mostra è l’esposizione in originale delle tavole del piano regolatore della città di Napoli del 1939 di Piccinato, concesse dal Comune di Napoli ad Architettura proprio per impreziosire l’allestimento della mostra.
“Il giorno dell’inaugurazione – sottolinea inoltre Capozzi – avremo anche quattro Lezioni Magistrali da parte di docenti non napoletani molto importanti: Marco Biraghi, Patrizia Gabellini, Franco Murini e Claudio Varagnoli. Seguiranno poi interventi brevi dei vari rappresentanti delle nostre diverse aree disciplinari”. Alla prima mostra, come si diceva, seguiranno poi altre due esposizioni, relative a diversi ambiti cronologici. La seconda ripercorrerà gli anni dal dopoguerra alla contestazione studentesca. La terza arriverà fino alla recente trasformazione da Facoltà in Dipartimento.

Fabrizio Geremicca 

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