Con ‘Italia Riparte’ l’investimento “in ricerca e università più robusto che sia stato mai realizzato negli ultimi 30 anni”

“Italia Riparte, il decreto di qualche giorno, prevede l’investimento in ricerca e università più robusto che sia stato mai realizzato negli ultimi 30 anni. Un miliardo e 400 milioni. Risorse che serviranno a sostenere un numero molto più ampio di ricercatori che nel passato e che potranno essere impiegate per il diritto allo studio”. Il prof. Nicola Mazzocca, consigliere scientifico del Ministro Manfredi e docente alla Federico II di Sistemi di elaborazione delle informazioni nel Dipartimento di Ingegneria elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione, fa il punto sulle attività dell’ex Rettore, che lo ha scelto per lavorare, in particolare, su comunicazione digitale, trasformazioni e competenze digitali.
Circola l’ipotesi che nel prossimo anno accademico sarà allargata in maniera molto ampia la fascia di esenzione dalla contribuzione universitaria. È fondata questa ipotesi?
“Non entro nel merito, ovviamente, e non spetta a me fornire anticipazioni. Un discorso generale, però, può essere fatto ed è che una delle conseguenze della grave crisi economica del 2008 è stata una notevole caduta delle immatricolazioni negli Atenei. Se accadesse di nuovo sarebbe un problema per il Paese, perché per avere persone competenti nei diversi settori la formazione universitaria è importante. In questo contesto, naturalmente, l’ex Rettore Manfredi è impegnato a trovare con il Governo possibili soluzioni per evitare che la storia si ripeta”. 
Si riparte, ma c’è ancora da gestire una fase di emergenza sanitaria. Avete valorizzato le competenze universitarie per fronteggiare le settimane più difficili della epidemia sanitaria e per pianificare la Fase 2?
“Sì. Per esempio attraverso l’intervento ‘Innova per Italia’ che è stato pensato per gestire l’emergenza. Il Ministero dell’Università, in collaborazione con quello dell’Innovazione, ha promosso una rete per dare risposte veloci su test e dispositivi in ambito sanitario. Serviva una rete veloce di certificazione per mascherine, camici, guanti. La Federico II è stata tra gli Atenei che hanno dato una grossa mano”. 
Repubblica digitale è un altro degli interventi dei quali si sta occupando in seno al Ministero. Di che si tratta?
“È un piano interministeriale per sostenere nuove modalità di insegnamento. Identifichiamo interventi e competenze sul territorio nazionale per la trasformazione digitale e per creare nuovi paradigmi formativi nelle lauree non tecnologiche. Questa partita è un grosso progetto che potrebbe comportare una iniezione delle Information and communication technology  nei Corsi di Laurea non tecnologici. Repubblica digitale tiene al tavolo enti di ricerca italiani, la Crui, l’Anci, Confindustria. Si sta notando che dobbiamo anche migliorare l’orientamento per far capire che c’è grande possibilità di occupazione per chi, al di fuori delle lauree più specificamente dedicate alle Ict, impari a fare i conti con queste tecnologie nei diversi ambiti applicativi, da quello umanistico a quello economico, a quello giuridico”.
Il Ministero dell’Università gioca un ruolo anche in Smarter Italy, il programma avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico per finanziare gare di appalto destinate a soddisfare i bisogni di innovazione espressi dalla Pubblica Amministrazione. In che modo siete coinvolti?
“A vari livelli. Si tratta di trovare chi sviluppa le attività, chi fa ricerca ed i soggetti che si propongono come fruitori della tecnologia”.
In che modo il Piano nazionale per la ricerca può aiutare a diffondere l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali?
“È stato rivisitato alla luce dei sei assi dell’intervento europeo. Uno dei sei assi è proprio la trasformazione digitale. Sto seguendo questa parte del Piano nazionale anche con il prof. Filippo de Rossi, capo della segreteria tecnica del Ministro Manfredi. È l’ex Rettore dell’Università del Sannio”. 
In materia di innovazione digitale, sono in corso progetti destinati anche ad aiutare le imprese?
“Il Ministero dell’Università è coinvolto nelle attività per realizzare lo European Digital Innovation Hub. Nodi territoriali per creare nuove tecnologie digitali applicate ai diversi settori. Un piano regolatore europeo per supportare l’innovazione digitale per le imprese. Un tema decisivo perché non tutte le piccole e medie imprese sono in grado da sole di stare sul mercato dell’innovazione”.
 
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