Gli esami di novembre a Farmacia

E alla fine novembre arrivò. Il tanto desiderato appello straordinario, concesso a tutti gli iscritti e accolto con soddisfazione da studenti e rappresentanti, ha avuto il suo battesimo. Qualcuno ne ha approfittato per “tentare” l’esame, altri hanno cercato di farlo fruttare per recuperare qualche prova arretrata, altri ancora, i fuoricorso, hanno dato nuova linfa alla scalata verso la laurea. Troppo importante per rinunciarci. Così, il 16 novembre, a partire dalle 17 e per tutto il pomeriggio, entrando al Dipartimento di Farmacia della Federico II ci si ritrovava di fronte a un corridoio deserto di persone e di rumori. A destra e sinistra porte chiuse. Ovunque un silenzio religioso solo a tratti interrotto dalle voci di qualche docente, evidentemente non soddisfatto di una risposta, o dalle telefonate a casa di ragazzi gioiosi pronti a riferire un felice responso. “Com’è andata?”, “che ti ha chiesto?”, “con chi l’hai fatto?” le domande più gettonate che circolavano tra i gruppetti che si formavano con lo scorrere dei minuti. Scritti e orali, Triennali e Magistrali. Non mancava proprio nulla. La data in più si è tradotta in un tentativo fallito per Antonio, matricola di Farmacia e già laureato in Informazione Scientifica sul farmaco, alle prese con: “Biologia vegetale con la professoressa Rigano. L’ho preparato in pochi giorni, sicuramente non abbastanza. L’appello di novembre per me è stato più un modo per tentarlo, ma ho imparato che non serve a niente farlo così”. Di vitale importanza è stato l’appello di Fisica per Marco Di Pasquale, farmacista da tre anni: “ho seguito il corso col prof Cataudella. Devo superarlo necessariamente entro marzo, altrimenti non posso iscrivermi al terzo anno. Perciò ho voluto provarlo già da ora”. Uscito dall’aula, gli resta l’attesa dei risultati della prova scritta: “era composta da nove esercizi, uno in meno rispetto alle altre volte. Si trattava di problemi per i quali non era necessario riportare l’intero procedimento, ma soltanto il risultato esatto, da scegliere tra circa otto alternative”. Oggetto della prova: “i soliti argomenti ostici, tipo moto del proiettile o il calcolo del raggio medio della luna conoscendo la massa della terra”. Fondamentale per lui sono state le lezioni: “a Farmacia è importante capire cosa non devi fare, perché ci sono argomenti che ai professori non interessano. Il corso mi è servito soprattutto a fare una scrematura”. È stato alle prese con uno scritto pure Francesco Madroni, quinto anno di Farmacia e otto esami di distanza dalla corona d’alloro. Per lui il banco di prova si chiamava Chimica farmaceutica I col professor Greco: “penso sia andata bene. Era uno scritto con domande aperte e quesiti a risposta multipla. Aspetto i risultati per poi andare all’orale”. Adesso “ho in mente di studiare già per Farmacologia, dato che il programma è molto vicino a quello che ho studiato adesso, pur coprendo ulteriori ambiti”. Con lui c’era Raffaele Angelino: “il test ci sottoponeva 19 domande. Avevamo a disposizione sessanta minuti. Spero sia andata meglio dell’ultima volta. Per alcuni quesiti era difficile capire la modalità giusta di risposta, soprattutto per quelli a crocetta. Un paio di volte ho chiesto al docente chiarimenti in merito”. Alle spalle un lungo lavoro: “è da settembre che studio per l’esame. È molto mnemonico e ha tante particolarità, quindi è importante ripetere in continuazione, soprattutto le strutture. Il professore vuole saperne almeno una cinquantina a memoria. In più è importante ricordare il gruppo farmacoforico di ogni classe di farmaco”. Alla laurea, adesso, “mi mancano sei esami, quindi devo darmi da fare, ma per…
 
Articolo pubblicato sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola (n. 19/2015)
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