Diritto Processuale Civile: “non si può improvvisare in poche settimane”

37 anni, friulano (è nato a Udine), laureato nel 2007, dottore di ricerca in Diritto processuale civile, assegnista di ricerca presso l’Università di Verona dove ha svolto attività didattica, così come negli Atenei di Milano e Trento, ha conseguito nel 2018 l’abilitazione a professore di II fascia sia in Diritto privato che in Diritto processuale civile. È approdato lo scorso anno al Dipartimento federiciano di Giurisprudenza quando ha insegnato International and Comparative Procedural Law. Ora copre anche la prima cattedra (A-D) di Diritto Processuale Civile. Parliamo del prof. Marcello Stella. L’impatto con l’Ateneo è stato molto positivo: “a Napoli si respira un clima culturale innovativo. Sono orgoglioso di essere alla Federico II, mi sento investito di grande onere oltre che onore, entusiasta di far parte di questa bellissima realtà universitaria”. Così come quello con gli studenti: “Fin dal primo giorno di lezione ho constatato una grande partecipazione dei ragazzi, sia in presenza che a distanza; intervengono e pongono domande spesso molto interessanti e piene di spunti, proprio come deve essere. La capienza dell’aula è quasi esaurita”. Certo gli studenti si sono meravigliati di trovarsi al cospetto di un docente quasi coetaneo: “Forse sono uno dei più giovani in Dipartimento. Il non essere troppo lontano dalla loro realtà lo considero un valore aggiunto. La mia disponibilità nei confronti degli studenti è massima. Posso apparire, probabilmente, a torto, distaccato. Invece, mi calo nei loro panni e capisco che la disciplina può apparire molto difficile. Con pazienza e costanza, ripeto più volte gli argomenti e fornisco spiegazioni continue”. D’altronde la disciplina “è una prosecuzione degli studi di Civile in chiave dinamica processuale. Occorre seguire (anche virtualmente) con il Codice alla mano, a lezione si legge sempre la norma di riferimento. Durante il corso ci soffermiamo sui temi classici, poi, sulla piattaforma Teams, carico diverso materiale, ad esempio sentenze significative che i ragazzi possono rivedere”. Un margine di interattività con argomenti presi dalla realtà circostante credo sia essenziale”. Il chiodo fisso degli studenti è, però, “il manuale da cui dover studiare. La mia cattedra fornisce diverse alternative, tutte collegate alla seconda parte del programma per una questione di continuità”. Procedura Civile è uno degli esami più ostici del percorso giuridico: “ma ha una sua logica. Una volta entrati nel meccanismo, con un metodo di studio circolare, si acquisisce dimestichezza con una nuova terminologia. I ragazzi devono partire dal dato normativo, leggere le norme e impratichirsi della terminologia processuale, il segreto è il tempo che si dedica ad imparare”. L’esame, cioè, “non si può improvvisare in poche settimane, tantomeno memorizzare dall’inizio alla fine”. Talvolta anche l’approccio allo studio è sbagliato: “ci si  focalizza sui dettagli e si perde di vista la ratio degli Istituti. Mentre è più importante comprendere il perché esiste l’Istituto che imparare tutte le sue parti. All’esame voglio incontrare ragazzi che abbiano capito, e non memorizzato, ciò su cui stanno conferendo”. E poi: “Questa prima parte è fondamentale per passare alla seconda tranche dell’esame. Lo studente che non conosce bene gli argomenti di Procedura Civile I è un tantino ‘imprudente’ se vuole iniziare a preparare la seconda parte”. A breve la cattedra comunicherà il calendario dei seminari aggiuntivi che riguarderanno parti specifiche del programma: “Stiamo valutando di tenerli in orari pomeridiani”. Un invito agli studenti: “seguire le lezioni, usufruire del  Ricevimento docenti e farsi avanti per chiarire qualsiasi dubbio”.
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