4 buddies a Giurisprudenza per 26 studenti Erasmus

È risaputo, i problemi di uno studente Erasmus possono essere molti, specialmente se non si riesce a comunicare nella lingua del paese ospite. A supporto degli incoming, così, la Vanvitelli ha previsto la figura del Buddy, studente già iscritto all’Ateneo con adeguate competenze linguistiche, che affianca i colleghi stranieri nel corso del loro soggiorno-studio. Al Dipartimento di Giurisprudenza accolgono i 26 studenti stranieri – tutti provenienti da università spagnole: Murcia, Granada, Malaga, Cadiz, Jaen, Valencia, Deusto, Almeria e dalle università Pablo de Olivade e Rovira I Virgili – quattro tutor. “Il problema principale per gli studenti Erasmus del nostro Dipartimento è legato alla distanza – spiega Miriam Pellegrino, al quinto anno della Magistrale in Giurisprudenza e coordinatrice dei Buddies del suo Dipartimento – Tutti loro vivono infatti a Napoli, mentre la sede si trova a Santa Maria Capua Vetere e gli spostamenti con i mezzi possono essere difficili oltreché costosi”. Oltre ai disagi più comuni (la lentezza della segreteria nel rispondere alle sollecitazioni, la poca intuitività del sito di Dipartimento, la difficoltà nel destreggiarsi tra corsi ed esami), ce n’è uno più importante, come fa notare Alessandro Stefanelli, terzo anno del Corso di Laurea in Scienze dei servizi giuridici, cioè: “l’incompatibilità tra alcuni insegnamenti spagnoli e quelli italiani. Diritto commerciale, per esempio, in Italia è un unico esame, mentre in Spagna è diviso in tre parti. Il numero dei crediti formativi è diverso e questo comporta dei problemi per il loro riconoscimento”. Antonella Asia Boiano, al quinto anno di Giurisprudenza, ritiene necessaria “una maggiore comunicazione tra gli Atenei, i quali a loro volta dovrebbero informare con maggiore zelo gli studenti. Molti, ad esempio, non hanno idea che Napoli sia distante da Santa Maria Capua Vetere”. 
Sotto la supervisione della prof.ssa Roberta Catalano, docente di Diritto privato e referente di Dipartimento per l’Internazionalizzazione, i Buddies hanno organizzato dei ricevimenti per gli studenti Erasmus ma comunicano molto di più su canali non ufficiali, come racconta Luca Valletta, terzo anno di Scienze dei servizi giuridici: “abbiamo pensato di dare agli studenti stranieri il nostro contatto telefonico personale, così che possano contattarci quando hanno bisogno senza attendere i tempi richiesti dai canali istituzionali”. Una decisione che risponde all’esigenza di “far sentire la nostra presenza. Sono stata in Erasmus in Spagna e quindi so che cosa vuol dire avere a che fare con tutor che non ti aiutano in nulla. Io dovevo fare tutto da sola. Gli Erasmus hanno problemi che devono essere risolti nel giro di minuti, non di ore, non possono aspettare che il destinatario legga la mail e risponda”, afferma Miriam. E se questo significa lavorare di più – il contratto prevede che i tutor prestino servizio per 50 ore in ventiquattro mesi, mentre per il coordinatore ne sono previste 100 (collaborazioni retribuite con 10 e 16 euro ad ora) – nessun problema. Non si diventa Buddy per soldi: “il Buddy ha una naturale predisposizione nell’aiutare gli altri, quindi lavorare qualche ora in più non pesa”, sottolinea Alessandro. Il bello dell’essere un Buddy è specialmente “lo scambio culturale e linguistico”, conclude Antonella. 
 
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