Alla SUN si copia la Natura e si sperimenta il design bio-ispirato

Madre Natura è considerata da sempre la migliore designer dell’universo, al punto che oggi i processi biologici e biomeccanici della natura si studiano approfonditamente e si considerano straordinaria fonte di ispirazione. Accade grazie alla biomimetica, una disciplina a metà strada tra la biologia e la tecnologia che trova applicazione negli ambiti del design e dell’architettura. Ed infatti la biomimetica è materia di esame per gli studenti del Dipartimento DICDEA (Ingegneria Civile, Design, Edilizia e Ambiente) della Seconda Università, i quali si avvicinano a questo insegnamento attraverso la prof.ssa Carla Langella, docente di Design della materia e Requisiti ambientali per il prodotto industriale presso il Corso di Laurea in Disegno Industriale. Dal 2006 ha fondato e coordina l’Hybrid Design Lab (HDL), laboratorio progettuale della Sun orientato a sperimentare la possibilità di integrare ricerca avanzata, didattica e produzione mediante il design bio-ispirato. Di recente (lo scorso 3 febbraio con replica il 4), la docente ha parlato di biomimetica ai microfoni di Memex, il programma di Rai Cultura in onda su Rai Scuola. Chi meglio di lei, dunque, per accompagnare e far appassionare i ragazzi a questa disciplina. “Gli studenti sono molto affascinati dalla biomimetica, ho tantissimi tesisti”, afferma la docente che spiega le ragione di questo interesse. “Piace soprattutto perché lasciandosi ispirare dalla natura è possibile ottenere prodotti più compatibili con la natura stessa, e gli studenti oggi sono molto sensibili agli aspetti della sostenibilità. La natura propone preziosi modelli di riferimento prima di tutto in termini di sostenibilità ambientale, poiché nessun maestro è più attendibile ed ha più esperienza della biologia nell’illustrare i modi migliori di produrre nel rispetto dei delicati equilibri ecosistemi. La cultura del progetto deve guardare alle logiche con cui la natura gestisce i cicli di vita, dunque la generazione, la crescita, i consumi di materia ed energia, fino alla reintegrazione nei cicli naturali”. 
Si stimola l’attenzione al dettaglio
Biomimetica vuol dire anche attenzione al dettaglio: “A differenza di quando ero più giovane, adesso i ragazzi hanno dei tempi di percezione visiva molto rapidi. Lo studio della natura, soprattutto come lo affronto in aula con l’osservazione degli oggetti della natura al microscopio, obbliga invece i ragazzi a soffermarsi sui dettagli. Questo nell’ambito del design è particolarmente importante, specialmente per quello italiano che basa una delle sue qualità più importanti proprio sul dettaglio”. Fascino ed utilità nell’acquisizione di nuovi strumenti vanno dunque di pari passo in questa materia, che però non si rivela priva di insidie. “Di difficoltà ce ne sono diverse – commenta la Langella – legate essenzialmente al fatto che la formazione del designer, in genere, non prevede esami di biologia e chimica; il designer, pertanto, ha poca propensione a leggere articoli scientifici e quando cerca riferimenti naturali tende a guardare in rete, fermandosi  a delle fonti superficiali”. Nel corso di Bio-Innovation Design, tenuto nell’ambito della Laurea Magistrale in Design per l’Innovazione, il concetto di bioispirazione viene interpretato come ispirazione allo scenario ampio delle bio-scienze, dunque non solo biologia ma anche neuroscienze, biomateriali, psicologia, medicina, ecologia. “Includendo la biologia nel suo più ampio contesto scientifico, gli allievi imparano a studiare i riferimenti naturali con un approccio scientifico, non rischiando di rimanere…
 
Articolo pubblicato sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola (n. 3/2016)
o in versione digitale all'indirizzo: https://www.ateneapoli.it/archivio-giornale/ateneapoli
 
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