Il prof. Galletti: “La medicina non si insegna on-line”

“Gli studenti di Medicina, ancora più degli altri, devono mostrare maturità e prontezza nella gestione del momento di emergenza. Chi si affaccia al mondo medico deve sapere come proteggersi e come gestire una situazione di pericolo sociale, mantenendo il proprio impegno universitario – parole del prof. Ferruccio Galletti, Coordinatore del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia – Noi docenti condividiamo la preoccupazione degli studenti. Ma, come va avanti la scuola, deve farlo anche l’università che è il top del percorso formativo di un ragazzo”.
Medicina è tornata, dunque, in aula: dal 5 ottobre gli anni successivi al primo e dal 12 le matricole. “Le lezioni si svolgono in presenza e, contemporaneamente, sono trasmesse in streaming garantendo così la docenza online agli studenti, che, per motivi di salute o di logistica, rimangono a casa”. L’emergenza da Covid “sta influenzando la decisione dei ragazzi di venire in aula a seguire le lezioni e noi ci stiamo continuamente confrontando con loro per monitorare la situazione. Proprio ieri – 13 ottobre – i rappresentanti degli studenti in seno al Consiglio del Corso di Laurea mi esprimevano alcune delle perplessità in merito alla presenza soprattutto degli iscritti agli ultimi anni”. Il trend delle frequenze “ci mostra che la quasi totalità delle matricole è in aula. Sono passato da loro per un confronto e mi hanno detto di essere contenti, curiosi per le nuove discipline che stanno studiando, soddisfatti della docenza e anche di sentirsi in sicurezza. I primi giorni di università sono sempre carichi di entusiasmo, come a scuola, qualche problematica magari viene fuori più avanti”. Più si va avanti negli anni, “invece, e più si alza la percentuale degli studenti che vuole seguire da remoto. Ma Medicina non si insegna online, c’è bisogno del contatto con il docente e del trasferimento di informazioni anche pratiche, soprattutto per gli ultimi anni. Abbiamo quindi chiesto ai ragazzi di garantire almeno un 30% di presenze in aula, e non si tratta di un obbligo naturalmente dato il contesto in cui ci troviamo”. Il monitoraggio dei frequentanti, sia in sede che da casa, è continuo e costante anche perché il Corso ha in uso una doppia applicazione: “Con Go-In è possibile prenotare la lezione in aula, ma il sistema non dice se effettivamente lo studente stia seguendo o meno. Stiamo quindi utilizzando un’altra applicazione che consente al ragazzo di inquadrare il qr-code stampato sulla porta d’ingresso dell’aula, proiettato sullo schermo o sui computer a casa e compilare i campi con nome, cognome e matricola. L’applicazione, poi, genera un file con tutti i partecipanti alla lezione”. Per evitare un’eccessiva mobilità all’interno del Policlinico, “abbiamo stabilito insieme alla prof.ssa Maria Triassi, presidente della commissione che si occupa degli spazi didattici, di identificare un’aula per ogni anno. Abbiamo anche compattato le lezioni in modo da non creare quelle ore vuote che gli studenti utilizzavano per incontrarsi e studiare insieme”. Quanto all’attività formativa professionalizzante, “quella che si fa a contatto con il paziente, è un po’ più problematica perché porta dentro le nostre strutture assistenziali ragazzi che vengono dall’esterno. E si tratta di quegli stessi studenti che tentennano un po’ per seguire la lezione in aula, ma sono molto predisposti verso la didattica professionalizzante. Saranno ritenuti come dipendenti aziendali, muniti di tutti i presidi per entrare negli spazi di diagnosi e cura e sottoposti al percorso Covid previsto dal Dipartimento in cui dovranno entrare come tutto il personale”.
 
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