Il polpo: prodigio di adattamento e di intelligenza evolutiva

Tra gli animali che capita di notare sott’acqua il polpo è certamente uno dei più comuni, a portata di maschera anche per chi non sia un sub provetto. Tradizionalmente, inoltre, è parte importante della dieta alimentare mediterranea e napoletana in particolare. Insomma, una presenza costante e sarà forse per questo che tanti ignorano fino a che punto questo cefalopode rappresenti un prodigio di adattamento e perfino di intelligenza evolutiva. Lo sa benissimo, però, la prof.ssa Anna Di Cosmo, zoologa presso il Dipartimento di Biologia, Coordinatrice del Corso di Laurea Magistrale in Biology and Ecology of the marine environment and sustainable use of the marine resources, Biologia Mare, che conosce ormai ogni segreto dei polpi e degli altri cefalopodi, seppie e calamari in particolare. La docente attualmente sta collaborando con alcuni suoi colleghi brasiliani ad uno studio sul comportamento dei polpi dal quale stanno emergendo sorprendenti capacità di adattamento di questi animali al fenomeno del “marine litter”, la spazzatura che purtroppo ha invaso ormai i mari di tutto il globo e che rappresenta una grave minaccia alla salute, tra gli altri, delle tartarughe e dei mammiferi marini, i quali non di rado si ammalano e muoiono proprio a causa della ingestione di plastiche, nylon ed altri materiali. “Stiamo verificando sempre di più – riferisce la docente – che i polpi stanno sostituendo i loro tradizionali rifugi sotto il mare, le tane all’interno delle rocce che fungono anche da nascondigli per sfuggire ai predatori come le murene e gli squali e predare a loro volta, con copertoni, lattine, bidoni in plastica e quant’altro purtroppo capita di incontrare sempre più spesso sotto i mari. È un fenomeno di adattamento ad un nuovo ambiente che assomiglia in qualche modo a quello che hanno messo in pratica i gabbiani, i quali si sono trasformati da uccelli prevalentemente marini che predavano i pesci a frequentatori abituali delle aree urbanizzate ed antropizzate, dove si nutrono sempre più spesso anche di rifiuti ed immondizia”. È una evoluzione, quella dei polpi, che certamente un po’ avvilisce ed intristisce e magari fa tornare in mente le strofe profetiche di una canzone di Francesco De Gregori risalente ad alcuni anni fa. Si chiama Miramare e recita: “Recuperarono le reti i pescatori, piene di spazzatura, ed umiliati si ritirarono alla montagna dal mare, alla montagna dal mare”. È, però, anche la conferma della straordinaria intelligenza evolutiva di questi cefalopodi, capaci di trasformare in opportunità anche ciò che danneggia l’ecosistema nel quale vivono.
Un progetto di pesca sostenibile
Non è questo, peraltro, l’unico filone di ricerca che riguarda oggi questi animali a Napoli ed in Campania. Il Dipartimento di Biologia ha indetto, infatti, una selezione finalizzata ad assegnare una borsa di studio avente ad oggetto lo sviluppo di tecniche di pesca sostenibile del polpo. Laddove sostenibile in questo caso non sta tanto ad indicare tecniche che evitino il declino della specie – gode di ottima salute e non è in pericolo di estinzione, anche in considerazione del forte calo, questo sì preoccupante, di alcuni dei suoi predatori naturali – quanto piuttosto di tecniche che minimizzino la sofferenza del polpo. “L’iniziativa – spiega la prof.ssa Di Cosmo – fa parte di un più ampio progetto, il Feamp, gestito, realizzato e lanciato dalla Regione Campania e che ha riguardato tutti gli Atenei ed enti di ricerca campani. Un progetto molto indirizzato verso l’ambiente e l’uso sostenibile della risorsa mare. Si accompagna con la scelta della Federico II di realizzare un Corso di Studi in inglese dedicato al mare, che accoglie ogni anno una certa quota di studenti stranieri e punta a formare professionisti del mare ed a fornire alla politica ed agli enti persone capaci di gestire in maniera sostenibile la risorsa”. Il ricercatore che si aggiudicherà la borsa dovrà acquisire informazioni sulle modalità di pesca al polpo tramite questionari indirizzati alle barche della piccola pesca artigianale impegnate nelle aree marine protette e, sulla base delle notizie incamerate, dovrà fornire ai pescatori informazioni sulla modalità migliore di maneggiare il polpo e dovrà sviluppare attrezzi di pesca che permettano la cattura dell’animale minimizzandone stress e sofferenze. Per esempio, nasse costruite in maniera tale da evitare che il polpo intrappolato si ferisca il mantello o, addirittura, subisca mutilazioni delle braccia. “È un filone di ricerca – sottolinea la docente – che si sviluppa a partire da una legge europea del 2013 ed acquisita dall’Italia sulla protezione di questi animali che sono considerati organismi senzienti, come del resto i pesci. Questo ha fatto sì che la legislazione relativa alla gestione di questa risorsa dovesse essere rivista anche per quanto riguarda il tipo di pesca. Occorre evitare particolari momenti di stress ed utilizzare tecniche che evitino sofferenza. Tutto ciò a tutela dell’animale, in primis, e della stessa qualità del prodotto, perché un polpo stressato e sofferente, proprio come un bovino o un qualunque altro animale, rilascia ormoni dello stress che ne rendono anche le carni molto meno pregiate. La sofferenza determina la produzione di sostanze tossiche che inficiano la qualità del prodotto che ci arriva sulle tavole”. 
La borsa di studio è riservata a coloro i quali siano in possesso della Laurea Magistrale o Specialistica nella classe di laurea in Biologia oppure in Scienze e Tecnologie per l’ambiente e per il territorio. La selezione avverrà per titoli e per colloqui. L’importo della borsa è di 9.765 euro. Le domande di partecipazione alla selezione devono essere inoltrate entro il 1° giugno. 
 
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