Il primo mese di battaglia contro il virus ad Agraria

“Noi come Agraria abbiamo dovuto imparare da subito a gestire l’emergenza coronavirus perché con Architettura siamo stati il primo Dipartimento  che ha avuto casi di personale ammalato. Prima della maggior parte dell’Ateneo abbiamo dovuto mettere in campo azioni adeguate e lo abbiamo fatto. Notificare alle autorità, ricostruire gli spostamenti del docente colpito dal virus (Edgardo Filippone, n.d.r.), sanificare gli ambienti, procacciare i dispositivi di protezione individuale, le mascherine ed il gel disinfettante. Tutto questo è cominciato il tre marzo, quando ancora faceva notizia che in Campania o a Napoli ci fosse un positivo Covid. Per fortuna è andata bene, ma Agraria sarebbe potuta diventare un focolaio. Siamo riusciti ad evitarlo grazie alla collaborazione di tutti, in particolare delle autorità che ci hanno assistito in ogni passaggio”. Il prof. Matteo Lorito, Direttore del Dipartimento di Agraria, racconta il primo mese di battaglia contro il virus condotto in Ateneo per garantire la didattica e, contemporaneamente, evitare che si verificassero altri casi di positività al virus.
Come ha reagito quando è stato informato che il prof. Filippone era positivo al tampone?
“Prima di tutto mi sono preoccupato per il collega ed amico perché in quel momento si ascoltavano solo notizie sulla letalità del virus. Per fortuna lui non ha avuto mai bisogno di ospedalizzazione. Ha ripreso le lezioni on-line ancora prima che avesse completato la guarigione e credo che questo sia stato un bell’esempio di come i colleghi del Dipartimento siano persone con grandissimo senso di responsabilità. Tra l’altro, il professore in questione ha acquisito il contagio non a Milano, dove già da tempo era scattato un allarme epidemia, ma in un convegno a Reggio Calabria, area fino ad allora ritenuta immune dal virus. Si è contagiato sul lavoro, nell’ambito della sua normale attività lavorativa. Poi mi sono preoccupato di garantire la continuità delle attività del Dipartimento, perché all’epoca non era scattato ancora il provvedimento di chiusura dell’Ateneo. Abbiamo continuato a fare lezioni fino al blocco. C’è stato uno stop solo per la classe interessata alla cosa, quella nella quale io stesso faccio lezione, ma dove ancora non avevo cominciato il corso. Mi riferisco ad una Laurea Magistrale in Biotecnologie”.
Alcuni giorni più tardi è intervenuto il blocco delle attività didattiche e la chiusura dell’Ateneo. Come vi siete organizzati?
“Ci siamo subito organizzati con la didattica on-line. Siamo partiti addirittura un po’ prima delle istruzioni che sono venute dall’Ateneo ed oggi siamo attivi con tutte le discipline del semestre. Tutti i docenti sono più che soddisfatti del sostegno e della risposta dell’Ateneo all’emergenza. Non nascondo che ci sono stati piccoli intoppi iniziali, ma li abbiamo superati perché abbiamo effettuato varie prove con i Presidenti dei Corsi di Studio. Oggi sono tutti consapevoli e riconoscenti nei confronti della Commissione di Ateneo che ha lavorato a questo. Continuo a ricevere da colleghi a livello nazionale, in quanto sono Presidente di una società scientifica, testimonianza che la Federico II è considerata tra gli Atenei i quali hanno risposto con notevole prontezza ed efficacia alla emergenza coronavirus”.
Hanno risposto bene anche gli studenti di Agraria o hanno avuto difficoltà?
“Hanno risposto nel miglior modo possibile. Registriamo una straordinaria ed inaspettata presenza alle lezioni. In qualche caso perfino maggiore di quella che si ottiene nelle lezioni in aula. Questo sistema, se pur soffre inevitabilmente per la mancanza della interazione personale in aula, sta funzionando. Peraltro, non si partiva da zero”. 
Perché?
“Il lavoro di queste settimane difficili è il frutto di un percorso già avviato. Credo che ci sia una esperienza molto importante in Ateneo ed è quella di Federica web learning, che proprio oggi (27 marzo) credo abbia lanciato la sua nuova piattaforma e che, oltre ad avere raggiunto un livello di ricchezza e qualità della offerta tra i primi in Europa, ha fatto in modo che un po’ tutti fossero a conoscenza della opportunità della didattica on-line. Il Dipartimento di Agraria è stato tra i primi a mettere su Federica un corso interamente in modalità on-line. Un vecchio format, solo sonoro, non video. Poi con Federica sono stati già prodotti corsi audio-video che sono stati oggi a sostegno della nostra azione formativa. Gli strumenti che utilizziamo sono specialmente la piattaforma Microsoft che tutti abbiamo a disposizione da tempo ma che finora era stata poco utilizzata. Con l’istruzione dei tecnici si è dimostrata una piattaforma molto utile ed i docenti si sono subito adattati a questa piattaforma. È stato un lavoro importante ed ha permesso di dare un sostegno ai giovani chiusi in casa che avrebbero perso l’opportunità di realizzare una cosa utile seguendo i corsi e preparando esami. È una opportunità per il futuro perché dalle crisi bisogna evolversi”. 
In che modo?
“Questa difficoltà fa apprezzare di più la possibilità di guardare negli occhi gli studenti e ci fa capire che oggi gli strumenti sono talmente evoluti e facili da utilizzare che la didattica on-line può andare ad integrazione della lezione tradizionale per arrivare ad una platea di studenti come, per esempio, i lavoratori, che altrimenti sarebbe difficile raggiungere”. 
Come avete affrontato la criticità della sospensione dei laboratori?
“Abbiamo avviato le attività formative dimostrative nell’ambito delle nostre esercitazioni di laboratorio. Quello che si può fare on-line è mostrare come si fa. Purtroppo ed inevitabilmente, gli studenti non possono replicare l’esperimento, si limitano a guardare. Siamo in attesa che la situazione si sblocchi per vedere se e con quale modalità recuperare prima della fine dell’anno accademico la componente più pratica della formazione degli studenti”. 
La ricerca è ferma?
“Da decreto del Rettore è sospesa. In realtà ci sono esigenze improcrastinabili che riguardano per esempio la gestione delle macchine che non possono accendersi e spegnersi come una lavatrice o la gestione delle collezioni. Pensi ad un Orto Botanico, ci sono collezioni viventi che non possono essere abbandonate a se stesse. Ce ne stiamo curando, ma garantendo condizioni di sicurezza e sulla base di autorizzazioni rilasciate con la massima attenzione e cautela. Cerchiamo di centellinare le presenze con autorizzazioni giorno per giorno per ridurre al minimo o per azzerare i rischi per i lavoratori. Il che, ovviamente, resta l’assoluta priorità”. 
Lei si è candidato al Rettorato in alternativa al prof. Luigi Califano. Si sarebbe dovuto votare a fine aprile. Auspica un rinvio? 
“Che si voti o no, dipende dalle decisioni che prenderà il nostro decano, il prof. Alvino, persona estremamente saggia ed equilibrata. Personalmente in questo momento sono molto concentrato sulla risoluzione dell’emergenza, sulla gestione del Dipartimento che ha cinque sedi ed è molto complesso e sono molto meno concentrato sulla campagna elettorale. Siamo in un contesto nazionale di tragedia ed è difficile discutere di questioni elettorali con la dovuta serenità. Auspico che il prof. Alvino prenda la giusta decisione”. 
 
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