Patatine e biscotti con farina di mosca? In Nord Europa “c’è quasi una moda nel mangiare alimenti derivanti dagli insetti”

Patatine con farina di mosca. Alzi la mano chi, nel solo leggere su una confezione in un supermercato una scritta di questo tipo, non si lascerebbe andare ad una smorfia di disgusto. Come, del resto, farebbe nel prendere tra le mani i biscotti con farina di mosca soldato. Eppure in alcuni paesi europei c’è chi quelle patatine le acquista e le mangia. Insomma, altrove quella che a noi appare una ipotesi quasi da film horror è routine. “Esiste ormai – spiega la professoressa Fulvia Bovera, quarantottenne napoletana che insegna Zoocolture nei Corsi di Laurea in Veterinaria e Produzioni Animali ed è in particolare una esperta di apicoltura – in nord Europa una filiera di produzione di alimenti che derivano dall’allevamento di alcuni insetti e dalla trasformazione di questi insetti in componenti di prodotti alimentari. Mosca domestica, mosca soldato, grilli, camola della farina sono le specie utilizzate più comunemente. C’è quasi una moda nel mangiare alimenti derivanti dagli insetti”. In Italia, invece, le specie classificate come edibili si allevano al momento solo per destinarle a mangime animale. “Sono utilizzate per i pesci e dovrebbe arrivare a breve anche l’autorizzazione per destinare mangimi a base di insetti all’alimentazione di polli e galline. È prevista nel 2022. Nel nostro Paese c’è qualche allevamento di tipo sperimentale, mi riferisco in particolare a quello attivato dall’Università di Torino, e ci sono piccoli allevamenti con finalità commerciali al nord, che lavorano per la piscicoltura. Insomma, qui da noi la filiera dell’allevamento degli insetti edibili è ancora a livello pionieristico. È quasi certo, però, che in un futuro neanche troppo lontano l’interesse aumenterà. Anche per questo a Veterinaria della Federico II si è pensato di attivare un Corso di perfezionamento in Produzioni di insetti edibili, del quale sono la coordinatrice. Partirà a gennaio se raggiungeremo un minimo di otto partecipanti. Le iscrizioni si chiuderanno a quota venti studenti. Anche noi ci stiamo attivando, dunque, per non farci trovare impreparati se e quando la filiera dell’allevamento degli insetti edibili decollerà in Italia. Un mio dottorando, per esempio, ha trascorso un periodo di studio in Texas, a contatto con un esperto di allevamento di mosca soldato”. Dal punto di vista della sostenibilità ambientale i vantaggi di un ricorso diffuso agli allevamenti di insetti per uso alimentare umano sono notevoli. Sottolinea la docente: “Il paragone va fatto con le carni, ovviamente, perché gli insetti forniscono proteine di origine animale. Ebbene, rispetto ad un allevamento bovino, suino, o avicolo quelli di insetti occupano meno spazio, consumano meno acqua, producono meno rifiuti. Sono certamente a basso impatto ambientale”. 
Insetti e sicurezza alimentare
C’è, naturalmente, un aspetto da non trascurare – anche alla luce delle recenti vicende della pandemia di coronavirus – e riguarda la sicurezza alimentare. Non c’è bambino che non abbia ascoltato il monito di un genitore che lo invitava a prestare attenzione alle mosche in quanto potenziali portatrici di agenti patogeni. Esiste il pericolo che i prodotti alimentari ricavati dagli insetti, le farine, possano veicolare patologie agli animali ai quali sono proposti come mangime o all’uomo? Risponde la prof.ssa Bovera: “È un aspetto poco studiato e da approfondire. In Italia dal punto di vista della sicurezza alimentare siamo all’avanguardia e bisogna capire se ci siano  implicazioni sulla salute umana ed animale. Ricerche svolte negli Stati Uniti sembrano dimostrare che non ci sono problemi perché, quando sono trasformati in farina, gli insetti sono sottoposti a temperature molto elevate. Nel Corso di Perfezionamento tratteremo naturalmente anche queste problematiche. Abbiamo tutta la parte di igiene dedicata alle malattie che possono colpire gli insetti e sugli elementi tossici che possono accumularsi nel loro organismo ed eventualmente trasmigrare nei prodotti alimentari che dagli insetti derivano. Faremo, insomma, una valutazione a tutto tondo”. Inevitabile, a questo punto della faccenda, chiedere alla docente se lei ha già mangiato un qualche insetto e, se non lo ha fatto, se lo mangerebbe. “Mi è capitato – dice – in diverse occasioni. Sono stata in Cina per motivi di ricerca e lì si cibano di vari insetti. Li ho consumati anche interi e non nascondo che in questa modalità ho avuto qualche sensazione sgradevole. Durante convegni in Olanda ho mangiato poi alimenti a base di farina di insetti”. Il sapore? “Cambia un po’ a seconda delle specie utilizzate. Ce ne sono di più dolci e di più amare”. 
È dunque un terreno di frontiera quello che sarà esplorato durante il Corso di Perfezionamento che partirà a febbraio. Bovera e gli altri docenti accompagneranno gli studenti in un mondo ai più sconosciuto, per avvicinarsi al quale è necessario che si mettano da parte retaggi culturali e pregiudizi. Potrà essere utile agli studenti una panoramica sul mondo, perché il consumo degli insetti, che a noi italiani suscita – per raccontare la realtà senza giri di parole – un sincero disgusto è una realtà consolidata in altre nazioni. Della Cina e dell’Olanda ha già detto la docente. Nel continente africano – come raccontava un paio di anni fa un interessante articolo della rivista Africa – cavallette, grilli e bruchi sono ingredienti comuni nella cucina di non pochi Paesi. In attesa di capire se davvero tra qualche anno compariranno anche nei nostri supermercati biscotti alla mosca domestica e grilli fritti, sarebbe intanto il caso che nel nostro Paese ci si preoccupasse sempre più seriamente delle api e del loro futuro, reso precario dall’uso dei pesticidi, dai cambiamenti climatici e da altre interferenze antropiche sull’ecosistema. “Non se la passano bene – conferma la docente – ed è oggi più che mai una priorità che si mettano in campo tutte le azioni necessarie a frenare il drammatico calo della popolazione di api. Le quali, aggiungerei, non sono le sole vittime tra gli insetti dello stravolgimento dell’ecosistema. Si pensi ai moscerini, che pure sono ben più rari rispetto ad alcuni decenni fa”.
 
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