Piazzale Tecchio: la Fabbrica degli Ingegneri

Uno dei più importanti edifici universitari della modernità, dall’alto valore architettonico e artistico, frutto della collaborazione di un gruppo di docenti, ingegneri e artisti. Luogo in cui il sapere scientifico e tecnologico napoletano si trasmette, da una generazione studentesca all’altra, è la storica sede di Ingegneria di Piazzale Tecchio, protagonista dell’ultima pubblicazione del prof. Francesco Viola, dal titolo La Fabbrica degli Ingegneri. Architetto e  docente di Composizione Architettonica e Urbana, il prof. Viola ne ha raccontato la storia, dalle origini del progetto all’inaugurazione della sede negli anni Sessanta, riportando anche disegni, relazioni, appunti e riflessioni dell’epoca. Edito a febbraio dalla CLEAN Edizioni, il volume è accompagnato, in apertura, da interventi dei docenti federiciani “Gaetano Manfredi, Piero Salatino e Roberta Amirante, di Pasquale Belfiore, che ha insegnato per anni Progettazione alla Seconda Università, e del francese Jean-Louis Cohen, un famoso saggista che si è occupato di architettura moderna”, spiega il docente. Con un corpo di grande dimensione, affinché i disegni abbiano giusto spazio e visibilità, “questo testo non vuole essere un libro di storia. Vorrei piuttosto che venisse preso ad esempio come un manuale di progettazione in cui la ricostruzione di tutte le fasi del progetto e di realizzazione dell’edificio offrano un modello a chi si avvicina alla progettazione”. All’edificio di Piazzale Tecchio il docente si sente legato da “un particolare affetto perché è il luogo in cui insegno, ma credo anche che questo edificio, simbolico di un momento particolare dell’architettura napoletana, sia stato sempre troppo poco citato e studiato”. L’idea “di costruire a Fuorigrotta – la Facoltà di Ingegneria era collocata in precedenza a Mezzocannone – nacque sull’onda della costruzione della Mostra d’Oltremare. Con la guerra, poi, ogni cosa si interruppe e solo negli anni Cinquanta si trovarono le risorse per realizzare l’opera”. Singolarità che il prof. Viola tiene ad evidenziare è che “sebbene ci fosse un protagonista creativo del progetto – Luigi Cosenza, laureato napoletano considerato il più importante architetto della Napoli dell’età moderna – la Facoltà tutta, sin dalle prime battute, collaborò a progettazione, direzione dei lavori e costruzione”. Il docente cita alcuni nomi dei suoi colleghi dell’epoca: “Marcello Picone per la parte architettonica, Adriano Galli, Michele Pagano, Girolamo Ippolito che ha progettato gli impianti idraulici, Giorgio Savastano a cui oggi è dedicata la nostra sala di impianti elettrici e altri. In genere, nelle opere di architettura, c’è sempre un protagonista che mette in ombra gli altri; mai era capitato invece che, progettista, fosse un’intera Facoltà”. 
Opere di arte pubblica
Forse non tutti sanno che “l’architettura di cui stiamo parlando contiene anche delle opere d’arte moderna che sono opere di arte pubblica, il che anticipa di diversi anni le opere di arte pubblica collocate nella metro di Napoli”. Sulla facciata “ci sono due pannelli, in piastrelle di ceramica, di Paolo Ricci. Il primo, dalle forme contorte, mette simbolicamente in guardia da un uso distorto di scienza e tecnica. Il secondo, sulla facciata della biblioteca, reca figure fantastiche che sono il simbolo delle diverse discipline che si insegnano ad Ingegneria”. E ancora: “nel chiostro c’è un mosaico, 230 metri quadri, di Domenico Spinosa. Una terza opera, una scultura di Eugenio Carmi, si trova sotto l’Aula Magna ed è ben visibile a chi arriva dal piazzale. Il progetto iniziale doveva comprendere più opere ma, per una carenza di fondi, solo alcune di queste sono state effettivamente realizzate”. Ancora oggi fedele al progetto originale, perdurata nel tempo senza essere stravolta, “nel volume spiego come questa dovesse essere un’architettura insegnante. Cosenza la pensava bella e ben progettata per essere un esempio da imitare, una sorta di mostra permanente di un’architettura avanzata per l’epoca e con elementi innovativi”. Dalla scarsità di spazi studio, al potenziamento tecnologico e dei servizi sanitari, gli studenti chiedono spesso che si intervenga su questa sede con un’attività di riammodernamento: “Questo degli spazi studio è un problema che i ragazzi fanno presente anche a noi. Ci sono alcuni spazi, non più utilizzati, che potrebbero essere convertiti e diventare più funzionali senza troppi stravolgimenti della struttura. Con l’Ufficio tecnico si sta lavorando al ridisegno delle fioriere nella parte centrale e anche al ripristino delle vasche sotto le scale, un po’ abbandonate”. Quanto alla parte impiantistica, “è chiaro che sia soggetta ad un invecchiamento. Inoltre, i nostri standard cambiano e si alzano. È parte della storia di ogni edificio essere adeguato nel tempo e l’importante è che questo adeguamento sia rispettoso. Ricordo anche che Ingegneria di Piazzale Tecchio fu costruito proprio per la funzione che ancora riveste; molte altre Facoltà sono state accolte in edifici monumentali che, a loro volta, hanno vissuto degli adeguamenti”. 
‘La Fabbrica degli Ingegneri’ verrà impiegato anche durante le lezioni? “Non è un volume didattico. Non abbiamo un testo di riferimento in senso tradizionale, con i ragazzi lavoriamo molto su progetti e temi di progettazione. Questo edificio, comunque, è sicuramente un argomento delle mie lezioni”.
 
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