Voli parabolici a bordo di un aereo biposto per gli studenti di Aerospaziale

La microgravità è la condizione di apparente assenza di peso possibile da realizzare in sistemi in caduta libera, o su piattaforme orbitanti nello spazio. Il termine fu coniato negli anni ’80 quando l’Università di Napoli seppe attirare l’attenzione mondiale per gli approfonditi studi di fisica dei fluidi in ambiente spaziale con importanti esperimenti condotti a bordo dello Spacelab dell’ESA, la European Space Agency. Lo studio dell’ambiente microgravitazionale, tipico di torri a caduta, di aerei in volo parabolico, di razzi sonda e di laboratori in orbita come quelli della Stazione Spaziale Internazionale, è oggetto del corso, svolto interamente in lingua inglese, Space Experiments rivolto agli iscritti della Laurea Magistrale in Ingegneria Aerospaziale che scelgono l’indirizzo in Astronautica. “La materia fornisce elementi di Fisica dei Fluidi in Microgravità e una conoscenza approfondita delle piattaforme, delle apparecchiature e dei sistemi diagnostici utilizzati per la sperimentazione nello spazio”, spiega il prof. Raffaele Savino, titolare della cattedra, il quale ha di recente organizzato una dimostrazione dal vivo di volo parabolico. Si tratta di un’attività avviata fra gli anni ’60 e ’70 negli Stati Uniti, quando la NASA addestrava a bordo di aerei, battezzati in maniera poco incoraggiante Vomit Comet (a causa di disturbi e della nausea provocati dal mal d’aria in alcuni passeggeri, specialmente a stomaco vuoto), gli astronauti del programma Apollo, e proseguita in Europa, presso il centro dell’Agenzia Spaziale Europea di Bordeaux, dove dal 1997 si effettuano tre campagne scientifiche l’anno con grandi Airbus opportunamente attrezzati. Su mezzi come questi, sono state girate…
 
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