È dedicata a Domenico Rea l’apertura del seminario ‘Generi della letteratura’

“La porta misteriosa di tutta l’Italia meridionale”. Così Domenico Rea descriveva la città partenopea ne ‘Le due Napoli. Saggio sul carattere dei napoletani’, apparso per la prima volta sulla rivista ‘Paragone’, nel lontano 1951. E proprio Partenope, interrogata antropologicamente e messa a nudo dalla sua vasta produzione letteraria, si è fatta trovare pronta per il centenario della nascita dello scrittore, avvenuta l’8 settembre 1921. Dopo una lunga serie di iniziative, dal 9 all’11 novembre toccherà anche alla Federico II. Che nei suoi locali ospiterà il convegno internazionale “Domenico Rea e il Novecento italiano”, curato dal Comitato nazionale istituito dal Ministero della Cultura lo scorso 17 giugno. A capo di questo, il docente di Letteratura italiana Pasquale Sabbatino, con il ricercatore Vincenzo Caputo nel ruolo di Segretario Tesoriere. Ma la tre giorni sarà anche il primo incontro del seminario sui “Generi della letteratura”, che per la Magistrale in Filologia Moderna e i suoi studenti è un appuntamento fisso da tempo. Ne parla ad Ateneapoli proprio Caputo. “Seguiamo questa tradizione soprattutto con l’obiettivo di ragionare sulle diverse forme letterarie che si sono avvicendate nel corso del tempo – spiega – Quest’anno non potevamo soprassedere, bisognava partire assolutamente con Rea”. Al fine di rendere onore al già Premio Strega ’93 con ‘Ninfa Plebea’, “ma soprattutto perché vogliamo che le vecchie e le nuove generazioni si avvicinino ancora a lui. Si badi bene, guardando alla produzione letteraria, i generi attraversati da Rea sono tantissimi. Dal saggio alla narrativa breve, senza dimenticare il teatro. Un ulteriore motivo per sceglierlo come punto di partenza del nostro seminario. Così facendo ci è sembrato di mettere insieme esigenze diverse: partire dallo scrittore, per studiarlo e interrogarlo di nuovo, e poi attraverso lui ragionare sulle diverse forme e modi di scrivere. Lungo questa scia tratteremo la letteratura del ’600, la biografia d’autore”. E infatti l’attività extracurricolare che riguarda gli iscritti di Filologia Moderna (ma aperta a chiunque sia interessato) si dispiegherà lungo tutto il semestre, per un totale di 6 appuntamenti. Sulle modalità di svolgimento: “Ovviamente manterremo la doppia forma online-presenza, ma la nostra volontà è vivere fisicamente ogni incontro”, ancora Caputo, che chiude citando alcuni degli studiosi del Comitato, con un particolare cenno all’italianista Matteo Palumbo. “È un Maestro della tradizione federiciana, ha curato l’introduzione della ristampa del libro d’esordio di Rea (Spaccanapoli, del 1947, ndr) edita da Bompiani. La sua presenza è molto importante”. Accanto a lui, durante il convegno – che nell’ultimo giorno virerà su una mostra ad hoc alla Biblioteca Nazionale – tanti altri esperti e giovani ricercatori si alterneranno con le proprie relazioni su temi specifici legati allo scrittore napoletano. Da Vincenzo Salerno, Carlo Vecce, Silvio Perrella, a Josè Vicente Quirante Rives, Lucia Rea, e, dulcis in fundo, l’editore Raimondo Di Maio, fondatore della casa editrice Dante & Descartes.
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