Qualità del sonno e obesità: premiata la ricerca della dott.ssa Muscogiuri

Qualità del sonno e cronotipo in relazione all’obesità. È questa l’innovativa linea di ricerca che ha portato il successo alla dott.ssa Giovanna Muscogiuri, ricercatrice dell’Unità Operativa Complessa di Endocrinologia della Federico II, premiata dalla EASO, la Società Europea dell’Obesità.
Lo scopo del suo lavoro, che ha preso in analisi circa 200 soggetti di età adulta, “era valutare l’effetto dei disturbi del sonno e del cronotipo – per cui si intende l’attitudine di un soggetto a svolgere attività quotidiane prevalentemente la mattina, allodola, o la sera, gufo – sul rischio di sviluppare malattie metaboliche nell’obesità”, spiega. I risultati hanno dimostrato che “a parità di eccesso di peso corporeo, i soggetti gufi e affetti più frequentemente dai disturbi del sonno sono anche quelli che corrono un maggior rischio di sviluppare malattie metaboliche intese come dislipidemia, ovvero colesterolo alto, diabete mellito di tipo 2 oltre che malattie cardiovascolari”. La rivoluzione insita in questa linea di ricerca impatta fortemente proprio sulla cura del paziente: “Normalmente, quando si valuta il paziente con obesità, gli si indicano una dieta ipocalorica e dell’attività fisica. Accanto a queste, alla luce delle mie ricerche, sarà importante tener conto anche della qualità del sonno e del cronotipo e, eventualmente, suggerire terapie correttive”. Nella letteratura scientifica, del resto, “ci sono abbondanti dati che suggeriscono come disturbi del sonno e cronotipi possano avere un impatto sul metabolismo, eppure nell’attività clinica questo aspetto è largamente sottovalutato”. Quanto all’obesità, poi, c’è da aggiungere che “con il Covid-19, si è venuta a creare una sindemia. Avevamo già in atto una pandemia dell’obesità su cui poi si è innestato il Covid e abbiamo visto, del resto, come la mortalità causata dal virus sia stata indubbiamente più elevata nei soggetti obesi”. 
Laureata, specializzata e dottorata al Policlinico Gemelli di Roma, dopo una research fellowship in Texas e un periodo trascorso ad Oxford in Inghilterra e poi ad Heidelberg in Germania, è “ora, al Centro C.I.B.O. che afferisce sempre alla nostra Unità Operativa Complessa di Endocrinologia, e lavoro con la prof.ssa Annamaria Colao. Ed è qui, alla Federico II, che ho svolto le ricerche che mi hanno portata al premio dell’EASO”. Perché, a valle della laurea, la scelta di una Specializzazione proprio in Endocrinologia? “Di questa branca della Medicina, piuttosto recente, conosciamo ancora poco. Il mio desiderio, quindi, era quello di ampliarne le conoscenze. Il sistema endocrino, poi, è la centralina che regola il funzionamento di tutti i nostri organi, sistemi e apparati”. 
 
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